La
spesa sanitaria pubblica, che è comunque fortemente penalizzata
dal peso eccessivo della spesa pensionistica, assorbe, in termini di incidenza
sul PIL, quote di PIL inferiori ai nostri competitor Europei quali Germania,
Francia e Svezia con un valore pari al 6,8% .
La crescita di domanda per l'assistenza sanitaria, di fronte a risorse
"scarse", pone un comune dilemma sulla politica da adottarsi
da parte di tutti i Governi. Fino a che punto rispondere alla domanda
crescente ed assorbire la spesa per la salute? Sotto la pressione continua,
rivolta al contenimento dei costi ed all'aumento dell'efficienza e del
livello degli standard dei servizi, gli operatori di politica sanitaria,
tanto in Italia quanto negli altri paesi, hanno introdotto numerosi cambiamenti
per incrementare la performance dei sistemi sanitari.
Purtroppo, nonostante i numerosi interventi tendenti ad una riduzione
della spesa portati avanti negli ultimi anni, non si riescono ad eliminare
alcune "anomalie" del sistema che contribuiscono in maniera
determinante al mancato contenimento della spesa stessa.
Il problema forse è rappresentato dal fatto che, come sopra affermato,
ci si è preoccupati più di ridurre la spesa (razionamento)
anziché portare avanti degli interventi tendenti ad una razionalizzazione
della stessa.
Quindi, appare necessario focalizzare l'attenzione sull'accrescimento
dell'efficienza della spesa sanitaria (OECD, 2004b; Oliver A. et al.,
2005; Maynard A., 2005; Mennini F.S. et al., 2007; Polistena B., 2007)
piuttosto che su di un mero e sterile contenimento della crescita della
spesa sanitaria, che potrebbe risolversi in un indesiderabile disaccordo
tra le aspettative della popolazione e la capacità del sistema
sanitario di fornire assistenza. Prima quindi di proporre modelli e/o
strategie di razionalizzazione risulta necessario e propedeutico analizzare
l'andamento dei vari capitoli di spesa (personale, acquisto beni e servizi,
farmaceutica, etc.) al fine di studiare possibili interventi per il contenimento
della spesa e la loro fattibilità.
Nello specifico, infatti, l'analisi della funzionalità, dei costi
e dell'efficienza delle strutture sanitarie (ASL e AO) sempre più
sta assumendo rilievo fondamentale, soprattutto per effetto del bisogno
di razionalizzare le risorse, "scarse", a disposizione del sistema
stesso. La tendenza, infatti, è quella di ridurre la quota di risorse
destinate ai LEA "Assistenza Ospedaliera" in favore della Territoriale.
Tale obiettivo necessita, però, di liberare risorse per le cure
primarie senza diminuire la funzionalità ospedaliera. Come perseguire
questo obiettivo ambizioso? Soltanto con un recupero reale di efficienza
all'interno delle strutture sanitarie.
Questo documento utilizza una metodologia per il confronto sistematico
delle performance economico-finanziarie delle aziende sanitarie, al fine
di analizzare la variabilità nella spesa sanitaria delle Regioni
a partire dai bilanci presentati dalle Aziende Sanitarie Locali, dalle
Aziende Ospedaliere, dalle Aziende Ospedaliere Universitarie e dagli Istituti
di Ricovero e cura a carattere Scientifico italiani redatti secondo il
Modello CE (Conto Economico) del Ministero del Welfare.
Il conto economico dell'azienda sanitaria rappresenta il documento ufficiale
attraverso il quale i costi e i ricavi di ogni azienda sanitaria vengono
raccolti secondo una metodologia standardizzata permettendo di ottenere
informazioni rispetto al risultato economico aziendale. Il risultato economico
è uno degli elementi per valutare il livello di efficacia delle
aziende sanitarie. La combinazione dei risultati economici e dei parametri
strutturali, di attività e di esito permette di affrontare in maniera
equilibrata il problema della misurazione della performance dell'organizzazione
sanitaria. L'efficacia complessiva di un sistema sanitario è funzione
stretta dell'efficienza (economica) e dell'efficacia che si realizza nell'ambito
delle organizzazioni che erogano i servizi e le prestazioni sanitarie.
La misurazione dell'efficacia a livello "aziendale" appare quindi
il primo passo verso la misurazione dell'efficacia complessiva del sistema.
Il presente lavoro si concentra sull'analisi comparativa di alcune voci
di costo registrate nel modello di Conto Economico (CE) delle Aziende
Ospedaliere (AO) delle Aziende Ospedaliere Universitarie (AOU) e delle
Aziende Sanitarie Locali (ASL) Italiane estratte dalle macro voci relative
ai costi per Beni, Servizi e Personale e relative alla gestione corrente
per servizi accessori delle strutture come, ad esempio, lavanderia, pulizia,
mensa, utenze ecc..
L'intento del lavoro non è quello di offrire una valutazione sulla
congruità delle spese, cosa che implicherebbe una mole di dati
ad oggi non disponibile in modo routinario, ma quello di valutare la variabilità
in alcune voci di costo nelle aziende sanitarie delle diverse Regioni
in relazione a parametri strutturali ed organizzativi quali la popolazione
residente (per le Asl), il numero dei dimessi
DOCUMENTO
Fonte: Farmacista33. 13 febbraio 2009
Continua a scendere la spesa farmaceutica netta a carico del Servizio
sanitario nazionale nei primi 11 mesi del 2008. Nel periodo gennaio-novembre
dello scorso anno si è registrato un calo dell'1,5% rispetto allo
stesso periodo del 2007, con una spesa di 10.423 milioni di euro, pari
a 177,42 euro per ciascun cittadino italiano. A fronte del calo - rende
noto Federfarma - si continua a registrare un sensibile aumento del numero
delle ricette: +5% rispetto agli stessi mesi del 2007. Nei primi undici
mesi del 2008 le ricette sono state oltre 505 milioni, pari a 8,6 ricette
per ciascun cittadino. Le confezioni di medicinali erogate a carico del
SSN sono state oltre 925 milioni, con un aumento di circa il 3,7% rispetto
allo stesso periodo del 2007. Ogni cittadino italiano ha ritirato in farmacia
in media 15,7 confezioni di medicinali, sempre a carico del SSN. Nel mese
di novembre 2008 la spesa ha fatto registrare un calo dell'8,1% rispetto
a novembre 2007. In calo anche il numero delle ricette, -3%, legato essenzialmente
al fatto che il mese di novembre nel 2008 ha avuto un giorno lavorativo
in meno rispetto al 2007. Il fatto che, nonostante l'aumento del numero
delle ricette, nel periodo gennaio-novembre si sia verificato un calo
di spesa è dovuto alla riduzione del valore medio delle ricette
stesse (-6,2%), cioè al fatto che vengano prescritti farmaci di
prezzo mediamente più basso (il prezzo medio è di 12,59
euro, a fronte di 13,12 euro dei primi undici mesi del 2007). L'aumento
del numero delle ricette è generalizzato in tutte le Regioni, mentre
sul fronte dell'andamento della spesa la situazione è diversificata.
Particolarmente evidente la diminuzione in Sicilia (-5%) e nel Lazio (-4,5%),
mentre la spesa aumenta in Puglia e in Piemonte (+3,3%). Dati, spiega
Federfarma, legati a doppio nodo con le diverse misure varate a livello
regionale. Le farmacie continuano a dare un rilevante contributo al contenimento
della spesa, oltre che con la diffusione degli equivalenti e con la tempestiva
fornitura dei dati analitici dei medicinali erogati in regime di SSN,
anche con lo sconto al Servizio sanitario nazionale.
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