Con
l'introduzione sul mercato di farmaci di nuova generazione, frutto della
ricerca e dell'innovazione, è possibile ridurre la spesa sanitaria
nelle più diffuse patologie e al contempo migliorare l'efficacia
della cura, l'aspettativa e la qualità della vita dei pazienti.
E' quanto emerge da due importanti studi sui costi diretti e indiretti
riconducibili alle patologie a maggior consumo di risorse (neoplasie,
Artrite Reumatoide e Sclerosi Multipla), condotti a livello europeo dai
professori Bengt Jonsson e Gisela Kobelt della Stockholm School of
Economics and Karolinska Institutet presentati ieri a Roma nel corso
dell'incontro "Accesso e valore dei nuovi farmaci in Italia",
promosso da Iapg Italian American Pharmaceutical Group, il gruppo
che riunisce le aziende Italiane a capitale Americano.
Secondo i due studiosi prendendo in esame due casi - l'artrite reumatoide
e la sclerosi multipla - l'applicazione di nuovi farmaci biologici potrebbe
permettere una migliore adesione alla terapia da parte del paziente e
una riduzione dei cosiddetti costi indiretti di queste due malattie fortemente
invalidanti. Si calcola, infatti, che nel caso dell'artrite reumatoide
il costo medio per paziente, stimabile in 11.550 euro l'anno, sia cosi'
composto: il 28% per perdita produttiva, il 26% in assistenza informale,
il 10% in costi diretti non medici, a fronte di un 6% legato ai farmaci
biologici di nuova generazione. Stesso discorso per la sclerosi multipla.
Il costo annuale per paziente con sclerosi multipla e' infatti stimabile
in 37.350 euro, il 37% dovuto a perdita produttiva, il 26% ad assistenza
informale, il 10% a costi diretti non medici e il 14%, infine, ai nuovi
farmaci biologici. Da qui, secondo le due ricerche, si evince come l'innovazione
farmaceutica permetta di migliorare l'efficacia clinica della terapia
e, dunque, ridurre i costi diretti e indiretti legati a doppio filo con
la patologia.
Gli studi presentati evidenziano come sia quanto meno imprecisa l'affermazione
secondo la quale nel nostro Paese si spende troppo per i farmaci relativi
a queste patologie. Il tetto della spesa farmaceutica ospedaliera è
fissato dalla Finanziaria 2008 al 2,4% del Fsn. Si tratta di un valore
meramente contabile, e assolutamente inadeguato rispetto alla realtà
attuale e ai trend evolutivi. Infatti si va verso una minore ospedalizzazione
dei pazienti che sempre di più vengono curati con approcci e farmaci
innovativi. In sintesi il futuro del nostro Sistema Sanitario si può
racchiudere nella formula "meno ospedale, più territorio".
Risulta sempre più evidente quindi la necessità di una riprogrammazione
delle risorse, essendo improprio mantenere un tetto di spesa per la farmaceutica,
soprattutto in ospedale.
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