L'industria
biotecnologica italiana è oggi una realtà solida e dinamica,
che continua a crescere nonostante la crisi economica. E' quanto emerge
dall'edizione 2011 del Rapporto sulle Biotecnologie in Italia, curato
da Assobiotec ed Ernst & Young, in collaborazione con Farmindustria
e l'Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE).
Il Rapporto censisce 375 imprese e posiziona l'Italia come il paese europeo
con il tasso di crescita maggiore. In termini di numero di imprese pure
biotech, il nostro Paese è terzo, dopo Germania e Regno Unito.
Si nota una prevalenza di imprese di piccole e piccolissime dimensioni:
ben il 75% del totale è costituito da imprese micro (meno di 10
addetti) o piccole (meno di 50 addetti) e con 221 imprese che hanno nelle
biotecnologie il proprio core business e il contributo fondamentale anche
di imprese medie e grandi che determinano l'87% del fatturato.
Spiccano le aziende dedicate alla cura della salute, ma spingono sempre
di più anche gli altri settori di applicazione: il Rapporto censisce
ben 246 aziende "red biotech" (cura della salute), cui seguono
49 imprese attive nelle biotecnologie agro-alimentari (green), 41 che
si occupano di GPTA (Genomica, Proteomica e Tecnologie Abilitanti), 21
dedicate alle biotecnologie industriali (white) e 79 quelle la cui attività
si esplica in più di un settore di applicazione ("multi core"),
la cui quota vede un aumento particolarmente significativo, passando dal
6% al 21%.
Gli investimenti in R&S sono pari a 1,76 miliardi di Euro, con un
incremento del 2,5% rispetto al 2010 ed un numero stabile di addetti di
oltre 52.000. Il comparto biotecnologico vede crescere notevolmente la
propria capacità di innovare, come dimostrano i 237 prodotti a
scopo terapeutico in sviluppo.
RAPPORTO
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