Mamdani
M, Rochon P, Juurlink D, Anderson G, Kopp A, Naglie G, Austin P, Laupacis
A
Arch Intern Med 2003; 163: 481-486
RIASSUNTO
CONTESTO Recentemente è emersa la questione sulla sicurezza
cardiovascolare degli inibitori selettivi della ciclossigenasi-2 (COX-2)
e sul possibile effetto cardioprotettivo del naproxene sodico. Gli autori
di questo lavoro hanno confrontato le percentuali di infarto miocardico
(IM) in soggetti anziani trattati con inibitori selettivi della cicloossigenasi-2,
o con naproxene, o con antinfiammatori non steroidei (FANS) non selettivi
e diversi dal naproxene.
METODI E' stato condotto uno studio retrospettivo di coorte, basata
sulla popolazione, usando dati amministrativi sulla salute pubblica dell'Ontario,
Canada, dal 1 aprile al 31 maggio 2001. Sono state individuate delle coorti
di soggetti mai sottoposti ad una terapia con FANS di età >66
anni i quali hanno iniziato un trattamento con celecoxib (n=15.271), rofecoxib
(n=12.156), naproxene (n=5.669), o FANS non selettivi diversi dal naproxene
(n=33.868), e di conseguenza è stata selezionata in modo randomizzato
una coorte controllo, di soggetti mai esposti a queste classi di FANS
(n=100.000).
RISULTATI Il modello di rischio multivariato utilizzato per l'analisi
statistica, non ha evidenziato nei soggetti differenze significative nel
rischio di infarto miocardico acuto, rispetto ai controlli, in seguito
ai nuovi utilizzi clinici di celecoxib (rischio relativo corretto [RR]
0,9 95% Intervallo di Confidenza [IC] 0,7 - 1,2), di rofecoxib ([RR] 1,0
95% [IC] 0,8 - 1,4), di naproxene ([RR] 1,0 95% [IC] 0,6 - 1,7) o di FANS
non selettivi diversi dal naproxene ([RR] 1,2 95% [IC] 0,9 - 1,4).
CONCLUSIONI I risultati di questo studio osservazionale non evidenziano
un aumento a breve termine del rischio di infarto miocardico acuto tra
i soggetti che assumono inibitori selettivi della cicloossigenasi-2 secondo
schemi terapeutici adottati. I dati non supportano neppure una riduzione
del rischio a breve termine di IMA in seguito a trattamento con naproxene.
COMMENTO
Fin dalla loro recente introduzione gli inibitori selettivi della ciclossigenasi-2
(COX-2) rappresentano una delle classi di farmaci più largamente
prescritte nel soggetto anziano. Tuttavia, la sicurezza cardiovascolare
di questi agenti chemioterapici è stata recentemente messa in discussione.
Una sottoanalisi dello studio VIGOR (Vioxx Gastrointestinal Outcomes Research)
ha dimostrato un aumento significativo del rischio di infarto miocardico
acuto (IMA) nei soggetti trattati con rofecoxib, rispetto a quelli trattati
con naproxene. Tuttavia l'assenza di un gruppo placebo e la bassa percentuale
di eventi registrati rende difficile l'interpretazione di questi risultati.
Probabili spiegazioni possono essere un aumento del rischio di IMA per
rofecoxib, un effetto cardioprotettivo del naproxene, o entrambe.
Una analisi sistematica di 23 trial randomizzati che studiano gli effetti
di rofecoxib in rapporto a quelli di farmaci antinfiammatori non steroidei
(FANS) non selettivi, diversi da naproxene e dal placebo, ha mostrato
un livello non aumentato di rischio di eventi trombotici cardiovascolari
nel caso di rofecoxib, quando confrontato con i FANS non selettivi diversi
da naproxene, ma ha evidenziato un aumento significativo del rischio quando
il farmaco è stato confrontato con naproxene.
In questo lavoro gli autori hanno esaminato l'incidenza di IMA in più
di 70.000 soggetti anziani trattati per la prima volta con inibitori della
COX-2, o con naproxene, o con FANS non selettivi diversi da naproxene,
rispetto a soggetti controllo.
Questo studio ha ottenuto due risultati principali, importanti sia per
i medici che per i pazienti. Primo, non sembra esserci un aumento del
rischio a breve termine di IMA tra i soggetti trattati con celecoxib o
con rofecoxib, come vengono usati comunemente nella pratica clinica, rispetto
alla popolazione che generalmente non assume FANS. Secondo, naproxene
non sembra ridurre significativamente il rischio, a breve termine, di
IMA.
Questi risultati sono in netto contrasto con le evidenze emerse dalla
sottoanalisi dello studio VIGOR. Gli autori ipotizzano che l'effetto negativo
prodotto dagli inibitori della COX-2 sull'incidenza di IMA osservato nel
trial non possa essere esteso all'uso di questi farmaci ai dosaggi più
bassi che sono normalmente utilizzati nella pratica clinica.
Sebbene gli inibitori selettivi della COX-2 interferiscano con la sintesi
di prostaciclina vascolare e non blocchino la sintesi di trombossano A2,
diversamente dai FANS non selettivi, le implicazioni cliniche di tale
effetto sono ancora ampiamente sconosciute. Da precedenti studi randomizzati
è emerso che naproxene inibisce la produzione di trombossano e
riduce l'aggregazione piastrinica in modo maggiore rispetto agli altri
FANS non selettivi. Tuttavia, le conseguenze cliniche di questi effetti
sono tuttora sconosciute. Tre studi caso-controllo hanno recentemente
dimostrato l'azione cardioprotettiva del naproxene in contrasto con un
altro studio caso-controllo che invece non ha rilevato tale effetto del
farmaco. Tutto ciò rende di conseguenza difficile poter sostenere
la validità dei risultati di questo lavoro.
In conclusione gli autori del lavoro non hanno osservato un aumento significativo
del rischio di IMA tra i soggetti che assumono celecoxib o rofecoxib,
e neppure un effetto protettivo significativo di naproxene, ai dosaggi
normalmente usati nella pratica clinica.
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