SERUM RETINOL LEVELS AND THE RISK OF FRACTURE


Michaelsson Karl, Lithell Hans, Vessby Beng, and Melhus Hakan
New England Journal of Medicine 2003; 348:287-294


RIASSUNTO

CONTESTO Sebbene studi sugli animali e studi epidemiologici abbiano evidenziato che l'assunzione di alte dosi di vitamina A comporti un aumento della fragilità delle ossa, fino ad ora nessun marker biologico, prodotto del metabolismo della vitamina A, è stato utilizzato per stimare il rischio di fratture negli uomini.
METODI In uno studio di coorte, longitudinale, sono stati arruolati 2322 uomini, di età compresa tra i 49 e i 51 anni. I livelli ematici di retinolo e di beta-carotene sono stati analizzati nei campioni di sangue raccolti al momento dell'arruolamento. Fratture ossee sono state documentate in 266 uomini nell'arco dei 30 anni di follow-up. Il rischio di fratture connesso ai livelli serici di retinolo è stato calcolato mediante l'analisi di regressione con il modello di Cox.
RISULTATI Il rischio di fratture è risultato più elevato tra gli uomini con più alti valori serici di retinolo. L'analisi multivariata del rischio nel quintile più alto per il retinolo (>75,62 mg/dL [2,64 mmol/litro]), confrontato con il quintile centrale (da 62,16 a 67,60 mg/dL [da 2,17 a 2,36 mmol/litro]) ha evidenziato che il rapporto era 1,64 (IC 95%, 1,12 - 2,41) nel caso di nessuna frattura e 2,47 (IC 95%, 1,15 - 5,28) nel caso di frattura dell'anca. Gli uomini con livelli di retinolo compresi nel 99esimo percentile (>103,12 mg/dL [3,60 mmol/litro]) presentavano un rischio globale superiore di sette volte quello dei soggetti con livelli più bassi (p<0,001). I valori ematici di beta carotene non sono risultati essere associati ad una variazione del rischio.

COMMENTO

La vitamina A ad alte dosi induce riassorbimento osseo e ne inibisce la formazione. Tali effetti sono dimostrati sia da esperimenti in vitro che dalla comparsa di fratture spontanee nell'ambito di studi condotti sugli animali. In aggiunta, un'eccessiva assunzione di vitamina A, attraverso la dieta, aumenta il rischio di comparsa di deformità scheletriche nel feto.
Ci sono sostanziali differenze tra stati in termini di quantità media di vitamina A assunta attraverso l'alimentazione. In uno studio riguardante le abitudini alimentari in Europa, l'apporto di questa vitamina tra la popolazione scandinava risultava fino a sei volte più alto rispetto a quello degli Stati del sud d'Europa. Il rischio di una frattura dell'anca in un uomo svedese è all'incirca il doppio rispetto a quello di una donna inglese o olandese, osservazione questa che però non può certamente essere spiegata solo da stili differenti di vita, fattori genetici, clima o longevità.
Tre report, uno europeo e due statunitensi, hanno evidenziato un aumento nella predisposizione verso le fratture e una ridotta densità ossea nel caso di donne con un alto apporto dietetico di vitamina A, mentre un altro lavoro ha rilevato un aumento della degenerazione ossea anche nel caso di ridotte dosi assunte.
Gli autori di questo lavoro hanno utilizzato i dati di uno studio di coorte, longitudinale, basato sulla popolazione, per stimare la relazione tra i valori di retinolo e il rischio di fratture negli uomini, giungendo alla considerazione che valori superiori a 86 mg/dL (3 mmol/L) possono provocare un aumento del rischio di fratture, tenendo presente che i livelli standard rientrano in un range compreso tra 20,1 e 80,2 mg/dL (da 0,7 a 2,8 mmol/L). Il valore medio di retinolo riscontrato nello studio (64,74 mg/dL) è simile al valore medio individuato in soggetti della stessa età inclusi in un ampio trial recentemente condotto negli Stati Uniti (63,02 mg/dL [2,20mmol/L ]).
Le fonti principali di retinoidi sono rappresentate da pesce, fegato e latticini, insieme agli alimenti arricchiti (nel caso della Svezia parliamo di margarina e prodotti caseari a basso contenuto di grassi). Anche una piccola percentuale di carotenoidi derivante da frutta e verdura viene convertita in retinolo.
La vitamina A viene assorbita dall'intestino e trasportata al fegato dai chilomicroni. Qui viene immagazzinata sottoforma di esteri del retinolo, veicolato ai tessuti come retinolo legato ad una proteina di trasporto, rilasciato poi nelle cellule-bersaglio come acido retinoico. Questo, per esplicare la sua azione, deve successivamente legarsi a recettori specifici di membrana che sono stati individuati a livello degli osteoblasti e degli osteoclasti. L'acido retinoico sopprime l'attività degli osteoblasti e stimola, in vitro, la formazione degli osteoclasti.
I livelli di retinolo sono stati correlati positivamente a età, peso, lipidi plasmatici, stato socioeconomico e funzionalità renale e negativamente a fumo, alcool, infezioni e malattia epatica cronica. Fatta eccezione per i lipidi plasmatici e le infezioni, tutti gli altri fattori influenzano la predisposizione alle fratture.
I risultati di questo studio suggeriscono quindi la possibilità che uno stato subclinico di ipervitaminosi A possa accrescere il rischio di fratture ossee.