PROSPECTIVE STUDY OF SUDDEN CARDIAC DEATH AMONG WOMEN IN THE UNITED STATES


Albert CM, Chae CU, Grodstein F et al.
Circulation 2003; 117:2096-2101

Una nuova analisi, condotta nell'ambito del Nurses' Health Study, suggerisce che la maggior parte delle donne decedute per morte cardiaca improvvisa (SCD) non aveva una storia precedente di malattia cardiaca, ma ad un esame più approfondito, quasi tutte risultavano avere almeno un fattore di rischio. Il meccanismo principale della SCD tra le donne presenti in questo database è stato l'aritmia. Poiché la maggior parte delle SCD si verifica tra donne senza problemi cardiaci noti, l'attenzione sanitaria deve essere indirizzata verso questa popolazione, apparentemente sana.
Tuttavia, come visto in precedenza negli uomini, nessun fattore di rischio singolo è in grado di prevedere con sufficiente accuratezza la morte improvvisa nelle donne. E' necessario quindi continuare a ricercare nuovi modi per identificare ed per intervenire con più efficacia e sicurezza al fine di modificare il rischio di SCD, incoraggiando la riduzione dei fattori di rischio nelle popolazioni "sane".

La SCD è più comune negli uomini che nelle donne (incidenza del 30% nelle donne rispetto e quella osservata negli uomini). Di conseguenza le donne sono sottorappresentate negli studi di questo evento. Sebbene si assuma che la patofisiologia ed i fattori di rischio per la SCD nelle donne siano gli stessi che nell'uomo, i dati disponibili, seppur limitati, suggeriscono alcune differenze fra i due sessi.
Negli uomini, la SCD è principalmente dovuta ad aritmia, mentre nelle donne non sono disponibili dati sull'eziologia. Alcuni studi hanno mostrato che le donne con SCD hanno una probabilità minore, rispetto agli uomini, di avere una storia pregressa di malattia cardiaca. A sottolineare la mancanza di dati nelle donne è anche il fatto che la diminuzione dell'incidenza di SCD osservata negli uomini non è stata riscontrata nelle donne. Infatti tra il 1989 ed il 1998 l'incidenza di SCD nelle donne di età compresa tra i 35 ed i 44 anni è aumentata del 21%.
In questo studio sono stati utilizzati i dati del Nurses' Health Study, uno studio prospettico di coorte che ha seguito per più di 20 anni 121.701 donne di età compresa tra i 30 ed i 55 anni senza malattie cardiache all'arruolamento. Dal 1976 al 1998 si sono verificate 244 SCD, definite come morte occorsa entro un'ora dall'insorgenza dei sintomi. Il rischio di SCD aumentava con l'età, ma la percentuale di queste morti diminuiva nel tempo; ad es. SCD era la causa di morte in più del 50% delle donne con meno di 50 anni, ma era responsabile per meno del 25% delle morti cardiache nelle donne ultra-settantenni. Delle donne che sono morte improvvisamente, il 69% non aveva una storia pregressa di malattia cardiaca e solo il 10% aveva avuto un qualunque sintomo di sindrome coronarica acuta la settimana precedente l'evento fatale. Dati simili sono stati ottenuti nella coorte di Framingham.
Comunque il 94% di queste donne aveva riportato la presenza di almeno un fattore di rischio cardiaco. Ipertensione, diabete ed in particolare fumo conferivano i livelli più alti di rischio; le donne che fumavano più di 25 sigarette al giorno avevano un rischio quadruplo, della stessa entità di quello derivante dall'avere una storia pregressa di infarto miocardio.

Fattori di rischio
Rischio relativo multivariato (RR)
IC 95%
p
Diabete
2,93
2,13-4,04
<0,001
Ipertensione
2,49
1,87-3,32
<0,001
Fumo

15-24 sig/die
2,40
1,55-3,72
<0,001
>25 sig/die
4,13
2,69-6,33
<0,001

Altri fattori, tra cui una storia familiare per IM prima, ma non dopo, i 60 anni e l'obesità erano associati significativamente ad un moderato rischio di SCD (RR nell'ordine di 1,6). In questa coorte l'ipercolesterolemia non era associata ad un rischio aumentato di SCD, ma è possibile che alcune donne fossero in terapia ipolipemizzante. Infatti una grande mole di dati ha già dimostrato che il colesterolo è un importante fattore di rischio anche nelle donne.
In termini di meccanismi, l'88% delle morti occorse entro l'ora dall'insorgenza dei sintomi è stato classificato come aritmico, e nell'81% dei casi in cui era documentato un ritmo, la fibrillazione ventricolare o la tachicardia ventricolare erano responsabili per il 76% degli eventi fatali.
Poiché i fattori di rischio coronarici sono associati al rischio di SCD, è ipotizzabile che la maggior parte delle pazienti avesse in effetti una malattia coronaria (CHD) precedente, ma in forma sub-clinica. Studi autoptici condotti negli uomini hanno confermato questa ipotesi per la maggior parte dei pazienti, tuttavia studi simili nelle donne hanno avuto risultati divergenti; uno di questi ha evidenziato che meno del 50% delle donne morte per SCD avevano una CHD in atto, un altro 40% soffriva di altre patologie cardiache, mentre il 10% circa non aveva apparenti problemi strutturali al cuore.
Diventa quindi indispensabile un intervento per modificare i fattori di rischio noti e la ricerca di nuovi indicatori di rischio; ad es. fattori genetici e biomarker potrebbero aiutare ad identificare le donne a rischio. Dovrebbe inoltre essere studiata nelle donne l'efficacia di un aumentato consumo di acidi grassi omega-3, che si sono dimostrati in grado di prevenire la fibrillazione ventricolare negli uomini con malattia ischemica.