RISK OF CARDIOVASCULAR DISEASE-RELATED AND ALL-CAUSE DEATH
ACCORDING TO SERUM CONCENTRATION OF ENTEROLACTONE
Kuopio Ischaemic Heart Disease Risk Factor Study


Vanharanta M, Voutilainen S, Rissanen TH, adlercreutz H, Salonen JT
Arch Intern Med 2003; 163:1099-1104

RIASSUNTO
CONTESTO L'enterolattone è un composto di origine naturale al quale è stata riconosciuta la capacità di ridurre il rischio di eventi coronarici acuti e di cancro. Numerosi studi hanno evidenziato che la concentrazione serica di enterolattone può avere un ruolo come biomarker di una dieta ricca in fibre e vegetali. A causa della sua struttura fenolica, l'enterolattone e i suoi precursori naturali, convertiti in enterolattone dalla flora batterica intestinale, risultano essere potenziali antiossidanti.
METODI Le correlazioni tra livelli ematici di enterolattone e rischio di malattia cardiaca (CHD), cardiovascolare (CVD) e di morte per tutte le cause sono state valutate nel Kuopio Ischaemic Heart Disease Risk Factor Study, uno studio prospettico di popolazione, svolto su una coorte di finlandesi di età media e di sesso maschile. La concentrazione serica di enterolattone e i fattori di rischio cardiovascolari sono stati stimati in 1889 uomini di età compresa tra i 42 i 60 anni. Durante un follow-up medio di 12,2 anni sono stati registrati 70 decessi per CHD, 103 per CVD e 242 morti per tutte le cause tra i soggetti senza storia precedente di CVD.
RISULTATI L'analisi multivariata ha evidenziato relazioni significative tra livelli serici di enterolattone e riduzione del rischio di morte per CHD e CVD, ma non di morte per altre cause. In particolare all'analisi con il modello di Cox, dopo correzione per i più importanti fattori confondenti, il rischio di morte per CHD (p=0,03) e per CVD (p=0,04) diminuiva linearmente attraverso i quartili di concentrazione serica di enterolattone.
CONCLUSIONI I dati di questo studio suggeriscono che alti livelli serici di enterolattone risultano associati ad una ridotta mortalità per CHD e CVD in una popolazione di finlandesi di età media. Questi risultati supportano ulteriormente l'evidenza dell'importanza di un alimentazione ricca in cereali, frutta e verdura nella prevenzione di una morte prematura per CVD.

COMMENTO
Sono in aumento le evidenze, derivate da numerosi studi prospettici, che confermano come una dieta ricca in frutta, verdura e cereali possa ridurre il rischio di morbilità e di mortalità per eventi cardiovascolari (CVD). Questo tipo di alimentazione, considerata protettiva nei confronti di CVD, risulta anche essere contemporaneamente ricca in polifenoli. I polifenoli rappresentano un gruppo di composti abbastanza diversi tra di loro, e le loro differenze strutturali influenzano le relative caratteristiche biologiche, come la biodisponibilità, il metabolismo, l'attività antiossidante e le interazioni con i recettori cellulari e con gli enzimi.
Nella dieta, l'apporto di polifenoli è legato soprattutto all'assunzione di cereali, frutta e verdura; una volta introdotti nell'organismo, vengono convertiti in enterolattone dalla flora batterica intestinale.
Da questo studio è emerso che un'alta concentrazione ematica di enterolattone risulta associata ad una riduzione del rischio di eventi coronarici acuti. Infatti, per analizzare il ruolo di questo composto fenolico nella prevenzione di CVD, gli autori di questo lavoro hanno studiato la relazione tra livelli ematici di enterolattone e mortalità per malattia cardiaca (CHD), per malattia cardiovascolare (CVD) e per tutte le cause, prendendo in considerazione il follow-up prospettico del Kuopio Ischaemic Heart Disease Risk Factor Study che ha coinvolto 1889 uomini finlandesi senza storia pregressa di CVD. Questo studio era stato inizialmente disegnato per valutare i fattori di rischio per CVD, aterosclerosi ed eventi correlati in un campione di soggetti selezionati in modo randomizzato tra la popolazione finlandese maschile di età compresa tra i 42 e i 60 anni. I dati sono stati raccolti nell'intervallo di tempo compreso tra marzo 1984 e dicembre 1989.
La concentrazione ematica media di enterolattone dei partecipanti allo studio era di 17,1 nmol/L (deviazione standard [SD] 14,0 nmol/L). Uomini con valori alti di enterolattone risultavano meno frequentemente obesi, ipertesi e/o fumatori. Consumavano meno bevande alcoliche e più frutta, bacche e cereali; di conseguenza il loro apporto di vitamine idrosolubili era maggiore rispetto a quello dei soggetti con livelli più bassi di enterolattone.
Durante il follow-up di 12,2 anni si sono verificate 70 morti per CHD, 103 per CVD e 242 per tutte le cause. E' emersa una associazione tra bassa concentrazione serica di enterolattone e aumento del rischio di mortalità per CHD e per CVD. Quando l'analisi veniva corretta per età, anno di visita e anno di dosaggo del composto, si osservava una riduzione del rischio del 17% e del 13% nella mortalità per CHD (95% Intervallo di confidenza [IC] 0,69-0,99) e per CVD (95% IC 0,75-1,00) rispettivamente per ogni 10 nmol/L di concentrazione serica del polifenolo. Questo trend, osservabile nei quartili dei livelli ematici di enterolattone, rimaneva significativo dopo correzione per diabete mellito, ipertensione, eliminazione per via urinaria di metaboliti della nicotina, indice di massa corporea (IMC), consumo di alcool e livelli di colesterolo HDL e LDL, e anche dopo correzione per i fattori legati alla dieta, come l'apporto di vitamine C ed E, di folati, fibre e acidi grassi saturi. In questo modello multivariato, uomini con alti livelli ematici di enterolattone (> 23,9 nmol/L) presentavano una riduzione significativa del rischio di morte per CHD del 56% e per CVD del 45%.
Inoltre il consumo di alcol è stato correlato negativamente ai livelli ematici di enterolattone. Ci sono numerose evidenze che suggeriscono come l'assunzione cronica di alcol altera il tempo di transito del cibo nell'intestino e induce una eccessiva proliferazione della flora batterica nel piccolo intestino e questo potrebbe contribuire ad indurre lo stato diarroico associato all'eccessiva assunzione di alcolici. Inoltre la flora batterica potrebbe venire danneggiata perché l'alcool assunto oralmente aumenta i livelli di etanolo nell'intestino portandoli allo stesso valore di quello presente nel sangue. Ancora, l'etanolo presente nel grande intestino, viene ossidato dalle alcol-deidrogenasi della flora batterica, portando ad un accumulo di acetaldeide tossica nel colon. Quindi si potrebbe ipotizzare che gli effetti dell'abuso di alcol sulla flora batterica intestinale e sul tempo di transito del cibo nell'intestino si traducono in una diminuzione nella produzione di enterolattone. Ciò potrebbe quindi spiegare l'associazione inversa osservata in questo studio.
In conclusione, i dati presentati suggeriscono che un'alta concentrazione di enterolattone ematico può avere un effetto protettivo nei confronti di una morte prematura per CHD e per CVD. Questi risultati supportano l'ipotesi che i polifenoli presenti in diete ricche di fibre possono essere importanti per la prevenzione di CVD. La flora batterica intestinale, essenziale per la sintesi di enterolattone, può avere un ruolo importante, non ancora chiarito completamente, nella protezione da CVD.