Shahar
E, Chambless L.E, Rosamond W.D, Boland L.L, Ballantyne C.M, McGovern P.G, Sharrett
A.R. Stroke 2003; 34:623-63
RIASSUNTO CONTESTO
e OBIETTIVI Il ruolo dei lipidi circolanti e delle lipoproteine nella patogenesi
dell'ictus ischemico è ancora sconosciuto nonostante tre decenni di ricerca.
Gli autori di questo lavoro hanno esaminato la questione in una ampia coorte di
popolazione. METODI Tra il 1987 e il 1989, 14.175 soggetti, uomini e
donne di età media, senza malattie cardiovascolari clinicamente evidenti,
sono stati coinvolti nel primo studio di coorte sul rischio aterosclerotico nella
comunità (Atherosclerosis Risk In Communities). Al basale sono stati misurati
i livelli plasmatici di colesterolo LDL, colesterolo HDL, apolipoproteina B, apolipoprpteina
A-1, trigliceridi e numerosi fattori di rischio per le patologie cardiovascolari
(CV). La coorte è stata seguita per gli end point delle malattie CV. RISULTATI
Dopo un follow up medio di 10 anni (142.704 anni-persona a rischio), i ricercatori
hanno documentato la presenza di ictus ischemico clinico in 305 soggetti coinvolti
nello studio (161 uomini e 144 donne). Dopo aggiustamento multivariato per i fattori
di rischio per l'ictus, le analisi di regressione condotte sull'intero campione,
come anche quelle solo sugli uomini, hanno rivelato associazioni deboli e poco
consistenti tra ictus ischemico e ciascuno dei cinque parametri lipidici. Tra
le donne, i dati più importanti sono rappresentati da una diminuzione del
rischio di ictus ischemico in corrispondenza della parte sopra la media della
curva dei valori di distribuzione del colesterolo HDL e un aumento nella parte
bassa nel caso della curva di distribuzione dei triglicerici. CONCLUSIONI
La relazione tra colesterolo circolante e ictus ischemico non corrisponde a quella
ben documentata tra colesterolo e malattia coronarica. In entrambi i casi, la
patogenesi di una parte considerevole dell'ictus ischemico non coinvolge i classici
meccanismi aterosclerotici, né l'effetto dei lipidi plasmatici sull'aterogenesi
risulta sostanzialmente differente nei vasi intracraniali. COMMENTO L'aterosclerosi
colpisce numerosi vasi sanguigni, divenendo responsabile di quasi tutte le coronaropatie
e di una buona parte di ictus ischemici. Sebbene il ruolo delle sotto-frazioni
del colesterolo nelle sindromi coronariche acute sia ben noto, non è stato
ancora chiarito se il profilo lipidico abbia un ruolo eziologico rilevante nell'ictus
ischemico. Tre decenni di ricerca su questo argomento hanno prodotto risultati
fondamentalmente inconsistenti e hanno generato punti di vista nettamente opposti
sull'importanza del colesterolo circolante nell'ictus ischemico. Una parte della
controversia può essere attribuita al fatto che molti studi precedenti
non hanno considerato end point come l'ictus ischemico incidente, ma piuttosto
fenomeni quali l'ictus fatale o una combinazione di ictus ischemico e ictus emorragico,
due entità patofisiologiche nettamente distinte. Alcuni lavori mancano
di dati sulle sotto-frazioni del colesterolo, oppure si affidano alle misurazioni
del profilo lipidico post-ictus. In questo lavoro gli autori hanno riportato
i risultati di un ampio studio di coorte prospettico sull'ictus ischemico incidente,
in relazione alle numerose componenti del profilo lipidico plasmatico, misurate
al momento dell'arruolamento. Lo studio ARIC (Atherosclerosis Risk In Communities)
ha coinvolto, tra il 1987 e il 1989, soggetti di quattro Stati americani, di età
compresa tra i 45 e i 64 anni. Le misurazioni al basale hanno interessato i fattori
di rischio cardiaci inclusi i 5 più importanti lipidi plasmatici: colesterolo
HDL (HDL-C), colesterolo LDL (LDL-C), apolipoproteina A-1 (apoA-1), apolipoproteina
B (apoB) e trigliceridi. Escludendo i pazienti con malattia cardiovascolare, ictus
ed i soggetti in terapia con farmaci ipolipemizzanti, lo studio ha coinvolto alla
fine 14.175 soggetti (6.1136 uomini e 8.1568 donne). Durante un follow-up medio
di 10 anni, è stato diagnosticato un ictus ischemico in 161 uomini e 144
donne. I cinque parametri considerati presentavano, tra gli uomini, i seguenti
valori medi: LDL-C 3,54 mmol/L (2,93-4,18); apoB 0,92 g/L (0,75-1,11); HDL-C 1,10
mmol/L (0,92-1,32); apoA-1 1,20 g/L (1,041,37); trigliceridi 1,31 mmol/L (0,93-1,86).
I corrispondenti valori nelle donne risultavano essere: LDL-C 3,40 mmol/L (2,78-4,11);
apoB 0,87 g/L (0,70-1,07); HDL-C 1,44 mmol/L (1,17-1,74); apoA-1 1,40 g/L (1,21-1,61);
trigliceridi 1,15 mmol/L (0,84-1,63). Tra gli uomini è emerso un debole
e inconsistente legame tra i livelli plasmatici dei parametri lipidici e il rischio
di ictus ischemico, mentre nel caso delle donne, di età compresa tra i
55 e i 74 anni, sembra ci sia un apparente e modesto incremento del rischio di
ictus ischemico se i livelli di LDL-C e di apoB cadono nel quartile più
alto, mentre si è osservata una leggera diminuzione nel caso in cui i livelli
di HDL-C si trovano nel quartile più alto. Rispetto poi alle diverse concentrazioni
plasmatiche di apoA-1, il rischio di ictus ischemico si dimostra essere relativamente
stabile. Il rischio aumenta invece, anche se in modo modesto, attraverso i quartili
dei trigliceridi. Era stato in precedenza ipotizzato che il colesterolo circolante
avesse un ruolo eziologico importante nell'ictus ischemico, molto più che
nelle sindromi coronariche. Con sorpresa, né da questo studio, né
da precedenti ricerche sono emersi dati evidenti in grado di avvalorare questa
possibile associazione. Anzi si è osservato un netto contrasto tra l'effetto
del profilo lipidico plasmatico sulla malattia coronarica e sull'ictus ischemico. Gli
autori si sono allora chiesti come sia possibile conciliare i risultati di questo
e di altri lavori con il ruolo ben noto e documentato dell'aterosclerosi carotidea
nell'ictus ischemico, con la forte associazione del profilo lipidico con l'ispessimento
e la comparsa di placche a livello dell'intima media carotidea, e con i benefici
dimostrati delle statine nella prevenzione dell'ictus. Essi suggeriscono diverse
possibili spiegazioni: · Nonostante la notevole somiglianza morfologica
delle placche aterosclerotiche nei differenti letti vascolari, l'aterogenesi nelle
arterie intracraniali, soprattutto nelle arterie più piccole e nelle arteriose,
potrebbe essere diversa dall'aterogenesi nelle arterie coronariche. Le condizioni
emodinamiche, che sembrano avere un ruolo nel processo aterogenetico, potrebbero
modificare gli effetti dei lipidi circolanti nei diversi letti vascolari. ·
Il contributo dell'aterosclerosi carotidea all'ictus ischemico può essere
stato sovrastimato. In alcuni casi di ictus, la presenza di una placca carotidea
documentata potrebbe anche non rappresentare la lesione responsabile del danno
ischemico. · L'ictus ischemico nella coorte dello studio ARIC è
stato collegato ad anormalità microvascolari retiniche, patologia non correlata
ai livelli di colesterolo plasmatico e che risulta ben distinta dall'aterosclerosi.
· Non è ancora del tutto sicuro che i benefici delle statine
nella malattia coronarica o nell'ictus siano dovuti esclusivamente agli effetti
noti di questa classe di farmaci sul profilo lipidico. I livelli dei lipidi circolanti
potrebbero avere un ruolo più importante in quegli ictus ischemici che
sono la conseguenza della comparsa di aterosclerosi delle arterie più grosse,
ma, al momento, una classificazione dell'evento in base alla dimensione del vaso
occluso rappresenta una sorta di sfida. Quindi, o la patogenesi di una parte
sostanziale di ictus ischemici non coinvolge i classici meccanismi aterosclerotici,
oppure l'effetto dei lipidi plasmatici sul processo aterogenico risulta sostanzialmente
differente a livello dei vasi intracraniali. Futuri studi su questo argomento
dovrebbero tenere in considerazione la possibile eterogeneità delle correlazioni,
distinte per sesso e per sottotipo di ictus, e dovrebbero esaminare in modo accurato
le funzioni dose-risposta. |