Shlomi
M, Dov F, Sela BA et al. Arch Intern Med 2003; 163:1933-1937
Negli
ultimi decenni l'iperomocisteinemia è stata riconosciuta come fattore di
rischio primario per gli eventi coronarici e/o la mortalità cardiovascolare.
Più recentemente è stato dimostrato che è un predittore indipendente
di mortalità a lungo termine nei pazienti con malattia cardiaca documentata
all'angiografia (CAD) e ristenosi dopo angioplastica. Nei pazienti con sindrome
coronarica acuta livelli elevati di omocisteina sono associati ad ipercoagulabilità
e aumentata aggregazione piastrinica. Non ci sono dati sufficienti riguardo l'associazione
con gli esiti in questi stessi pazienti. I livelli di omocisteina sono stati
determinati entro 24 ore dall'insorgenza di miocardio acuto in 157 pazienti, che
sono stati assegnati a due gruppi sulla base dei livelli di omocisteinemia: 1.
livelli <2,7 mg/dL (n=135 [86%]; 2. livelli >27 mg/dL (n=22 [14%]). I
pazienti diabetici e di sesso femminile avevano livelli di omocisteina significativamente
più bassi rispetto ai pazienti non diabetici (p=0,005) e di sesso maschile
(p<0,01) rispettivamente, senza alcuna correlazione con l'età o altri
fattori di rischio. I pazienti dei due gruppi non mostravano differenze nell'estensione
della malattia cardiaca, valutata come prevalenza di più vasi coinvolti
(61% vs 54%, p=0,87) e come decorso ospedaliero. Tuttavia nel corso di un periodo
medio di follow-up di 30+10 mesi i pazienti del gruppo 2 avevano un'incidenza
più elevata di recidive di eventi coronarici (18% vs 5%; p <0,05). Questa
evidenza veniva confermata anche dopo correzione per potenziali confondenti all'analisi
multivariata (odds ratio 3,8; intervallo di confidenza al 95% 1,3-11,0). Quindi
i risultati di questo studio evidenziano che un'elevata omocisteinemia è
associata ad una prognosi peggiore dopo l'occorrenza di infarto miocardio acuto,
indipendentemente dalla gravità dell'evento. Sebbene la forza di questa
evidenza sia limitata dal numero piccolo del campione, dalla scelta arbitraria
del cut off di omocisteina per la classificazione dei pazienti e dal fatto che
solo il 70% dei pazienti è stato cateterizzato, questo studio aggiunge
informazioni sul ruolo dell'omocisteina nella malattia cardiaca. |