NELLE DONNE ESISTE UNA CORRELAZIONE TRA PRESTAZIONE FISICA E RISCHIO DI MORTE

EXERCISE CAPACITY AND THE RISK OF DEATH IN WOMEN: THE ST JAMES WOMEN TAKE HEART PROJECT
Gulati M, Pandey DK, Arnsdorf MF,
Circulation 2003; 108:1554-1559

La malattia cardiovascolare può essere considerata la principale causa di morte fra le donne, essendo infatti responsabile di più della metà dei decessi femminili. Tuttavia le donne risultano sottorappresentate in molti studi sulla malattia cardiovascolare, fatta eccezione per lo studio WTH (ST James Women Take Heart Project) che ha coinvolto 5.721 donne di età >35 anni senza alcun sintomo di malattia coronarica.
Lo studio è iniziato nel maggio 1992 e il follow-up si è protratto fino alla fine del 2000. L'end point primario era rappresentato dalla mortalità per tutte le cause. Le informazioni raccolte al basale comprendevano storia medica e familiare, caratteristiche demografiche, esami fisici, ed elettrocardiogramma sotto sforzo limitato dal sintomo, secondo il protocollo Bruce. La prestazione fisica è stata espressa in unità di equivalenti metabolici (MET). Il sangue, raccolto non a digiuno, è stato analizzato al basale.
L'età media delle partecipanti all'ingresso nello studio era di 52+11 anni e durante il periodo di follow-up il 3,2% dei soggetti (n=180) è deceduto. In base al Framingham Risk Score (FRS), gli hazard ratio (con Intervallo di Confidenza [IC] al 95%) di morte associata a livelli di MET distinti in: <5, da 5 a 8, e >8 erano 3,1 (2-4,7), 1,9 (1,3-2,9), e 1, rispettivamente. Il rischio di mortalità corretto per il FRS diminuiva del 17% per ogni aumento di equivalenti metabolici. Similmente, per ogni unità di crescita nel FRS, il rischio di morte saliva fino al 9%.
La capacità media di esercizio ottenuta dalle donne che sono poi decedute era significativamente più bassa rispetto a quelle rimaste in vita (6,2+2,5 MET vs 8+2,7 MET; p<0,0001). Solamente il 22% delle decedute nel corso del follow-up aveva raggiunto la categoria più alta di esercizio (>8 MET) confrontate con il 50% di quelle sopravvissute (p<0,001).
Questa è la coorte più grande di donne asintomatiche studiata nell'ambito della terapia ormonale correlata a patologie cardiovascolari nel corso del più lungo periodo di follow-up. Lo studio conferma che la prestazione fisica è un predittore indipendente di morte in questa classe di donne, di rilevanza maggiore rispetto a quanto emerso in lavori precedenti sugli uomini. Certamente le implicazioni di questi risultati per la pratica clinica e per la politica sanitaria sono di enorme portata.
Attualmente, l'American College of Cardiology (ACC) e l'American Heart Association (AHA) non raccomandano l'utilizzo standard del test di esercizio per uno screening fra individui asintomatici, tuttavia lo studio ha dimostrato l'importanza di tale approccio diagnostico per valutare nelle donne apparentemente sane un rischio di morte, in aggiunta ai fattori di rischio cardiaco tradizionali.