CURRENT
SMOKING, SMOKING CESSATION, AND THE RISK OF SUDDEN CARDIAC DEATH IN PATIENTS
WITH CORONARY ARTERY DISEASE
Goldenberg I, Jonas M, Tenenbaum A, Boyko V, Matezky S. et al.
Arch Intern Med 2003; 163:2301-2305
RIASSUNTO
CONTESTO Il fumo di sigaretta è un fattore di rischio noto
per la morte cardiaca improvvisa (SCD). Tuttavia l'effetto del continuare
a fumare o dello smettere sul rischio di SCD in pazienti con malattia
coronarica documentata (CAD), è oggetto di controversie. Gli autori
di questo lavoro hanno valutato l'effetto del fumo da sigaretta sul rischio
di SCD in una ampia coorte di soggetti con CAD dimostrata.
METODI La popolazione dello studio era composta da 3122 soggetti
con infarto miocardico pregresso o con angina stabile, appartenenti alla
coorte del Bezafibrate Infarction Prevention Trial. I soggetti
arruolati sono stati seguiti in un follow-up di circa 8,2 anni. L'end
point primario era l'incidenza di SCD rapportata allo stato di fumatore,
ex fumatore e non fumatore.
RISULTATI Tra i 370 pazienti fumatori, 30 (8,1%) sono morti per
SCD; dei 1821 ex fumatori 83 (4,6%) e dei 931 non fumatori 43 (4,6%) (p=0,01).
All'analisi multivariata è emerso che il fumo è associato
ad un aumento significativo del rischio di SCD (hazard ratio [HR]
2,47; IC 95% 1,46-4,19). I pazienti che avevano smesso di fumare non presentavano
un aumento significativo del rischio di SCD, se confrontati con quelli
che non avevano mai fumato (HR 1,06; IC 95% 0,70-1,62).
CONCLUSIONI Il fumo di sigaretta è un potente predittore
indipendente di rischio di SCD in pazienti con CAD. Gli ex fumatori hanno
sperimentato una riduzione significativa nel rischio di SCD. Di conseguenza,
le strategie per ridurre la mortalità da SCD in pazienti con CAD
dovrebbero includere interventi decisivi per far smettere di fumare.
COMMENTO
La morte cardiaca improvvisa (SCD) rappresenta all'incirca un quarto degli
eventi maggiori correlati a tutte le malattie coronariche (CAD) e più
della metà dei decessi connessi alle CAD. Smettere di fumare è
la raccomandazione universale che viene fatta ai soggetti con CAD, ed
è stato osservato come alcuni degli effetti collaterali di natura
cardiovascolare legati al fumo di sigaretta siano scomparsi dopo l'interruzione
dell'abitudine al fumo. Tuttavia, in studi che hanno considerato i fattori
di rischio per SCD separatamente nei pazienti con e senza CAD preesistente,
un effetto rilevante del continuare a fumare e dello smettere è
stato osservato solo tra i soggetti senza CAD documentato.
In questo lavoro gli autori hanno analizzato i dati dello studio BIP
(Bezafibrate Infarction Prevention Trial) per stimare le
conseguenze a lungo termine del fumo sul rischio di SCD in un'ampia coorte
di soggetti con CAD dimostrata e seguiti per un follow up medio di 8,2
anni. Sono stati arruolati 3122 pazienti con un'età compresa tra
i 45 e i 74 anni, storia precedente di infarto del miocardio, livelli
serici di colesterolo totale compresi tra 180 e 250 mg/dL (4,65-6,46 mmol/L),
di colesterolo LDL<180 mg/dL (<4,65 mmol/L) o <160
mg/dL (<4,14 mmol/L) per i pazienti di età inferiore
ai 50 anni, di colesterolo HDL<45 mg/dL (<1,16 mmol/L)
e di trigliceridi <300 mg/dL (<3,39mmol/L). Rispetto
al totale, 370 soggetti (11,9%) erano fumatori, 1821 (58,3%) ex fumatori
e 931 (29,8%) non fumatori. Dal confronto dei tre gruppi sono emerse alcune
differenze significative. Innanzitutto fumatori ed ex fumatori erano rappresentati
soprattutto da uomini e presentavano una storia malattia polmonare ostruttiva
cronica, non riscontrabile nei non fumatori. Nei fumatori, al basale,
i livelli dei trigliceridi e del fibrinogeno erano più alti mentre
più bassa risultava la concentrazione del colesterolo HDL. Inoltre
farmaci antipiastrinici, beta-bloccanti, inibitori dell'enzima di conversione
dell'angiotensina e diuretici venivano maggiormente utilizzati dai fumatori
rispetto agli ex e ai non fumatori. Tra i fumatori (n=370) sono stati
registrati 30 casi di SCD, contro gli 83 del gruppo degli ex (n=1821)
e i 43 dei non fumatori (n=931). Il tasso di SCD e di mortalità
per tutte le cause risultava simile tra gli ex e i non fumatori, ma aumentava
in modo significativo tra i fumatori.
I risultati di questo follow up prospettico a lungo termine suggeriscono
che (1) continuare a fumare significa aumentare il rischio di SCD; (2)
in soggetti ex fumatori il rischio di SCD è significativamente
più basso e comparabile al rischio dei non fumatori; (3) l'abbassamento
del rischio di SCD che si verifica smettendo di fumare è immediato
e non tempo-dipendente.
In questo campione di soggetti l'effetto sull'incidenza di SCD, del continuare
a fumare ha un peso maggiore rispetto agli altri fattori di rischio, quali
età, sesso, pressione arteriosa e dislipidemia. Gli autori hanno
anche dimostrato che l'aumento del rischio di SCD nei fumatori non è
correlato al numero di sigarette fumate; infatti il 90,7% dei fumatori
fumano meno di un pacchetto al giorno.
Questi dati supportano la teoria che il fumo di sigaretta può portare
a SCD soprattutto attraverso effetti tossici diretti e non attraverso
un danno aggiuntivo aterosclerotico a lungo termine. Ciò potrebbe
verificarsi mediante numerosi potenziali meccanismi: la nicotina presente
nel fumo di sigaretta stimola i nervi simpatici ed aumenta la predisposizione
ad aritmie e la vulnerabilità verso un arresto cardiaco. È
stato scoperto che il fumo di sigaretta predispone a trombosi acute e
un meccanismo intracellulare potrebbe essere correlato alla capacità
della nicotina di prolungare i potenziali d'azione e di depolarizzare
il potenziale di membrana, probabilmente attraverso un'inibizione diretta
dei canali cardiaci del potassio.
Questo studio presenta però numerose limitazioni che devono essere
considerate. Ad esempio, le caratteristiche al basale, soprattutto le
terapie mediche, non erano simili tra i soggetti dei tre gruppi . Inoltre
i soggetti fumatori presentavano più frequentemente profili lipidici
non normali e venivano trattati in modo meno intensivo in prevenzione
secondaria con farmaci beta-bloccanti, antagonisti piastrinici e inibitori
dell'enzima di conversione dell'angiotensina.
Tuttavia, un'analisi prospettica a lungo termine di un'ampia coorte di
soggetti, come in questo studio, dimostra in modo evidente l'effetto del
fumo sul rischio di SCD in soggetti con CAD.
Continuare a fumare sigarette aumenta in modo significativo il rischio
di SCD nei soggetti con CAD, mentre smettere completamente di fumare può
modificare il fattore di rischio nel caso di pazienti con infarto miocardico
superato e/o angina pectoris stabile.
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