THE
PREVALENCE OF NON TRADITIONAL RISK FACTORS FOR CORONARY HEART DISEASE
IN PATIENTS WITH CHRONIC KIDNEY DISEASE
Muntner P, Hamm LL, Kusek JW et al.
Ann Intern Med 2004; 140:9-17
Un nuovo studio ha dimostrato che pazienti con patologie renali presentano
un aumento significativo di molti fattori di rischio per le malattie cardiovascolari.
I risultati sono stati pubblicati su Annals of Internal Medicine
di gennaio 2004. I ricercatori hanno rilevato in questi pazienti livelli
più bassi di apolipoproteina A-1 (ApoA-1) e livelli più
alti di omocisteina, lipoproteina(a), fibrinogeno e proteina C-reattiva
(PCR), concludendo che la determinazione dei livelli di fattori di rischio
non convenzionali può avere importanti implicazioni nella pratica
clinica. Infatti questi soggetti hanno più probabilità di
morire prima di malattia cardiaca che di sviluppare insufficienza renale,
richiedendo quindi un attento monitoraggio e il trattamento finalizzato
alla riduzione del rischio cardiovascolare.
In questo studio cross-sezionale sono stati esaminati i dati di più
di 16.000 partecipanti alla indagine NHANES III (Third National
Health and Nutrition Examination Survey). L'indagine, condotta tra
il 1988 ed il 1994, ha utilizzato un disegno di probabilità multistadio
stratificata per ottenere un campione significativo della popolazione
generale americana non istituzionalizzata. Sono stati considerati i soggetti
con età uguale o maggiore ai 18 anni e sono stati esclusi quelli
con insufficienza renale, basandosi sulla definizione della National
Kidney Foundation di velocità di filtrazione glomerulare (GRF)
inferiore ai 15 mL/min per 1,73 m2. La presenza di malattia
renale cronica era invece definita dalla presenza di un GRF inferiore
ai 60 mL/min per 1,73 m2.
Sono stati misurati i livelli serici di ApoA-1 e ApoB, di lipoproteina(a)
e omocisteina. Inoltre nelle persone di almeno 40 anni è stato
determinato anche il fibrinogeno.
Dopo standardizzazione per età, sesso e razza i valori stimati
di GRF più bassi sono risultati associati ai livelli più
elevati di ApoB, fibrinogeno, omocisteina e PCR, ma a quelli più
bassi di ApoA-1 (p<0,05 in tutti i casi).
Questi risultati evidenziano la presenza di questi fattori di rischio
in un ampio campione rappresentativo dei pazienti con malattia renale
cronica prima che si sviluppi insufficienza renale.
Gli stessi autori pongono un limite al loro studio derivante dal tipo
di disegno sperimentale utilizzato, che non permette di determinare se
i suddetti fattori di rischio si instaurano prima o come risultato della
malattia renale.
Nell'editoriale che accompagna la pubblicazione, il Dott. Appel definisce
il lavoro come ben eseguito; egli sostiene che il ruolo causale dei fattori
di rischio non convenzionali nella patogenesi delle malattie cardiovascolari
sia piuttosto modesto nella popolazione generale, ma assuma una rilevanza
maggiore nei pazienti con malattia renale cronica, che devono quindi essere
trattati in modo aggressivo. Probabilmente in questa condizione è
stato sottostimato anche l'effetto dei fattori di rischio tradizionali.
|