DEPRESSION
AND CARDIOVASCULAR SEQUELAE IN POSTMENOPAUSAL WOMEN. THE WOMEN'S HEALTH INITIATIVE
(WHI) Wassertheil-Smoller S, Shumaker S, Ockene J et al. Arch Intern
Med. 2004; 164:289-98
Secondo
un nuovo report pubblicato sull'Archives of Internal Medicine, le donne
anziane con sintomi di depressione hanno un rischio aumentato di malattia cardiovascolare
e di morte. Studi precedenti hanno evidenziato come sintomi depressivi, compresi
sintomi al di sotto della soglia che non attestano una diagnosi clinica di depressione,
possano costituire fattori di rischio indipendenti per i decessi legati alle patologie
cardiovascolari. I ricercatori ritengono importante questa evidenza complessiva
che sembra indicare come la depressione subclinica aumenti il rischio di conseguente
morbidità e mortalità. E' stata studiata l'associazione tra sintomi
depressivi ed eventi cardiovascolari in 93.676 donne anziane sane che avevano
partecipato allo studio osservazionale WHI (Women Health Initiative). Sono
stati utilizzati i dati delle donne valutate per sintomi depressivi e fattori
di rischio per malattia cardiovascolare (CVD) nel periodo dell'arruolamento (fra
settembre 1993 e dicembre 1998), che sono state poi seguite per una media di 4,1
anni. Sintomi depressivi sono stati riportati dal 15,8% delle donne e la depressione
risultata significativamente collegata a rischio di CVD. Se le pazienti avevano
sintomi depressivi, la percentuale di probabilità di avere ipertensione
era maggiore del 12% e di avere una storia di ictus o angina del 60%. Fra le donne
senza storia di CVD la depressione era un predittore indipendente di morte per
malattia cardiovascolare (probabilità del 50%) o morte per tutte le altre
cause (probabilità del 32%). Gli autori hanno sottolineato che, nella
coorte multietnica più grande di donne anziane volontarie, la depressione
subclinica è una condizione prevalente correlata a fattori di rischio e
a comorbidità cardiovascolari. Essi segnalano che la depressione rappresenta
un fattore di rischio indipendente per morte cardiovascolare successiva meno forte
rispetto a diabete o a ipertensione, ma più consistente rispetto a indice
di massa corporea, reddito, educazione, razza o etnia. Poichè è
fortemente evidente che la depressione è un fattore di rischio indipendente
per eventi cardiovascolari nei soggetti con o senza storia di CVD, è di
importanza fondamentale valutare se il trattamento della depressione è
in grado di diminuire il rischio. In uno studio caso-controllo si è
evidenziato un rischio ridotto di primo infarto miocardico fra i pazienti che
assumevano farmaci inibitori selettivi del re-uptake della serotonina (SSRIs).
D'altra parte, nel trial ENRICHD l'utilizzo di farmaci SSRIs e di terapia
comportamentale cognitiva non ha avuto alcun effetto sulla qualità della
vita dei pazienti dopo infarto miocardico. Nell'analisi prospettica è
stato evidenziato che il controllo per l'utilizzo di antidepressivi non modifica
il rischio relativo di conseguenti eventi associati alla depressione. Questo potrebbe
essere in parte spiegato dalla mancanza di compliance con le terapie. Non ci sono
peraltro trials clinici condotti su donne senza storia di malattia cardiaca relativi
a questo argomento. Resta comunque da valutare con un trial clinico randomizzato
se il trattamento con antidepressivi di donne senza storia di CVD possa diminuire
il rischio di morbidità e mortalità cardiovascolari. |