PATHOGENESIS
AND NEW DIAGNOSTIC CRITERIA FOR FAMILIAL COMBINED HYPERCHOLESTEROLEMIA Fonte:
www.theheart.org
Ricercatori
olandesi hanno suggerito nuovi criteri per la diagnosi del disordine lipidico
nel tentativo di superare uno dei maggiori ostacoli nell'identificazione di un
marker genetico o metabolico per l'iperlipidemia familiare combinata (FCH). Questo
è un argomento dibattuto poichè non c'è un accordo sui criteri
diagnostici per la FCH. Ciascun gruppo di ricercatori valuta la FCH semplicemente
utilizzando i propri criteri. Lavorando in questo senso hanno incontrato problemi
nel predire in modo attendibile la FCH e successivamente nell'identificare le
sue basi genetiche. E' auspicabile che questi nuovi criteri nel tempo possano
condurre ad una diagnosi più consistente della patologia. Oltre ai livelli
di colesterolo totale (CT) e trigliceridi, aggiustati per età e sesso,
gli autori ritengono che i livelli assoluti di apolipoproteina B (apoB) dovrebbero
essere inclusi nei criteri diagnostici attuali per l'identificazione della FCH.
La proposta di questo nuovo criterio diagnostico è stata presentata dai
ricercatori al meeting annuale della European Atherosclerosis Society. Alla
presentazione, la dott.ssa Jacqueline de Graaf (University Medical Center, Nijmegen,
Netherlands) ha spiegato che la FCH è definita generalmente in base ai
livelli di CT e/o trigliceridi sopra il 90° percentile per età e sesso.
Inoltre dovrebbe essere presente una storia di aterosclerosi precoce prima dei
60 anni nell'ambito familiare. Tuttavia sono emerse delle difficoltà,
poichè alcuni ricercatori hanno usato valori di cutoff differenti per i
livelli di CT e trigliceridi, mentre altri hanno utilizzato il colesterolo LDL
invece del CT. La diagnosi di FCH è ulteriormente complicata dalla variabilità
dell'espressione dei fenotipi lipidici presenti intra e inter-soggetti così
come nel tempo. Durante uno studio condotto su 32 famiglie con FCH per un periodo
di 5 anni, si è evidenziato che il 26% dei pazienti FCH è passato
da un profilo iperlipidemico ad un profilo lipidico nella norma. Questi risultati,
supportati anche da un altro studio sulla FCH, portano alla conclusione che la
diagnosi di FCH basata unicamente sui livelli di CT e trigliceridi è inconsistente. Se
il fenotipo lipidico tradizionale è così variabile ed insufficiente,
una diagnosi accurata non è ancora possibile e la caratterizzazione genetica
diventa molto problematica. Questi dati impongono una rivalutazione dei criteri
diagnostici. Sulla base degli studi di laboratorio, i ricercatori hanno rilevato
che l'apoB e le lipoproteine LDL piccole e dense potrebbero rappresentare nuovi
potenziali criteri diagnostici che contribuirebbero ad effettuare una diagnosi
più precisa. In riferimento al suddetto studio della durata di 5 anni,
livelli elevati di apoB e di lipoproteine LDL piccole e dense si sono dimostrati
discriminanti migliori tra i soggetti affetti da FCH. Tuttavia, all'analisi multivariata,
le lipoproteine LDL piccole e dense non hanno fornito informazioni aggiuntive
sui criteri attuali. Inoltre si è evidenziata una forte correlazione fra
trigliceridi e lipoproteine LDL piccole e dense. Queste non hanno fornito alcun
contributo alla diagnosi. L'analisi multivariata ha mostrato che i trigliceridi
rimangono il predittore più forte di FCH, motivando il 58% della variazione
nella FCH. Nell'analisi di regressione, l'apoB era il secondo predittore più
forte di FCH (r2=0,68). Anche il colesterolo totale aggiustato per
età e sesso ha contribuito alla predizione della FCH. Nell'analisi
ROC, utilizzata per determinare i valori di cutoff ottimali per i livelli di apoB,
CT e trigliceridi, i ricercatori hanno stabilito i seguenti valori assoluti per
i criteri di determinazione della FCH: ·
Apolipoproteina B >1200 mg/L · Trigliceridi
>1,5 mmol/L (135 mg/dL) · Colesterolo
totale >6,0 mmol/L (240 mg/dL).
Potrebbe essere più semplice
appurare la presenza di malattia cardiovascolare con un indice non invasivo di
aterosclerosi, come la valutazione dello spessore dell'intima media carotidea
(IMT), o la presenza di malattia vascolare periferica, ma sarebbe una diagnosi
inesatta. Se si volesse modificare la diagnosi, verso la ricerca di un'aterosclerosi
prematura all'interno della famiglia, utilizzando metodiche non invasive, sarebbe
più facile chiedere al paziente se ci sono casi di infarto miocardico precoce
nella sua famiglia. La storia familiare costituisce infatti un importante fattore
di rischio che andrebbe sempre considerato al momento di decidere quanto drasticamente
ridurre i livelli lipidici. |