B-TYPE
NATRIURETIC PEPTIDE AT PRESENTATION AND PROGNOSIS IN PATIENTS WITH ST-SEGMENT
ELEVATION MYOCARDIAL INFARCTION: AN ENTIRE-TIMI-23 SUBSTUDY
Mega JL, Morrow DA, De Lemos JA et al.
J Am Coll Cardiol 2004; 44:335-339
Livelli
elevati di peptide natriuretico di tipo B (BNP) sono associati ad una
prognosi più sfavorevole nei pazienti che hanno subito un infarto
miocardico con elevazione del segmento ST (STEMI).
Gli autori di questo studio affermano che la misurazione dei livelli di
BNP, insieme ai marker di rischio tradizionali, può contribuire
ad identificare i pazienti con IM che richiedono un controllo più
intensivo.
I ricercatori hanno analizzato i campioni di sangue di 438 soggetti entro
6 ore dall'insorgenza di STEMI. Tutti i pazienti partecipavano al trial
Enoxaparin Tenecteplase-Tissue-Type Plasminogen Activator With or Without
Glycoprotein IIb/IIIa Inhibitor as Reperfusion Strategy in ST-Segment
Elevation Myocardial Infarction (ENTIRE)-Thrombolysis In
Myocardial Infarction (TIMI)-23.
I livelli medi di BNP erano molto più elevati nei pazienti deceduti
nell'arco di 30 giorni dall'evento rispetto ai sopravvissuti (89 pg/mL
vs 15 pg/mL, p<0,0001).
Anche i livelli di troponina cardiaca erano correlati alla mortalità:
il 7,9% dei pazienti del quartile più alto di questo marker sono
deceduti, mentre nessun soggetto del quartile più basso è
deceduto (p=0,007).
La proteina C-reattiva invece non è risultata associata agli eventi.
I pazienti con livelli di BNP >80 pg/mL avevano un rischio di morte
significativamente più alto (17,4% vs 1,8%, p<0,0001).
Dopo aggiustamento per i confondenti potenziali, un livello di BNP >80
pg/mL è stato associato ad un rischio di morte sette volte più
elevato. Inoltre livelli elevati di BNP erano anche predittori significativi
di flusso coronarico alterato e di una incompleta risoluzione dell'elevazione
del segmento ST.
Nei pazienti con STEMI, livelli alti di BNP presenti all'inizio sono stati
associati ad una riperfusione alterata dopo fibrinolisi e ad un rischio
aumentato di mortalità a breve termine.
Questi dati supportano il valore di combinare i marker dello stress emodinamico,
quali appunto il BNP, con i biomarker tradizionali di necrosi per la determinazione
del rischio di infarto miocardico acuto.
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