Nell'ambito
del dibattito "forma fisica contro sovrappeso", due nuovi studi
hanno raggiunto conclusioni differenti su come il peso corporeo e l'attività
fisica influenzino il rischio di malattie cardiovascolari (CV) e di diabete.
Nel primo studio i livelli di attività e il benessere fisico sono
risultati più importanti della massa corporea nel predire il rischio
di eventi CV maggiori, nel secondo la massa corporea, ma non il livello
di benessere fisico, si è rivelata essere il più importante
predittore di diabete.
Entrambi gli studi sono stati pubblicati su JAMA di settembre 2004.
Di seguito sono riportati i relativi riassunti.
1. RELATIONSHIP OF PHYSICAL FITNESS VS BODY MASS INDEX WITH
CORONARY ARTERY DISEASE AND CARDIOVASCULAR EVENTS IN WOMEN
Wessel TR, Arant CB, Olson MB, et al.
JAMA 2004; 292:1179-1187
RIASSUNTO
CONTESTO I contributi individuali che obesità e buona forma
fisica (esercizio e capacità funzionale) hanno nel rischio di malattia
coronarica nelle donne non è ancora noto.
OBIETTIVO Valutare la relazione tra le misure dell'obesità
(indice di massa corporea [IMC], circonferenza vita, rapporto misure vita-fianchi
e vita-altezza) e della forma fisica (mediante DASI -Duke Activity
Status Index- che descrive il livello di attività fisica quotidiana
indagando, mediante questionario, la capacità del paziente di effettuare
una serie di attività a dispendio energetico noto e punteggio PEPI-Q
-Postmenopausal Estrogen-Progestin Intervention questionnaire-),
e fattori di rischio per malattia coronarica (CAD), CAD determinata con
angiografia ed eventi cardiovascolari (CV) avversi nelle donne indagate
per sospetta ischemia miocardica.
METODI Il National Heart, Lung, and Blood Institute-sponsored
Women's Ischemia Syndrome Evaluation (WISE) è uno studio
di coorte multicentrico prospettico. Nel periodo 1996-2000, sono state
arruolate 936 donne in 4 centri medici accademici statunitensi che erano,
al momento, sottoposte ad angiografia coronarica e successivamente monitorate
(follow-up medio 3,9 anni) per eventi vascolari.
END POINT PRIMARI Prevalenza di malattia coronarica ostruttiva
(qualsiasi stenosi angiografica >50%) e incidenza di eventi
cardiovascolari avversi (mortalità per tutte le cause o ospedalizzazione
per infarto miocardico non fatale, ictus, insufficienza cardiaca congestizia,
angina instabile o altri eventi vascolari) durante il follow-up.
RISULTATI Su un numero totale di 906 donne (età media 58
anni [DS 12]), con dati completi a disposizione, il 19% non era di razza
bianca, il 76% era in sovrappeso (IMC >25), il 70% aveva una
capacità funzionale ridotta (punteggio DASI <25, equivalente
a <7 equivalenti metabolici [si definisce
equivalente metabolico, MET, la quantità di ossigeno utilizzata
da una persona a riposo, due sono equivalenti al consumo in una camminata
lenta e cinque quelli di una camminata veloce, facendo jogging poi si
arriva al consumo di otto equivalenti metabolici] e il 39%
era affetto da CAD ostruttiva. Durante il periodo di follow-up, 337 (38%)
donne sono incorse un primo evento avverso, per 118 (13%) si trattava
di un evento avverso maggiore e 68 (8%) sono decedute. Le donne in sovrappeso
avevano più probabilità, rispetto a quelle normopeso, di
avere fattori di rischio per CAD, anche se né IMC né misure
dell'obesità addominale erano significativamente associate a CAD
ostruttiva o eventi CV avversi, dopo aggiustamento per altri fattori di
rischio (p=0,05-0,88). Viceversa, le donne con punteggi DASI più
bassi avevano probabilità significativamente più elevate
di avere fattori di rischio per CAD e CAD ostruttiva (44% vs 26%, p<0,001)
al basale e ogni aumento di 1-MET nel punteggio DASI era associato indipendentemente
ad una diminuzione dell'8% (Hazard Ratio 0,92; Intervallo di Confidenza
al 95% 0,85-0,99; p=0,02) del rischio di eventi avversi CV maggiori durante
il follow-up.
CONCLUSIONI Fra le donne sottoposte ad angiografia coronarica per
sospetta ischemia, i punteggi più alti ricavati dai questionari
sulla forma fisica erano associati in modo indipendente ad un numero più
basso di fattori di rischio per CAD, di CAD all'angiografia e ad un rischio
inferiore per eventi CV avversi. Le misure dell'obesità non erano
associate in modo indipendente a questi eventi.
2. RELATIONSHIP OF PHYSICAL ACTIVITY VS BODY MASS INDEX WITH TYPE 2
DIABETES IN WOMEN
Weinstein AR, Sesso HD, Min Lee I, et al.
JAMA 2004; 292:1188-1194
RIASSUNTO
CONTESTO Inattività fisica e indice di massa corporea (IMC)
costituiscono fattori di rischio indipendenti dimostrati per lo sviluppo
del diabete di tipo 2; tuttavia, non sono chiare l'importanza comparativa
tra i due fattori e nemmeno la relazione congiunta con il diabete.
OBIETTIVO Esaminare i contributi relativi di attività fisica
e IMC e l'associazione di entrambi con il diabete.
METODI In questo studio di coorte prospettico sono state arruolate
37.878 donne senza malattia cardiovascolare, tumore e diabete al basale,
seguite per un periodo di follow-up medio di 6,9 anni. All'ingresso nello
studio sono stati registrati peso, altezza e attività ricreative.
Il peso nella norma era stato stabilito con un IMC inferiore a 25; il
sovrappeso da 25 a 30; l'obesità oltre 30. L'attività fisica
era definita con un dispendio di oltre 1000 kcal a settimana per attività
ricreative.
END POINT PRIMARIO Incidenza di diabete di tipo 2, definita come
nuova diagnosi di diabete auto-segnalata.
RISULTATI Durante il follow-up si sono verificati 1.361 casi di
diabete incidente. Singolarmente, IMC e attività fisica erano predittori
significativi di diabete incidente. Confrontata con i soggetti normopeso,
l'hazard ratio (HR) multivariato e aggiustato era 3,22 (Intervallo di
Confidenza al 95% 2,69-3,87) per i soggetti sovrappeso e 9,09 (7,62-10,8)
per i soggetti obesi. Per l'attività complessiva (kilocalorie consumate
a settimana), comparate con il primo quartile di attività, gli
HR erano 0,91 (0,79-1,06) per il secondo quartile, 0,86 (0,74-1,01) per
il terzo, e 0,82 (0,70-0,97) per il quarto (p per il trend=0,01). All'analisi
combinata, i soggetti sovrappeso e obesi, sia attivi che inattivi, avevano
rischi significativamente più elevati rispetto agli individui normopeso
attivi. Gli HR erano 1,15 (0,83-1,59) per i normopeso inattivi, 3,68 (2,63-5,15)
per i sovrappeso attivi, 4,16 (3,05-5,66) per i sovrappeso inattivi, 11,5
(8,34-15,9) per gli obesi attivi, e 11,8 (8,75-16) per i soggetti obesi
inattivi.
CONCLUSIONI Sebbene IMC e inattività fisica siano predittori
indipendenti di diabete incidente, all'analisi combinata la rilevanza
dell'associazione con l'indice di massa corporea era maggiore di quella
con l'attività fisica. Questi risultati sottolineano l'importanza
critica dell'adiposità come determinante del diabete.
COMMENTO
Nell'editoriale che accompagnava le due pubblicazioni, Blair e Church
sottolineano che la maggior parte degli studi su obesità e salute
non hanno considerato adeguatamente l'attività fisica, per cui
i due studi sono molto importanti, anche se producono risultati in qualche
modo divergenti.
Le differenze osservate potrebbero derivare dalle diverse popolazioni
in esame, metodologie e esiti primari. In particolare è possibile
che le due misure separate di attività e funzione fisica (una sola
auto-riportata) usate nel lavoro 1 fossero più accurate di quelle
del lavoro 2.
Insieme i due studi forniscono una opportunità tempestiva per riconsiderare
il dibattito in corso sull'importanza dello stato fisico e del peso sulla
salute ed affermare che è inutile perdere tempo a decidere quale
sia il contributo relativo dell'obesità e della forma fisica sul
rischio nel suo complesso, in quanto un trattamento è già
disponibile per entrambi i fattori; l'attività fisica è
infatti il denominatore comune per il trattamento di una forma fisica
scarsa e dell'eccesso di peso. Sulla base dei due studi è possibile
mettere a punto programmi personalizzati per il singolo paziente a seconda
delle condizioni di cui è portatore.
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