LA GLICEMIA POTREBBE ESSERE UN FATTORE DI RISCHIO IMPORTANTE PER LA MORTALITÀ NEI PAZIENTI NON DIABETICI CON PROBLEMI CARDIOVASCOLARI




BLOOD GLUCOSE: A STRONG RISK FACTOR FOR MORTALITY IN NONDIABETIC PATIENTS WITH CARDIOVASCULAR DISEASE
Port SC, Goodarzi MO, Boyle NG, et al.
Am Heart J 2005; 149:209-214.



RIASSUNTO

CONTESTO Il valore prognostico della glicemia nei pazienti non diabetici in fase di stabilità cronica per malattie cardiovascolari (CVD) è stato scarsamente studiato, specialmente per livelli normali di glucosio. In particolare, non è noto se per questi pazienti esiste una correlazione tra mortalità e glucosio o se esiste un valore soglia più basso.
METODI Sono stati utilizzati i dati del Framingham Heart Study a 30 anni per determinare a 2 anni il rischio di mortalità per tutte le cause, mortalità cardiovascolare (CVM) e non-CVM, aggiustato per età, sesso e fattori di rischio cardiovascolare tipici (pressione sistolica, colesterolo totale, indice di massa corporea, fumo e uso di farmaci antipertensivi) in relazione ai livelli di glucosio ematico nei soggetti con CVD non intolleranti al glucosio (l'intolleranza al glucosio include il diabete mellito).
RISULTATI Sono state osservate correlazioni graduali tra il rischio a 2 anni di mortalità per tutte le cause, CVM e non-CVM e la glicemia a partire da livelli normali di glucosio fino a quelli prediabetici, senza evidenza di una soglia inferiore. La mortalità a 2 anni aumentava in modo continuo (2,99% alle concentrazioni più basse di glucosio [67 mg/dL]; 7,23% ai valori massimi del range normale [100 mg/dL], corrispondente ad un aumento di 2,4 volte) per poi proseguire con un ulteriore e continuo aumento raggiungendo l'11,38% per valori di glucosio di 133 mg/dL, il livello massimo considerato (p per il trend >0,0001). Si sono evidenziati analoghi aumenti a stadi per CVM e non-CVM.
CONCLUSIONI La glicemia, anche nel range di valori normali, è un predittore forte ed indipendente di mortalità a 2 anni per tutte le cause, per cause cardiovascolari e non cardiovascolari in soggetti non diabetici con CVD e quindi di valore prognostico per questi pazienti ad alto rischio.