FUMO ATTIVO E PASSIVO COME FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE




Fonte: Editoriali in Cardiology. 27 novembre 2006


Uno studio italiano e uno americano hanno valutato gli effetti di normative contro il fumo sulle ospedalizzazioni e sulla mortalità per infarto miocardico acuto.

Il fumo è considerato uno dei fattori di rischio indipendenti più significativi per malattie cardiovascolari, soprattutto nelle fasce giovani della popolazione. Numerose sono ormai le segnalazioni e gli studi che confermano inequivocabilmente come il fumo attivo, e in maniera proporzionale la quantità di sigarette, rappresenti un importante elemento di danno cardiovascolare. Al contrario, sebbene il fumo passivo sia ormai ampiamente ritenuto un forte fattore di rischio per le patologie respiratorie in generale, e in maniera più specifica per tumore del polmone, non sono altrettanto numerosi in letteratura gli studi che confermano come questo sia un indice di rischio importante anche per le malattie cardiovascolari. È comunque già stato segnalato che gli effetti acuti e cronici nocivi e causa di danno vascolare sono fondamentalmente gli stessi del fumo attivo, in misura forse lievemente meno marcata e con un'evidenza di regressione più rapida nel tempo dopo cessazione all'esposizione. Già in un report del 1997, attraverso la valutazione di una meta-analisi di 19 studi pubblicati sul rischio di malattia ischemica cardiaca in non-fumatori che vivevano con un fumatore e in coloro che vivevano con un non-fumatore, 5 grandi studi prospettici su fumo e malattia ischemica cardiaca, studi di aggregazione piastrinica e studi dietetici sulla base dell'esposizione al tabacco, veniva segnalato come l'eccesso di rischio per cardiopatia ischemica per tutte l'età legato al fumo di 20 sigarette al dì era del 100% mentre l'esposizione passiva al fumo comporta un eccesso di rischio del 30%.
Un interessante contributo sull'argomento viene da un gruppo di studio italiano dell'Università di Torino che ha svolto un'ampia indagine nella regione Piemonte. Lo studio evidenzia una riduzione significativa del numero di ricoveri ospedalieri per infarto miocardico acuto (IMA) nel periodo subito successivo all'introduzione in Italia della legge che proibisce il fumo nei locali pubblici (gennaio 2005). La riduzione nella popolazione al di sotto di 60 anni di età contrasta in maniera evidente con un trend costantemente in ascesa negli anni 2001-2003 e con una non altrettanto evidente riduzione nella popolazione di età più avanzata. Il calo significativo nel gruppo di individui con età inferiore confermerebbe secondo gli autori che tale riduzione è legata all'introduzione della legge antifumo, in quanto in tale popolazione proprio il fumo rappresenta come già detto il fattore di rischio cardiovascolare più rilevante e che questa è più rappresentata in coloro che frequentano abitualmente locali come caffè, bar, ristoranti, pub e discoteche ove tale divieto ha avuto gli effetti più marcati.
Una conferma dell'evidenza di riduzione di incidenza di IMA nel medio termine proviene da uno studio Americano dell'Università di Denver in Colorado.


SHORT-TERM EFFECTS OF ITALIAN SMOKING REGULATION ON RATES OF HOSPITAL ADMISSION FOR ACUTE MYOCARDIAL INFARCTION
Barone-Adesi F, Vizzini L, Merletti F, Richiardi L
Eur Heart J 2006; 27:2468-72

RIASSUNTO
SCOPI Sono state usate le registrazioni di dimissione dall'ospedale della regione Piemonte per valutare se la legge nazionale (Gennaio 2005) che ha vietato il fumo nei luoghi pubblici abbia portato ad una riduzione dei ricoveri ospedalieri per IMA nel breve termine.
METODI E RISULTATI Sono stati analizzati i tassi di ricovero per IMA prima della legge (ottobre-dicembre 2004) e durante l'attuazione (febbraio-giugno 2005). Ogni periodo è stato paragonato al corrispondente periodo precedente di 12 mesi, allo scopo di considerare le variazioni stagionali nei ricoveri per IMA. Ciò significa che i tassi di incidenza in febbraio-giugno 2005 sono stati comparati con i corrispondenti tassi di incidenza in febbraio-giugno 2004, e i tassi di incidenza per il periodo ottobre-dicembre 2004 con quelli corrispondenti del periodo ottobre-dicembre 2003. Gennaio 2005, mese di attuazione del decreto, non è stato analizzato, perché considerato un periodo di transizione. Sono stati anche studiati i tassi di ricoveri per IMA nel periodo febbraio-giugno tra il 2001 e il 2003 per valutare l'eventuale presenza di un trend a lungo termine. Poiché il rischio di IMA attribuibile al fumo è generalmente più alto nei giovani, e l'abitudine al fumo e il fumo passivo tra i giovani può essere maggiormente influenzato dalla normativa, le persone sotto e sopra i 60 anni d'età sono state considerate separatamente.
Tra persone di età inferiore a 60 anni, il numero di ricoveri per IMA era diminuito significativamente dopo l'attuazione del decreto: da 922 casi in febbraio-giugno 2004 a 832 casi in febbraio-giugno 2005 (rapporto dei tassi, corretto per sesso e per età, 0,89; IC 95% 0,81-0,98). Nessuna riduzione è stata rilevata prima dell'attuazione. Nessun effetto è stato riscontrato in persone con almeno 60 anni. È stato stimato che la riduzione osservata nel fumo attivo dopo l'attuazione del decreto ha portato ad una diminuzione dello 0,7% dei ricoveri per IMA durante il periodo di studio, suggerendo che, per la maggior parte (11%), l'effetto osservato fosse dovuto ad una riduzione del fumo passivo.
CONCLUSIONI Questo studio di popolazione su 4 milioni di abitanti, suggerisce che gli interventi contro il fumo possono portare ad una riduzione a breve termine dei ricoveri per IMA.


REDUCTION IN THE INCIDENCE OF ACUTE MYOCARDIAL INFARCTION ASSOCIATED WITH A CITYWIDE SMOKING ORDINANCE
Bartecchi C, Alsever RN, Nevin-Woods C, et al.
Circulation 2006; 114:1490-6


RIASSUNTO
CONTESTO L'esposizione al fumo passivo aumenta il rischio di IMA. Uno studio (Helena, Mont) ha esaminato il problema e ha evidenziato una diminuzione dell'IMA associata ad una normativa locale contro il fumo. Si è cercato di determinare l'impatto dell'iniziativa sui tassi di ricovero ospedaliero per IMA in un'altra comunità geograficamente isolata (Pueblo, Colo).
METODI E RISULTATI Sono stati valutati i ricoveri ospedalieri per IMA durante un periodo di tre anni, 1,5 anni prima e 1,5 anni dopo l'attuazione della normativa. Sono stati confrontati i tassi di ospedalizzazione tra individui residenti all'interno dei confini della città, l'area dove l'ordinanza era attuata, con quelli tra individui residenti al di fuori dei confini cittadini. Sono stati inoltre confrontati i tassi di IMA durante questo periodo con un'altra comunità vicina, anch'essa geograficamente isolata, El Paso County, Colo, dove non era stata attuata l'ordinanza. 855 pazienti erano stati ospedalizzati con diagnosi di IMA primario in Pueblo tra il primo gennaio 2002 e il 31 dicembre 2004. Si osservò una riduzione nell'ospedalizzazione per IMA nel periodo dopo l'ordinanza tra i residenti della città di Pueblo (RR 0,73; 0,63-0,85). Non si rilevarono invece differenze significative nei tassi di ospedalizzazioni per IMA tra i residenti al di fuori della città (RR 0,85; 0,63-1,16) o in El Paso County durante lo stesso periodo (RR 0,97; 0,89-1,06). La riduzione dei tassi di IMA in Pueblo differisce significativamente dalle variazioni del gruppo di controllo esterno (El Paso County) anche dopo correzione per i trend stagionali (p<0,001).
CONCLUSIONI L'ordinanza pubblica che ha ridotto l'esposizione al fumo passivo era associata ad una diminuzione delle ospedalizzazioni per IMA in Pueblo, Colo. Questi risultati supportano i dati forniti da uno studio precedente più piccolo.