ASSOCIATIONS
OF SERUM URIC ACID WITH MARKERS OF INFLAMMATION, METABOLIC SYNDROME, AND
SUBCLINICAL CORONARY ATHEROSCLEROSIS
Coutinho TA, Turner ST, Peyser PA, at al.
American Journal of Hypertension 2007; 1:83-89
L'acido urico è un marker di rischio CHD e risulta associato
alla presenza e all'estensione del danno aterosclerotico coronarico.
RIASSUNTO
CONTESTO E' stata esaminata l'associazione tra i livelli serici
di acido urico (UA) e gli indici di rischio di malattia coronarica (CHD),
incluse probabilità di incorrere in eventi CHD a 10 anni di CHD
(10y-CHDr), sindrome metabolica (SM), infiammazione (proteina C-reattiva
e fibrinogeno), e presenza e quantità di calcio coronarico (CAC).
METODI Sono stati arruolati soggetti (n=1107, età media
58 anni, 59% donne) appartenenti a nuclei familiari con 2 o più
individui affetti da ipertensione diagnosticata prima dei 60 anni. UA
è stato misurato con metodo colorimetrico, CAC con tomografia computerizzata
a fascio di elettroni e il punteggio CAC è stato calcolato con
il metodo di Agatston. La correlazione tra UA e 10y-CHDr, determinanti
della SM, logCRP e fibrinogeno è stata valutata dopo correzione
per età e sesso. La regressione multivariata è stata usata
per stabilire se UA era associato alla presenza di CAC e alla sua quantità
dopo correzione per età e sesso e dopo ulteriore correzione per
i fattori di rischio CHD.
RISULTATI La maggior parte dei soggetti (71%) era iperteso e il
14% era diabetico. La media (± DS) dei livelli di UA era 5,97±1,6
mg/dL, e CAC era rilevabile nel 63% dei pazienti. Dopo correzione per
età e per sesso, UA era significativamente correlato con 10y-CHDr,
numero di determinanti della SM, logCRP e fibrinogeno. UA era associato
alla presenza e alla quantità di CAC dopo correzione per età
e sesso, ma non dopo ulteriori correzioni per pressione sistolica, diabete,
colesterolo totale e colesterolo HDL, fumo e indice di massa corporea.
CONCLUSIONI I livelli serici di UA erano significativamente correlati
ad alcuni indici di rischio CHD. UA era associato alla presenza e alla
quantità di calcio coronarico, ma non in modo indipendente dai
convenzionali fattori di rischio.
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