MORTALITY
ASSOCIATED WITH APROTININ DURING 5 YEARS FOLLOWING CORONARY ARTERY BYPASS
GRAFT SURGERY
Mangano DT, Miao Y, Vuylsteke A
JAMA 2007; 297:471-9
Le convinzioni attuali sulla sicurezza dell'aprotinina sono confermate
da un'analisi che associa il farmaco ad un aumento del rischio di mortalità
a lungo termine.
RIASSUNTO
CONTESTO Sono recentemente aumentate le preoccupazioni sulla sicurezza
in acuto riguardanti alcuni farmaci per ridurre l'emorragia comunemente
usati in chirurgia cardiaca. Tuttavia, non esistono dati esaurienti sulla
loro associazione con la mortalità a lungo termine.
OBIETTIVO Confrontare la mortalità a lungo termine per tutte
le cause in pazienti che hanno subito l'innesto di bypass aortocoronarico
(CABG) con l'uso di due antifibrinolitici analoghi della lisina (acido
aminocaproico e acido tranexamico), l'inibitore della proteasi serinica
aprotinina o nessun agente antiemorragico.
DISEGNO, SETTING E PARTECIPANTI E' stato condotto uno studio osservazionale
sulla mortalità tra l'11 novembre 1996 e il 7 dicembre 2006. Seguendo
l'ospedalizzazione indice (4374 pazienti; 69 centri medici) la sopravvivenza
è stata valutata prospetticamente a 6 settimane, a 6 mesi e annualmente
per 5 anni dopo l'intervento di bypass aortocoronarico in 3876 pazienti
arruolati presso 62 centri nell'ambito di uno studio di coorte internazionale.
Le associazioni tra la sopravvivenza e i farmaci per ridurre l'emorragia
sono state comparate in analisi multivariate, inclusi gli aggiustamenti
per la propensione.
END POINT PRINCIPALE La morte (per tutte le cause) per 5 anni.
RISULTATI Il trattamento con aprotinina (223 morti su 1072 pazienti
[20,8% mortalità a 5 anni]) era associato ad un significativo aumento
della mortalità rispetto al gruppo controllo (128 morti su 1009
pazienti [12,7%]; hazard ratio covariati e corretti, HR, per la morte
1,48; IC 95% 1,19-1,85), mentre né l'acido aminocaproico (132 morti
su 834 pazienti [15,8%]; HR 1,03; IC 95% 0,80-1,33) nè l'acido
tranexamico (65 morti su 442 pazienti [14,7%]; HR 1,07; IC 95% 0,80-1,45)
erano associati ad un aumento della mortalità. Nella regressione
logistica multivariata, con o senza propensity adjustment, l'aprotinina
era predittiva in modo indipendente della mortalità a 5 anni (odds
ratio corretti con propensity adjustment, 1,48; IC 95% 1,13-1,93;
p=0,005) in pazienti con diversi profili di rischio, così come
tra quelli sopravvissuti dopo l'ospedalizzazione indice. Nè l'acido
aminocaproico nè quello tranexamico erano associati con un aumento
del rischio di morte.
CONCLUSIONI Questi risultati indicano che oltre alle preoccupazioni
precedentemente riportate sulla sicurezza acuta renale e vascolare, l'uso
dell'aprotinina è associato ad un aumento del rischio di conseguente
mortalità a lungo termine. L'uso di aprotinina in pazienti che
hanno subito l'innesto di bypass aortocoronarico non sembra prudente perché
sono disponibili alternative più sicure e meno costose (ad esempio,
acido aminocaproico e acido tranexamico).
I
risultati dello studio di Mangano hanno mostrato un sostanziale aumento
della mortalità con aprotinina, nel periodo in ospedale, nel primo
anno e nei successivi 5 anni. Gli altri analoghi della lisina disponibili
per limitare la perdita di sangue durante la chirurgia danno una mortalità
a breve termine simile ai controlli e sembrano essere più sicuri.
Questi risultati potrebbero finalmente convincere i chirurghi a non usare
l'aprotinina se non quando l'emorragia resta un problema anche dopo l'uso
di uno degli altri farmaci e ciò accade solo in una piccola percentuale
dei pazienti (5%).
I risultati hanno mostrato che durante i 5 anni di follow-up, il tasso
di morte nei pazienti trattati con aprotinina era circa di due terzi superiore
rispetto ai pazienti che non avevano ricevuto l'agente antiemorragico
(controlli). Analisi di sopravvivenza corrette per covariabili hanno mostrato
un'associazione significativa con la morte per l'aprotinina, ma non per
l'acido aminocaproico o per l'acido tranexamico.
Risultati
della mortalità a 5 anni
Farmaco |
Morti
(n) vs pazienti (n)
|
%
di morti
|
Covariate
HR vs controlli
|
IC
95%
|
Senza
agente antiemorragico (controlli) |
128/1009
|
12,7
|
-
|
-
|
Aprotinina |
223/1072
|
20,8
|
1,48
|
1,19-1,85
|
Acido
aminocaproico |
132/834
|
15,8
|
1,03
|
0,80-1,33
|
Acido
tranexamico |
65/442
|
14,7
|
1,07
|
0,80-1,45
|
È
stato stimato che nello scorso anno, l'aprotinina è stata prescritta
in tutto il mondo ad almeno 200.000 pazienti in chirurgia cardiaca con
un profilo simile ai pazienti nello studio; così, solo nel 2006,
la sostituzione dell'aprotinina con acido aminocaproico o acido tranexamico
avrebbe potuto evitare 2000 morti per anno nei 5 anni successivi all'intervento.
Nel suo editoriale, Ferguson nota che ci sono ancora alcune incertezze
riguardo i dati di Mangano, incluso il fatto che le ragioni per cui un
paziente ha ricevuto uno specifico farmaco (o nessun farmaco) non sono
chiare. Inoltre l'aprotinina è generalmente usata nei pazienti
ad alto rischio e nello studio di Mangano la maggior parte dei pazienti
che hanno ricevuto l'aprotinina era stata sottoposta a complessi interventi
chirurgici, diversamente dall'altro gruppo.
Ferguson sottolinea anche che molti cardiochirurghi continueranno ad usare
l'aprotinina semplicemente perchè è particolarmente efficace.
Attualmente, in chirurgia, non ci sono farmaci equivalenti in termini
di capacità di controllo dell'emorragia.
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