BIOMARKERS MULTIPLI E RISCHIO CARDIOVASCOLARE



MULTIPLE BIOMARKERS FOR THE PREDICTION OF FIRST MAJOR CARDIOVASCULAR EVENTS AND DEATH
Wang TJ et al.
N Engl J Med 2006; 355:2631-9



I fattori di rischio CV consolidati sono considerati negli algoritmi per la valutazione del rischio, ma sono a volte insufficienti a definirlo completamente. Perciò può essere utile l'uso di marcatori biologici più recenti per l'identificazione dei soggetti che sono a rischio di malattie CV e che potrebbero trarre beneficio da opportune misure di prevenzione.

L'analisi dello studio di Framingham dimostra come 5 dei 10 biomarkers considerati danno un contributo significativo al modello di regressione multivariata per il rischio di mortalità e due (peptide natriuretico tipo-B e rapporto albumina/creatininanelle urine) incidono sul modello di rischio predittivo di un primo evento CV maggiore, ma è documentabile solo un minimo incremento rispetto ai fattori tradizionali nella capacità di stratificazione del rischio dei singoli individui. Questo dato, è in accordo con l'analisi dello studio ARIC 2 (Atherosclerosis Risk in Communities Study), che ribadisce l'inappropriatezza attuale di un utilizzo pratico dei nuovi markers per la determinazione del rischio CV. Inoltre la misurazione simultanea di questi parametri (approccio multimarker) potrebbe migliorare i metodi per la stratificazione del rischio nei pazienti visti in ambulatorio.

RIASSUNTO
CONTESTO Pochi ricercatori hanno valutato l'utilità incrementale di biomarker multipli di diversi pathway biologici per la predizione del rischio di eventi cardiovascolari.
METODI Sono stati misurati 10 biomarker in 3209 partecipanti del Framingham Heart Study che si sono sottoposti ad un ciclo di esami di routine: i livelli di proteina C-reattiva, peptide natriuretico di tipo B, peptide natriuretico pro-atriale N-terminale, aldosterone, renina, fibrinogeno, D-dimeri, inibitore dell'attivatore del plasminogeno di tipo 1, omocisteina e il rapporto albumina:creatina su campioni urinari.
RISULTATI Durante il follow-up (mediana=7,4 anni), 207 partecipanti sono morti e 169 hanno avuto un primo evento cardiovascolare maggiore. Nel modello di Cox a rischi proporzionali corretto per i fattori di rischio convenzionali, i seguenti biomarker predicevano con più forza il rischio di morte (ogni biomarker è seguito dall'hazard ratio aggiustato per ogni unità logaritmica di incremento della DS): livelli di peptide natriuretico di tipo B (1,40), livello di proteina C-reattiva (1,39), rapporto albumina:creatina su campioni urinari (1,22), livelli di omocisteina (1,20) e livelli di renina (1,17). I biomarker che maggiormente predicevano gli eventi CV maggiori erano i livelli di peptide natriuretico di tipo B (hazard ratio corretto 1,25 per ogni incremento nei valori logaritmici di deviazione standard) e il rapporto albumina:creatina su campioni urinari (1,20). Le persone con punteggi "multimarker" (basati sui coefficienti di regressione dei biomarker significativi) nel più alto quintile rispetto a quelle con punteggi compresi nei due quintili più bassi avevano un rischio elevato di morte (hazard ratio corretto, 4,08; p<0,001) e di eventi CV maggiori (hazard ratio corretto, 1,84; p=0,02). Tuttavia, l'addizione dei punteggi "multimarker" ai fattori di rischio convenzionali ha portato solo ad un piccolo aumento della capacità di classificare il rischio in base alle statistiche C.
CONCLUSIONI Per la valutazione del rischio nelle single persone, l'uso contemporaneo di 10 biomarker che sono stati studiati incrementa solo moderatamente la predittività dei fattori di rischio standard.