ASSOCIATION BETWEEN SERIOUS ISCHEMIC CARDIAC OUTCOMES AND MEDICATIONS
USED TO TREAT DIABETES
Margolis DJ, Hoffstad O, Strom BL
Pharmacoepidemiol Drug Saf. Pubblicato on line il 9 luglio 2008
In questa ampia coorte, rosiglitazone e pioglitazone hanno mostrato
di possedere un effetto protettivo verso gli eventi cardiovascolari gravi,
a differenza delle altre classi di farmaci ipoglicemizzanti.
RIASSUNTO
SCOPO Le terapie per il diabete sono generalmente approvate sulla
base della loro capacità di ridurre la glicemia. Tuttavia questo
è, almeno in parte, un end point surrogato. La prevenzione di complicanze
come l'ischemia del miocardio è uno dei veri obiettivi del trattamento.
La grande prevalenza di diabetici di nuova diagnosi, l'uso diffuso dei
farmaci e le ricadute sulla salute pubblica che si avrebbero se i farmaci
antidiabetici aumentassero il rischio cardiovascolare rende importante
la comprensione del reale impatto delle terapie per il diabete. Scopo
di questo studio era confrontare gli end point cardiovascolari associati
a diversi trattamenti antidiabetici.
METODI Questo era uno studio di coorte retrospettivo di pazienti
diabetici di almeno 40 anni arruolati nel contesto della medicina generale
e partecipanti all'Health Information Network (THIN) data
system tra il 2002 e il 2006. L'end point primario era la malattia
aterosclerotica vascolare grave a carico del cuore.
RISULTATI Tra tutti i diabetici (N=63.579), gli hazard ratio
(HR) aggiustati complessivi per la classe dell'associazione con l'end
point erano 1,2 (IC al 95% 1,1-1,3) per l'insulina, 1,03 (0,97-1,09) per
le solfoniluree, 0,8 (0,7-0,8) per le biguanidi, 1,2 (0,99-1,5) per le
meglitinidi, 0,5 (0,5-0,6) per i tiazolidinedioni e 0,6 (0,5-0,6) per
rosiglitazone e 0,5 (0,4-0,7) per pioglitazone, singolarmente. Tra i soggetti
di nuova diagnosi e trattati per il diabete dopo il 2002 (N=13.576), gli
HR aggiustati dell'associazione con l'end point erano 2,4 (2,0-2,9) per
l'insulina, 1,4 (1,2-1,7) per le solfoniluree, 0,5 (0,4-0,5) per le biguanidi,
0,9 (0,4-2,1) per le meglitinidi, 0,8 (0,7-1.0) per i tiazolidinedioni
e 0,8 (0,6-1,0) per rosiglitazone e 0,9 (0,6-1,4) per pioglitazone, singolarmente.
Il rischio aumentava all'aumentare della durata totale della terapia con
insulina, solfoniluree e biguanidi, ma decresceva se la terapia era con
rosiglitazone o pioglitazone.
CONCLUSIONI Complessivamente, l'insulina era associata ad un aumento
del rischio di infarto miocardico. Il rischio aumentava al prolungarsi
dell'uso e si evidenziava anche con assunzione continuata di solfoniluree
e biguanidi. Al contrario, si è osservato un effetto positivo delle
terapie con rosiglitazone o pioglitazone. Questo è uno dei più
grandi studi di coorte ad aver valutato nel contesto della medicina generale
l'associazione tra terapie antidiabetiche ed eventi cardiovascolari gravi.
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