CONTRIBUTION OF NOVEL BIOMARKERS TO INCIDENT STABLE ANGINA AND ACUTE
CORONARY SYNDROME: THE PRIME STUDY
Empana JP, Canoui-Poitrine F, Luc G, et al.
Eur Heart J, pubblicato on line il 10 luglio 2008
ACUTE AND STABLE CORONARY HEART DISEASE: DIFFERENT RISK FACTORS
Agewall S
Eur Heart J, pubblicato on line il 10 luglio 2008
L'analisi ha utilizzato i dati dello studio PRIME per confrontare la capacità
di alcuni marker di infiammazione e di emostasi di predirre l'incidenza
di sindrome coronarica acurta o di angina stabile.
RIASSUNTO
CONTESTO E OBIETTIVI Sebbene l'angina stabile (SA) sia una delle
manifestazioni cliniche più frequenti di patologia coronarica,
è stata finora dedicata poca attenzione alla ricerca di fattori
di rischio. Alcuni studi di coorte hanno mostrato che certi fattori di
rischio convenzionali, come il fumo di sigaretta o la pressione arteriosa,
sono più predittivi di sindrome coronarica acuta (ACS) che di angina
stabile. I marker di infiammazione sistemica e di emostasi possono rappresentare
altri validi candidati. Questo studio ha voluto valutare se tali marker,
misurati in una visita basale, fossero diversamente predittivi per angina
stabile da sforzo ben caratterizzata o per sindrome coronarica acuta in
5 anni di follow-up.
METODI Sono stati usati i dati del PRIME, uno studio di
coorte prospettico su 9758 uomini asintomatici di mezza età, arruolati
nel Nord Irlanda e in Francia tra il 1991 e il 1993. È stato allestito
uno studio caso-controllo innestato nella coorte con i campioni di plasma
raccolti al basale da 269 casi incidenti e 538 controlli appaiati. Gli
odds ratio (OR) per SA e ACS sono stati stimati con analisi di regressione
logistica condizionale. Dopo 5 anni di follow-up, sono stati accertati
107 casi di SA incidente e 162 di ACS. Dopo aggiustamento per i fattori
di rischio tradizionali, alti livelli circolanti di hs-CRP, ICAM1, interleuchina
6 e interleuchina 18 erano ugualmente predittivi di SA e ACS (tutti i
p-value dei confronti degli OR per le due patologie erano >0,05 [NS]).
Al contrario, elevati livelli di fibrinogeno, fattore di von Willebrand
e di D-dimeri e bassi livelli di inibitore del fattore tissutale erano
associati solo ad ACS. Il confronto degli OR ha mostrato una differenza
statisticamente significativa solo per il fattore di von Willebrand (OR
del quarto quartile rispetto al primo 2,99 [1,49-6,02] per ACS vs 0,80
[0,33-1,94] per SA; p =0,02).
CONCLUSIONE Questo è il primo studio con base di popolazione
a suggerire che alti livelli di marker emostatici circolanti, e in particolare
del fattore di von Willebrand, sono significativamente più predittivi
di ACS incidente che di SA.
Odds ratio multivariabili e IC al 95% dei marker di infiammazione sistemica
per angina stabile e sindrome coronarica acuta
*P-value per il confronto tra odds ratio del quarto rispetto al primo
quartile di un dato biomarker;
P-value per il confronto tra odds ratio per l'aumento di una deviazione
standard nel logaritmo di un dato biomarker
Odds ratio multivariabili e IC al 95% dei marker di emostasi sistemica
per angina stabile e sindrome coronarica acuta
*P-value per il confronto tra odds ratio del quarto rispetto
al primo quartile di un dato biomarker;
P-value per il confronto tra odds ratio per l'aumento di una deviazione
standard nel logaritmo di un dato biomarker
L'editoriale di accompagnamento sottolinea che nello studio alti livelli
del fattore di von Willebrand erano più predittivi di ASC che di
SA. Come spiegarlo? Il fattore di von Willebrand è riscontrabile
nei trombi coronarici ricchi di piastrine e fibrina e durante un infarto
miocardico acuto i suoi livelli si alzano, raggiungendo il picco 2-3 giorni
dopo l'evento-indice. Questo aumento è stato indicato come predittore
indipendente di outcome clinici avversi a breve termine in pazienti con
coronaropatia acuta. Il fattore di von Willebrand è quindi coinvolto
nella fase acuta dell'infarto miocardio. Nei soggetti senza malattie cardiovascolari
clinicamente evidenti è possibile che elevati livelli del marker
rispecchino l'attivazione del sistema di coagulazione e/o una disfunzione
endoteliale, e di conseguenza un maggior rischio di ACS futura.
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