I
pazienti con fibrillazione atriale e senza altre comorbidità hanno
minori probabilità di progressione dal primo episodio diagnosticato
ad AF permanente. Inoltre la patologia, quando presente in soggetti con
aterotrombosi, è associata ad un maggior rischio di morte cardiovascolare,
di infarto miocardico e di ictus.
ATRIAL FIBRILLATION PROGRESSION AND MANAGEMENT: A 5-YEAR PROSPECTIVE
FOLLOW-UP STUDY
Pappone C, Radinovic A, Manguso F, et al.
Heart Rhythm 2008; 5:1501-1507
RIASSUNTO
CONTESTO Sono pochi i dati disponibili sulla progressione della fibrillazione
atriale (AF) dal primo episodio parossistico.
OBIETTIVO Scopo dello studio era valutare la progressione di AF,
non dovuta a cause potenzialmente reversibili, in pazienti trattati secondo
le raccomandazioni delle attuali linee guida che includono anche l'ablazione
mediante catetere.
METODI Tra 402 pazienti esaminati con prima AF, 106 (età media
57,5 anni) sono stati selezionati e seguiti per 5 anni. Di questi soggetti,
54 avevano solo AF e 52 altre comorbidità.
RISULTATI Cinquanta pazienti (61,1% con solo AF) non avevano altri
attacchi nei 5 anni seguenti. I restanti 56 sviluppavano una AF ricorrente
parossistica nei 19 mesi dopo il primo episodio, richiedendo una terapia
antiaritmica a lungo termine, che è stata proseguita in 45 soggetti
ed interrotta per intolleranza o fallimento in 11 pazienti poi sottoposti
ad ablazione con catetere. AF era diventata persistente in 24 dei 45 soggetti
in terapia antiaritmica e permanente in 16, di cui 6 avevano rifiutato l'ablazione
prima della cronicizzazione. Non sono stati osservati altri attacchi di
AF o progressione della malattia dopo ablazione con catetere. Le curve di
Kaplan-Mayer dimostravano che nei pazienti con comorbidità la progressione
era più probabile rispetto a soggetti con solo AF (p<0,001) e
che coloro che si erano sottoposti ad ablazione erano a basso rischio per
la progressione ad AF permanente rispetto ai soggetti trattati con antiaritmici
(p=0,029). Età, diabete e insufficienza cardiaca (p<0,001) erano
predittori di progressione ad AF permanente.
CONCLUSIONE I pazienti con prima AF e comorbidità sono ad
alto rischio per la rapida progressione ad AF permanente ed età,
diabete e insufficienza cardiaca sono predittori indipendenti. L'ablazione
con catetere, in misura maggiore rispetto alla terapia farmacologica antiaritmica,
è utile per eliminare gli episodi ricorrenti, ritardando la progressione
dell'aritmia.
Progressione di AF in pazienti in pazienti con AF da sola o altre comorbidità
. |
Solo
AF (n=54)
|
AF
e comorbidità (n=52)
|
P
value
|
Età
media (anni medi±DS) |
53,3
± 12,1
|
62,0
± 9,1
|
<0,001
|
Uomini,
n (%) |
35
(64,8)
|
33
(63,5)
|
1,000
|
AF
parossistica, n (%) |
21
(38,9)
|
35
(67,3)
|
0,003
|
AF
persistente, n (%) |
2
(3,7)
|
22
(42,3)
|
<0,001
|
AF
permanente, n (%) |
1
(1,8)
|
15
(28,8)
|
<0,001
|
Nessun
nuovo episodio, n (%) |
33
(61,1)
|
17
(32,7)
|
0,003
|
Probabilità
cumulativa di progressione da un primo episodio parossistico
a fibrillazione atriale parossistica ricorrente in un periodo di 5 anni
dopo l'arruolamento
le curve di Kaplan-Meier sono stratificate secondo la presenza o meno
di sola AF
Sopravvivenza cumulativa di progressione da un primo episodio parossistico
a fibrillazione atriale persistente in pazienti con AF da sola o altre
comorbidità
Probabilità cumulativa di progressione da un primo episodio parossistico
a fibrillazione atriale permanente in pazienti con AF da sola o altre
comorbidità

Analisi
di regressione di Cox dei fattori associati alla progressione ad AF permanente
in 106 pazienti con primo episodio di AF
. |
Coefficiente
di regressione
|
P
value
|
Hazard
ratio aggiustati
|
IC
al 95%
|
Età |
0,179
|
<0,001
|
1,196
|
1,103-1,296
|
Insufficienza
cardiaca |
2,416
|
<0,001
|
11,202
|
3,914-32,059
|
Diabete
mellito |
2,855
|
<0,001
|
17,369
|
3,751-80,432
|
Probabilità
cumulativa di progressione a fibrillazione atriale permanente in pazienti
con AF ricorrente parossistica refrattaria alla terapia farmacologica
o intolleranti ai farmaci antiaritmici,
quindi sottoposti ad ablazione con catetere e pazienti trattati con antiaritmici
a lungo termine

PREVALENCE,
CLINICAL PROFILE, AND CARDIOVASCULAR OUTCOMES OF ATRIAL FIBRILLATION PATIENTS
WITH ATHEROTHROMBOSIS
Goto S, Bhatt DL, Röther J, et al.
Am Heart J 2008; 156:855-863
RIASSUNTO
CONTESTO La fibrillazione atriale (AF) è uno dei principali
fattori di rischio (RF) per l'ictus ischemico. La sua prevalenza e l'impatto
prognostico in pazienti con aterotrombosi non sono chiari.
METODI Sono stati confrontati i fattori di rischio, l'uso di farmaci
e gli esiti cardiovascolari ad un anno (morte CV, infarto miocardico e
ictus) tra pazienti con AF e pazienti senza AF nel REduction of Atherothrombosis
for Continued Health (REACH) Registry, una coorte prospettica
internazionale di 68.236 pazienti extra-ospedalieri con aterotrombosi
accertata o almeno 3 fattori di rischio aterotrombotici.
RISULTATI I dati sulla fibrillazione atriale e su 1 anno di follow-up
erano disponibili per 63.589 pazienti. La prevalenza di AF era del 12,5%,
13,7%, 11,5% e 6,2% rispettivamente tra pazienti con arteriopatia coronarica,
malattie CV, arteriopatia periferica e pazienti con solo fattori di rischio.
Dei 6814 soggetti con AF, il 6,7% era andato incontro a morte CV, infarto
miocardico non fatale o ictus non fatale entro un anno. L'incidenza annuale
di ictus non fatale (2,4% vs 1,6%, p<0,0001) e di angina instabile
(6,0% vs 4,0%, p<0,00001) era più alta e le morti CV erano più
del doppio (3,2% vs 1,4%, p<0,0001) in pazienti con AF rispetto a quelli
senza fibrillazione. Dei pazienti ad alto rischio di trombosi, molti di
quelli con AF ricevevano farmaci antipiastrinici, ma solo il 53,1% era
trattato con anticoagulanti orali. Anche con un alto punteggio CHADS2
(insufficienza cardiaca congestizia [C], storia di ipertensione [H], età
>75 anni [A], diabete mellito [D] o storia di ictus o attacchi ischemici
transitori [S]) l'uso di anticoagulanti non era molto diffuso (59%). I
tassi di sanguinamento richiedente l'ospedalizzazione erano più
alti nei pazienti con AF rispetto a quelli senza fibrillazione (1,5% vs
0,8%; p<0,0001), probabilmente a causa dell'uso più frequente
di anticoagulanti (53,1% vs 7,1%).
CONCLUSIONI La fibrillazione atriale è comune nei pazienti
con aterotrombosi, associata ad esiti CV fatali e non fatali e ad un sottoutilizzo
di anticoagulanti orali.
Tassi
di eventi per morte CV, infarto miocardico e ictus in pazienti con e senza
storia di AF
(aggiustati per età, sesso, fumo, diabete, ipertensione, ipercolesterolemia)
Rischio annuale di eventi CV in pazienti con AF e con diversi punteggi
CHADS2
(aggiustati per età, sesso, fumo, diabete, ipertensione, ipercolesterolemia)
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