Tre studi
hanno analizzato le differenze tra uomini e donne in relazione ad outcome
clinici come il controllo dell'ipertensione e il trattamento e la mortalità
post-infarto.
DIFFERENZE
DI GENERE NEL CONTROLLO PRESSORIO
GENDER DIFFERENCES IN OFFICE AND AMBULATORY CONTROL
OF HYPERTENSION
Banegas JR, Segura J, de la Sierra A, et al.
Am J Med 2008: 121: 1078-1084
Le donne hanno un miglior controllo della pressione arteriosa (PA)
rilevata con monitoraggio continuo durante la normale attività
giornaliera ("ambulatory", secondo la terminologia inglese)
rispetto agli uomini, probabilmente a causa della maggior frequenza di
ipertensione isolata misurata nello studio del medico o in strutture sanitarie
("office"). Queste conclusioni derivano da uno studio
di circa 30.000 uomini e donne con ipertensione trattata, arruolati nello
Spanish Ambulatory Blood Pressure Registry e analizzati allo scopo
di rilevare le differenze di genere nel controllo pressorio. Sia la PA
in studio che ambulatoriale erano tenute al di sotto di 130/80 mmHg nel
16,4% delle donne e nel 14,7% degli uomini, una differenza significativa
(p<0,001). Una proporzione simile di uomini e di donne avevano una
PA in studio ben controllata, indipendentemente dai valori ambulatoriali
(22,6% vs 22,3%). L'ipertensione mascherata (cioè, PA in studio
<140/90 mmHg e PA ambulatoriale >=130/80 mmHg) era significativamente
meno comune nelle donne che negli uomini (5,9% vs 7,9%; p<0,001). Per
contro, l'ipertensione isolata in studio (cioè, PA in studio >=140/90
mmHg e PA ambulatoriale <130/80 mmHg) era più comune nelle donne
che negli uomini (32,5% vs 24,2%; p<0,001). Da notare, le differenze
di genere nel controllo pressorio non erano spiegate da differenze di
età, numero di farmaci antipertensivi, durata dell'ipertensione
e fattori di rischio.
Controllo
pressorio in pazienti ipertesi trattati sulla base dei valori in studio
e di quelli ambulatoriali, per sesso
NELLE
CURE E NELLA MORTALITÀ DOPO INFARTO MIOCARDICO
SEX DIFFERENCES IN MEDICAL CARE AND EARLY DEATH AFTER ACUTE MYOCARDIAL
INFARCTION.
Jneid H, Fonarow GC, Cannon CP, et al.
Circulation, pubblicato on line l'8 dicembre 2008
Le donne colpite da infarto miocardico con innalzamento del
tratto ST (STEMI) presentano una mortalità precoce maggiore di
quella degli uomini e ricevono in misura minore trattamenti tempestivi
e procedure invasive. Questo è quanto emerge da un'analisi dei
dati provenienti dall'American Heart Association su 78.254 pazienti
con infarto miocardico trattati negli Usa dal 2001 al 2006. Dall'analisi
multivariata, dopo aggiustamento per fattori confondenti, la mortalità
durante il ricovero fra i pazienti con STEMI è risultata del 10,2%
nelle donne e del 5,5% negli uomini (p<0,0001; OR 1,12; IC al 95% 1,02-1,23).
Inoltre, le donne avevano ricevuto meno terapia precoce con aspirina e
con beta-bloccanti e interventi di riperfusione; anche i tempi necessari
per l'esecuzione di tali interventi risultavano maggiori nella popolazione
femminile. Dopo aggiustamento per multivariate, nessuna differenza di
mortalità era evidenziabile sulla popolazione totale, suggerendo
che il genere di per sé non rappresenta un fattore predittivo indipendente
di mortalità precoce nei pazienti infartuati.
Tassi
di mortalità intraospedaliera per uomini e donne ricoverati nella
coorte di infarto miocardico acuto e nella sottopopolazione di IMA con
innalzamento del tratto ST
DIFFERENZE
DI GENERE NELLA PROGNOSI POST-INFARTO IN SOGGETTI DIABETICI
WOMEN YOUNGER THAN 65 YEARS WITH DIABETES MELLITUS ARE
A HIGH-RISK GROUP AFTER MYOCARDIAL INFARCTION: A REPORT FROM THE SWEDISH
REGISTER OF INFORMATION AND KNOWLEDGE ABOUT SWEDISH HEART INTENSIVE CARE
ADMISSION (RIKS-HIA)
Norhammar A, Stenestrand U, Lindbäck J, et al.
Heart 2008; 94:1565-70
Le donne diabetiche al di sotto dei 65 anni tendono ad avere un
profilo di rischio cardiovascolare peggiore degli uomini diabetici della
stessa età, con conseguenti tassi di mortalità più
alti in seguito ad un infarto miocardico. Questo è quanto osservato
in uno studio svedese che ha voluto identificare le differenze correlate
al genere in termini di prognosi, fattori di rischio e trattamento tra
25.555 pazienti con meno di 65 anni, in terapia dal 1995 al 2002 per infarto
miocardico. In questa coorte, il 23% dei soggetti erano donne; il 21%
delle donne e il 16% degli uomini erano stati identificati come diabetici.
Durante un follow-up medio di 4,4 anni, la mortalità era significativamente
più alta tra le donne diabetiche in questa classe di età
che tra gli uomini diabetici (rischio relativo 1,34). In confronto ai
pazienti maschi, le donne avevano tassi superiori di ipertensione e insufficienza
cardiaca ed erano più frequentemente fumatrici. Meno donne che
uomini erano sottoposte a procedure di rivascolarizzazione precedenti
al primo IM, erano trattate con beta-bloccanti endovena o avevano prescrizioni
di ACE-inibitori alla dimissione. Tuttavia i ricercatori attribuiscono
la più alta mortalità ai fattori di rischio, piuttosto che
a differenze nel trattamento. Per contro, non c'erano significative differenze
correlate al genere nella mortalità tra gli anziani o tra i non
diabetici.
Probabilità
di sopravvivenza stimata per età, sesso e stato diabetico dopo
infarto miocardico
(A) 65 anni, (B) 65-74 anni, (C) 74 anni
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