STATINE E RIDUZIONE DEL RISCHIO DI ALZHEIMER



STATINS ARE ASSOCIATED WITH A REDUCED RISK OF ALZHEIMER DISEASE REGARDLESS OF LIPOPHILICITY. THE ROTTERDAM STUDY
Haag MD, Hofman A, Koudstaal PJ, et al.
J Neurol Neurosurg Psychiatry 2009; 80:13-7



In questo ampio studio di coorte il trattamento con statine ha mostrato di ridurre l'incidenza del morbo di Alzheimer, indipendentemente dalle caratteristiche idrofile o lipofile della molecola.

RIASSUNTO

CONTESTO Studi trasversali suggeriscono che gli utilizzatori di statine sono meno a rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer (Alzheimer disease, AD). Il meccanismo alla base di questa associazione non è chiaro. Dal momento che il colesterolo è essenziale per le normali funzioni cerebrali, l'effetto di questi farmaci sul colesterolo serico è considerato un potenziale meccanismo d'azione. Tuttavia, il colesterolo del cervello è sintetizzato in situ e gli scambi con la periferia sono impediti dalla barriera emato-encefalica. Per questo, l'influenza della riduzione del colesterolo serico sull'omeostasi lipidica cerebrale è argomento di dibattito. Indagini prospettiche hanno fornito evidenze contrastanti. Inoltre, non è chiaro se l'associazione sia diversa per le statine lipofile, che più facilmente possono attraversare la barriera emato-encefalica, rispetto a quelle idrofile.
OBIETTIVI Valutare prospetticamente l'esistenza di un'associazione tra uso delle statine e rischio di AD e determinare se tale associazione fosse diversa per statine lipofile e idrofile.
METODI In totale, 6992 partecipanti dello studio prospettico con base di popolazione Rotterdam Study sono stati seguiti, dal basale (1990-1993) a gennaio 2005 per rilevare l'incidenza di AD. I dati relativi a tutte le prescrizioni sono stati ricavati dalle registrazioni farmaceutiche. Per ogni data in cui si era verificato ciascun evento, l'uso di farmaci ipocolesterolemizzanti nelle persone che hanno sperimentato l'evento e in tutte le persone rimanenti nella coorte è stato categorizzato come "qualsiasi uso" o "nessun uso".
E' stata effettuata una distinzione tra statine lipofile e idrofile, e altri farmaci ipolipemizzanti. I dati sono stati analizzati utilizzando la regressione di Cox, aggiustando per età, sesso e potenziali confondenti.
RISULTATI Durante il follow-up (in media 9 anni), 582 persone hanno sviluppato AD. Rispetto ai non utilizzatori di ipolipemizzanti, l'uso di statine era associato ad una riduzione del rischio di AD (Hazard ratio [HR] 0,57; IC 95% 0,37-0,90), mentre non c'era la stessa evidenza per l'uso di altri ipolipemizzanti (1,05; 0,45-2,44). Gli HR erano simili per statine lipofile (0,54; 0,32-0,89) e idrofile (0,54; 0,26-1,11).
CONCLUSIONE Nella popolazione generale, l'uso delle statine, ma non di altri ipolipemizzanti, era associato ad un minor rischio di AD rispetto al non uso. L'effetto protettivo era indipendente dalla lipofilia delle statine.


Hazard ratio (HR) di morbo di Alzheimer con l'uso di statine e altri ipolipemizzanti
Esposizione
Morbo di Alzheimer
.
Casi
HR (IC 95%) - Modello 1*
Casi
HR (IC 95%) - Modello 2**
Non uso
546
1,00 (riferimento)
438
1,00 (riferimento)
Statine†
30
0,58 (0,38-0,88)
28
0,57 (0,37-0,90)
- Statine lipofile
25
0,55 (0,34-0,89)
23
0,54 (0,32-0,89)
- Statine idrofile
9
0,52 (0,26-1,05)
9
0,54 (0,26-1,11)
Ipolipemizzanti diversi dalle statine‡
12
1,04 (0,45-2,40)
12
1,05 (0,45-2,44)
*Modello 1: aggiustato per età, sesso, ed uso di altri ipolipemizzanti, se applicabile
**Modello 2: Modello 1 ulteriormente aggiustato per istruzione, pressione sistolica, fumo, colesterolo totale, indice di massa corporea, diabete mellito e malattie cardiovascolari e cerebrovascolari
†Il numero di casi esposti per ogni statina era diverso dalla somma dei casi esposti per la possibilità che un soggetto sia trattato con più di una statina
‡Fibrati, resine sequestranti gli acidi biliari e acido nicotinico o derivati