FARMACI
ANTIPSICOTICI E RISCHIO DI MORTE CARDIACA IMPROVVISA
Esistono in letteratura molti dati che associano l'uso di antipsicotici
tipici ad un aumento del rischio di aritmia cardiaca e di morte cardiaca
improvvisa. Tuttavia sono pochi i dati relativi alla sicurezza degli antipsicotici
atipici, che hanno ampiamente rimpiazzato la classe più vecchia
nella pratica clinica. Questo studio ha calcolato l'incidenza di morte
cardiaca improvvisa in uno studio di coorte retrospettivo su 44.218 e
46.089 utilizzatori al basale di farmaci antipsicotici tipici o atipici,
rispettivamente, e 186.600 non utilizzatori appaiati. Gli utilizzatori
correnti di antipsicotici tipici o atipici mostravano tassi più
alti di morte cardiaca improvvisa rispetto ai non utilizzatori, con un
rischio relativo aggiustato di incidenza dell'evento pari a 1,99 e 2,26,
rispettivamente. Per entrambe le classi di farmaci, il rischio per gli
utilizzatori correnti aumentava significativamente all'aumentare della
dose. Questi risultati suggeriscono che, in relazione a questo effetto
avverso, gli antipsicotici atipici non sono più sicuri dei farmaci
utilizzati in precedenza.
[ATYPICAL ANTIPSYCHOTIC DRUGS AND THE RISK OF SUDDEN CARDIAC DEATH.
N Engl J Med 2009; 360:225-35]
ABSTRACT
IN INGLESE
TERAPIA
PER IL CANCRO ALLA PROSTATA E AUMENTO DEL RISCHIO DI SINDROME METABOLICA,
DIABETE MELLITO E CVD
Il cancro alla prostata è il primo tumore per diagnosi e il secondo
per mortalità tra gli uomini americani. A causa dell'aumento della
sua prevalenza tra gli ultracinquantenni, i soggetti a rischio di cancro
prostatico sono gli stessi a maggior rischio di sindrome metabolica, diabete
mellito e arteriopatia coronaria (CAD). Inoltre, il rischio di CAD è
aumentato dalla terapia a lungo termine con terapia di privazione dell'androgeno
(ADT). Per meglio valutare questa associazione, è stata condotta
una ricerca in MEDLINE (1986-2008). I dati così ottenuti hanno
mostrato un aumento del rischio di CVD gravi nei primi mesi dall'inizio
della terapia.
[INCREASED RISK OF METABOLIC SYNDROME, DIABETES MELLITUS, AND CARDIOVASCULAR
DISEASE IN MEN RECEIVING ANDROGEN DEPRIVATION THERAPY FOR PROSTATE CANCER.
Pharmacotherapy 2008; 28:1511-1522]
ABSTRACT
IN INGLESE
IDENTIFICAZIONE
DEI PAZIENTI DA TRATTARE CON STATINE: UTILIZZO DEI DATI NHANES E CONFRONTO
CON I RISULTATI DI JUPITER
Le linee guida correnti per l'utilizzo delle statine si focalizzano su
pazienti con elevati livelli di LDL. Recenti risultati dal trial JUPITER
indicano che la terapia è efficace anche in anziani con LDL a target,
ma con elevati livelli di proteina C-reattiva (PCR). Per stabilire la
dimensione e le caratteristiche della popolazione da trattare con statine
è stata effettuata un'analisi sui dati del NHANES 1999-2004. È
stato così stimato che al 57,9% degli anziani (uomini oltre i 50
anni e donne oltre i 60 anni), o 33.547.000 americani, vengono prescritte
le statine. Inoltre il 19,2%, o 11.144.000, è potenzialmente candidato
alla terapia, tra cui 8.071.000 soggetti con elevata PCR e LDL<130
mg/dL (quelli indicati dai criteri JUPITER) e ulteriori 3.073.000 soggetti
con elevata PCR e LDL tra 130 e 160 mg/dL (estendendo i suddetti criteri).
In questo modo la percentuale di anziani con indicazione al trattamento
con statine salirebbe all'80%.
[FROM HERE TO JUPITER: IDENTIFYING NEW PATIENTS FOR STATIN THERAPY
USING DATA FROM THE 1999-2004 NATIONAL HEALTH AND NUTRITION EXAMINATION
SURVEY. Circ Cardiovasc Qual Outcomes, pubblicato on line l'1 gennaio
2009]
ABSTRACT
IN INGLESE
FUMO DI
SIGARETTA E RISCHIO DI FIBRILLAZIONE ATRIALE
Il fumo di sigaretta aumenta in modo indipendente il rischio di fibrillazione
atriale (FA), sia nei fumatori correnti che negli ex fumatori. I risultati
di questo studio contrastano con quelli osservati per il rischio fumo-correlato
di ischemia cardiaca e patologia polmonare, che in genere tende a diminuire
dopo l'interruzione. In un'analisi su più di 5000 soggetti di almeno
55 anni e senza AF al basale, la probabilità di sviluppare la patologia
in un follow-up mediano di 7 anni era maggiore del 50% in chi si dichiarava
fumatore o ex fumatore, rispetto a chi non aveva mai fumato. Il rischio
aumentava in modo indipendente da età, sesso e indice di massa
corporea, ma anche da prevalenza o incidenza di diabete, infarto miocardico
o insufficienza cardiaca. La durata in anni dell'abitudine al fumo era
positivamente associata al rischio di AF negli ex fumatori, mentre nei
fumatori correnti il trend era inverso: questo dato paradossale può
dipendere dal fatto che, essendo l'AF un disturbo tipico dell'età
avanzata, la mortalità per CVD in giovane età potrebbe aver
selezionato una popolazione meno vulnerabile.
[CIGARETTE SMOKING AND RISK OF ATRIAL FIBRILLATION: THE ROTTERDAM
STUDY. Am Heart J 2008; 156:1163-1169]
ABSTRACT
IN INGLESE
VARIABILITÀ
DEI LIVELLI PRESSORI NOTTURNI ED EVENTI CARDIOVASCOLARI IN SOGGETTI DIABETICI
Questo studio ha indagato il significato prognostico di diverse misure
di variabilità pressoria (durante la notte, durante il giorno o
entrambi) in una popolazione diabetica. In 300 pazienti con diabete di
tipo 2, ipertesi o normotesi, la variabilità pressoria notturna,
diversamente da quella diurna, era un forte predittore di eventi CV, indipendentemente
da covariate, tra cui i livelli di pressione nelle 24 ore e un ritmo circadiano
alterato di pressione. Questo risultato mostra che, oltre al monitoraggio
ambulatoriale, la valutazione della variabilità notturna dei livelli
pressori, un potenziale indicatore di neuropatia autonomica diabetica,
è di grande importanza nella predizione di eventi CV.
[NIGHT TIME BLOOD PRESSURE VARIABILITY IS A STRONG PREDICTOR FOR
CARDIOVASCULAR EVENTS IN PATIENTS WITH TYPE 2 DIABETES. Am J Hypertens
2009; 22:46-51]
ABSTRACT
IN INGLESE
SINDROME
METABOLICA E SINTOMI DEPRESSIVI
Secondo i risultati dello studio di coorte prospettico Whitehall II, la
presenza di sindrome metabolica (SM) può predire una sintomatologia
depressiva in adulti di mezza età. La popolazione in studio includeva
5232 soggetti, tra 41 e 61 anni, con accertamento dei sintomi depressivi
dal 1991 al 1993 e dopo 6 anni, sulla base della scala prevista dal General
Health Questionnaire, e con valutazione di sindrome metabolica al basale.
Dopo aggiustamento per potenziali confondenti, la presenza di sindrome
metabolica è risultata associata ad un aumento di futuri sintomi
depressivi (Odds Ratio 1,38; IC 95% 1,02-1,96). Obesità centrale,
alti livelli di trigliceridi e bassi livelli di HDL, ma non gli altri
determinanti di SM, erano fattori predittivi e spiegavano gran parte dell'associazione
tra SM e comparsa di sintomi di depressione.
[ASSOCIATION BETWEEN METABOLIC SYNDROME AND DEPRESSIVE
SYMPTOMS IN MIDDLE-AGED ADULTS: RESULTS FROM THE WHITEHALL II STUDY. Diabetes
Care, pubblicato on line il 23 dicembre 2008]
ABSTRACT
IN INGLESE
PSORIASI
E RISCHIO DI DIABETE MELLITO
La psoriasi è una patologia cutanea infiammatoria immuno-mediata,
caratterizzata da iperproliferazione mediata da cellule T dei cheratinociti
e da processi infiammatori basati su un complesso background genetico.
Proprio al carattere infiammatorio è imputato l'aumento del rischio
di CVD e di diabete nei pazienti affetti da psoriasi. Scopo di questo
studio era chiarire l'associazione tra psoriasi e sviluppo di diabete
mellito. È stato condotto uno studio caso-controllo innestato su
65.449 pazienti, tra cui sono stati identificati 1061 casi di diabete
mellito, il 59% dei quali mostrava storia di psoriasi (rapporto dei tassi
di incidenza 1,36). I risultati suggeriscono che il rischio di diabete
è lievemente più alto nei pazienti con psoriasi; le stime
del rischio erano maggiori nei soggetti malati da lungo tempo e che ricevevano
un regolare trattamento sintomatico, probabile indice di una maggior severità
della patologia.
[PSORIASIS AND THE RISK OF INCIDENT DIABETES MELLITUS: A POPULATION-BASED
STUDY. Br J Dermatol 2008; 159:1331-1337]
ABSTRACT
IN INGLESE
STORIA
FAMILIARE DI DIABETE DI TIPO 2 E PROFILO METABOLICO NEI PAZIENTI DIABETICI
DI TIPO 1
Questo studio trasversale ha analizzato 1860 pazienti con diabete di tipo
1 (620 con e 1240 senza storia familiare di diabete mellito di tipo 2
[DM2]). I soggetti diabetici con storia familiare di DM2 mostravano una
maggior prevalenza di sindrome metabolica ed un profilo metabolico correlato
all'insulino-resistenza (indice di massa corporea più alto, maggior
circonferenza vita e livelli più alti di trigliceridi, emoglobina
glicata ed insulina/Kg). Per contro, non sono state osservate correlazioni
con pressione arteriosa, complicanze diabetiche o genotipo HLA.
[EFFECT OF PARENTAL TYPE 2 DIABETES ON OFFSPRING WITH TYPE 1 DIABETES.
Diabetes Care 2009; 32:63-8]
ABSTRACT
IN INGLESE
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