RIASSUNTO
CONTESTO Mentre la prevalenza dei fattori di rischio per la malattia
coronarica si è ridotta negli ultimi decenni negli Stati Uniti,
i tassi di infarto miocardico acuto (IMA) sono rimasti stabili. Si è
ipotizzato che questo paradosso sia in parte dovuto all'avvento di biomarker
sempre più sensibili per la diagnosi di IMA.
METODI E RISULTATI Nei partecipanti del Framingham Heart Study
nell'arco di 40 anni sono stati confrontati l'incidenza e i tassi di sopravvivenza
ad un primo IMA diagnosticato solo con elettrocardiogramma (IMA-ECG) o
solo sulla base dei biomarker di infarto (IMA-Marker). È stata
utilizzata la regressione di Poisson per calcolare i tassi annuali di
incidenza di primo IMA in quattro decenni (1960-1969, 1970-1979, 1980-1989
e 1990-1999) e sono stati confrontati i tassi di IMA-ECG con quelli di
IMA-Marker. È stata effettuata un'analisi a rischi proporzionali
di Cox per confrontare la fatalità di IMA nelle 4 decadi. Nel 9824
persone (54% donne; follow-up 212.539 anni-persona; età tra 40
e 89 anni), si sono verificati 941 eventi, inclusi 639 IMA-ECG e 302 IMA-Marker.
Dal 1960 al 1999 i tassi di IMA-ECG sono diminuiti di circa il 50% e quelli
di IMA-Marker sono circa raddoppiati. I tassi non aggiustati di fatalità
nei periodi 1960-1969 e 1990-1999 erano 0,20 e 0,14 a 30 giorni, 0,24
e 0,21 ad 1 anno e 0,45 e 0,41 a 5 anni. La fatalità per IMA a
30 giorni, 1 anno e 5 anni, aggiustata per età e sesso, era ridotta
del 60% nel periodo 1960-1999 (p per il trend <0,001), con decrementi
paralleli osservati per IMA-ECG e IMA-Marker.
CONCLUSIONI Negli ultimi 40 anni i tassi di IMA-ECG si sono ridotti
del 50%, mentre quelli di IMA-Marker sono raddoppiati. Questi risultati
offrono una spiegazione per l'apparente stabilità dei tassi nazionali
di infarto miocardico acuto, a fronte dei miglioramenti nella prevenzione
primaria. Si fa notare inoltre che questo studio, come altri precedenti,
evidenzia una riduzione della mortalità cardiaca pari al 40-50%
negli Usa dal 1968 al 2000 e una diminuzione del 50% dell'incidenza di
IMA quando quest'ultimo è diagnosticato mediante ECG: questi dati,
secondo gli autori del rapporto, implicano che gli sforzi compiuti in
prevenzione primaria hanno influenzato l'incidenza stessa dell'IMA; il
fatto che tale valore nei pazienti ospedalizzati non sia diminuito in
modo analogo viene fatto risalire alla maggiore sensibilità dei
biomarker.
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