SELEZIONE DELLA LETTERATURA



USO DI FANS E RISCHIO DI INFARTO MIOCARDICO
L'uso di alcuni antinfiammatori non steroidei (FANS) è stato associato all'aumento del rischio cardiovascolare in determinati sottogruppi di pazienti, ma non è chiaro se l'eccesso di rischio esista anche in pazienti apparentemente sani. Questo studio di coorte retrospettivo, condotto su 1.028.437 soggetti senza storia di ricoveri ospedalieri o farmacoterapia concomitante, ha rilevato hazard ratio (IC al 95%) di morte/infarto miocardico pari a 1,01 (0,96-1,07) per ibuprofene, 1,63 (1,52-1,76) per diclofenac, 0,97 (0,83-1,12) per naprossene, 2,13 (1,89-2,41) per rofecoxib e 2,01 (1,78-2,27) per celecoxib, rispetto al non uso di FANS. È stato osservato un aumento dose-dipendente del rischio cardiovascolare per gli inibitori COX-2 selettivi e per diclofenac.
[RISK OF MYOCARDIAL INFARCTION AND DEATH ASSOCIATED WITH THE USE OF NONSTEROIDAL ANTI-INFLAMMATORY DRUGS (NSAIDS) AMONG HEALTHY INDIVIDUALS: A NATIONWIDE COHORT STUDY. Clin Pharmacol Ther 2009; 85:190-7]
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RISK SCORE PER LA FIBRILLAZIONE ATRIALE DAL FRAMINGHAM HEART STUDY

I ricercatori del Framingham Heart Study hanno prodotto un risk score che consente di predire il rischio di aritmia a 10 anni in soggetti senza fibrillazione atriale. Sulla base di dati da più di 4000 soggetti e utilizzando l'analisi di regressione di Cox, sono stati individuati alcuni forti predittori di fibrillazione atriale, quali età, sesso, indice di massa corporea, pressione sistolica, trattamento antipertensivo, intervallo P-R, soffio cardiaco clinicamente rilevante e insufficienza cardiaca. Da fattori clinici facilmente accessibili nella pratica medica primaria, questo risk score aiuta l'identificazione di soggetti a rischio di fibrillazione atriale, definisce le tecnologie o i marker per il miglioramento della predizione del rischio e consente di indirizzare le misure preventive verso i pazienti ad alto rischio.
[DEVELOPMENT OF A RISK SCORE FOR ATRIAL FIBRILLATION (FRAMINGHAM HEART STUDY): A COMMUNITY-BASED COHORT STUDY. Lancet 2009; 373:739-745]
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STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO DI SINDROME CORONARICA ACUTA DA PARTE DEI MEDICI

I medici non sono in grado di riconoscere i maggiori predittori di rischio nei pazienti con sindrome coronarica acuta (ACS) e non considerano queste variabili prognostiche nella valutazione complessiva del rischio. Inoltre, mentre l'intensità del trattamento corrisponde al rischio stabilito dal medico, c'è scarsa correlazione tra questa valutazione e i risk score validati. I risultati di questo studio spiegano in parte il paradosso trattamento-rischio, per cui i pazienti a rischio più alto ricevono una terapia meno aggressiva a causa di una stratificazione del rischio non ottimale. Analizzando le valutazioni del rischio effettuate dai medici e confrontandole con le misurazioni GRACE, PURSUIT e TIMI su 1956 pazienti con ACS, è emersa una scarsa correlazione; inoltre non c'era associazione significativa tra la categoria di alto rischio e alcune variabili prognostiche quali storia di insufficienza cardiaca, fattori emodinamici e livelli di creatinina.
[UNDERSTANDING PHYSICIANS' RISK STRATIFICATION OF ACUTE CORONARY SYNDROMES. Arch Intern Med 2009; 169: 372-378]
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ABITUDINE AL FUMO E RISCHIO DI IPERTENSIONE

Il fumo di sigaretta sembra avere un modesto ruolo protettivo contro l'ipertensione, effetto mediato dalla circonferenza vita. Lo studio condotto da ricercatori turchi ha arruolato 2427 uomini e donne (45,8 anni in media), senza ipertensione o nefropatia al basale, e li ha seguiti per 7,4 anni mediamente, durante i quali 775 soggetti hanno sviluppato ipertensione (tasso di incidenza 3,8%). le caratteristiche al basale indipendentemente associate a ipertensione erano età (odds ratio 1,68 per decade), sesso femminile (OR 1,4) e circonferenza vita (OR 1,52 per 11 cm). Da notare, i fumatori correnti avevano un rischio più basso di sviluppare ipertensione rispetto ai non fumatori, mentre per gli ex fumatori il rischio era maggiore. Negli adulti analizzati, l'abitudine al fumo giocava un ruolo protettivo al limite della significatività, per lo più tramite l'effetto sulla circonferenza vita.
[LIFESTYLE AND METABOLIC DETERMINANTS OF INCIDENT HYPERTENSION, WITH SPECIAL REFERENCE TO CIGARETTE SMOKING: A LONGITUDINAL POPULATION-BASED STUDY. Am J Hypertens 2009; 22:156-62]
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SOVRAPPESO E FUMO NEGLI ADOLESCENTI E RISCHIO DI MORTE

L'obesità negli adolescenti può conferire lo stesso rischio di morte prematura riscontrabile in forti fumatori adulti; anche il sovrappeso comporta un rischio confrontabile a quello tipico di chi fuma meno di 10 sigarette al giorno. Lo studio ha osservato per 38 anni 45.920 uomini (età media 18,7 anni), di cui erano disponibili i dati raccolti alla visita militare relativi all'indice di massa corporea e all'abitudine al fumo. Durante un follow-up di 1,7 milioni di anni-persona, si sono verificate 2897 decessi. Il rischio di morte aumentava negli uomini in sovrappeso (Hazard ratio 1,33; IC al 95% 1,15-1,53; tasso di incidenza IR 23/10.000 anni persona) e obesi (HR 2,14; 1,61-2,85; IR 38/10.000 anni-persona) vs i normopeso (IR 17/10.000 anni-persona). Il rischio di morte era maggiore nei fumatori di <=10 sigarette al giorno (HR 1,54; 1,41-1,70; IR 15/10.000 anni-persona) o di >10 sigarette al giorno (HR 2,11; 1,92-2,31; IR 26/10.000 anni-persona) vs i non fumatori (IR 14/10.000 anni-persona).
[COMBINED EFFECTS OF OVERWEIGHT AND SMOKING IN LATE ADOLESCENCE ON SUBSEQUENT MORTALITY: NATIONWIDE COHORT STUDY. BMJ 2009; 338:b496]
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ETÀ DEL MENARCA E MORTALITÀ TOTALE E PER ISCHEMIA CARDIACA

Uno studio di coorte su 19.462 donne seguite per 12 anni ha indagato la relazione tra l'età al menarca e la mortalità per ischemia cardiaca o ictus, riscontrando un'associazione lineare inversa dipendente dall'età e parzialmente spiegabile attraverso correlazioni dell'età al menarca con altre variabili. Tale associazione sembrava più forte per la morte da ictus che per la mortalità cardiaca. È stato osservato che le donne con menarca più precoce negli anni mostrano un moderato ma significativo aumento della mortalità totale, per ischemia cardiaca o per ictus (per ogni anno di ritardo, 4,5%, 6,0% e 8,6%, rispettivamente). La mortalità era più alta anche nelle donne con menarca tardivo (16-18 anni).
[AGE AT MENARCHE, TOTAL MORTALITY AND MORTALITY FROM ISCHAEMIC HEART DISEASE AND STROKE: THE ADVENTIST HEALTH STUDY, 1976-88. Int J Epidemiol 2009; 38:245-52]
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