SELEZIONE DELLA LETTERATURA



USO DI STATINE E ASMA
Pazienti adulti asmatici in terapia con statine hanno un rischio inferiore del 33% di ospedalizzazione o accesso al pronto soccorso rispetto a soggetti con asma che non assumono statine, secondo quanto presentato all'American Academy of Asthma, Allergy and Immunology (AAAAI) Annual Meeting 2009. I dati sono stati ricavati da uno studio di coorte retrospettivo che ha utilizzato un database americano su base nazionale, contenente le registrazioni di oltre 12.000 pazienti. I soggetti che non ricevevano statine erano significativamente più giovani (57±17 anni vs 67±11 anni; p<0,0001), per lo più donne. A 12 mesi, l'incidenza di ospedalizzazione era del 17% tra i non utilizzatori di statine, rispetto a meno del 15% tra gli utilizzatori; le visite al pronto soccorso erano richieste al 15% dei non utilizzatori e all'8% degli utilizzatori. Complessivamente, l'incidenza di accesso ospedaliero era ridotta del 30% con l'utilizzo di statine. Questi risultati suggeriscono l'esistenza di una connessione, ma mancano i dati per ipotizzare il meccanismo sottostante.
[AAAAI 2009: STATIN USE SIGNIFICANTLY LOWERS RISK FOR HOSPITALIZATION FOR ASTHMA. Fonte: Medscape. 17 marzo 2009]

ASPIRINA E RISCHIO DI DIABETE
Utilizzando i dati del Physician's Health Study, condotto per 22 anni su oltre 22.000 soggetti apparentemente sani, è stata effettuata un'analisi sulla correlazione tra l'uso di aspirina e il rischio di diabete di tipo 2, utilizzando un modello a rischi proporzionali di Cox. Nel periodo di follow-up sono stati riportati 1719 casi di diabete. L'hazard ratio di sviluppare la patologia diabetica era 0,86 per i pazienti trattati con aspirina. I risultati sugeriscono una piccola ma significativa riduzione del rischio di diabete associata all'assunzione quotidiana di aspirina; questo effetto benefico dovrebbe essere aggiunto alla lista dei benefici clinici prodotti dalla terapia con aspirina.
[ASPIRIN USE AND RISK OF TYPE 2 DIABETES IN APPARENTLY HEALTHY MEN. Am J Med 2009; 122:374-379]

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CARNE ROSSA E MORTALITÀ
Uno studio prospettico statunitense ha seguito per 10 anni oltre mezzo milione di pensionati, con età iniziale tra 50 e 71 anni, e ha mostrato l'esistenza di un rapporto con la mortalità. Gli autori hanno analizzato la relazione tra i consumi (rilevati tramite questionario e classificati in quintili) di carne rossa (bovino e suino), di preparazioni di carne rossa o bianca (quali salumi, insaccati, hamburger, ripieni, precotti, sughi per pasta o pizza), di carne bianca (pollame e pesce), e la mortalità totale e specifica per cancro, malattie cardiovascolari e altre cause. In 10 anni di follow-up, sono morti circa 48.000 uomini e 23.000 donne. Per uomini e donne nel quintile più alto di carne rossa e preparazioni è risultato un aumento di rischio di mortalità totale del 36% rispetto al quintile più basso; è stato riscontrato un incremento sia per i tumori che per le malattie cardiovascolari. Per la carne bianca, invece, c'era una relazione inversa per il quintile più alto in confronto al più basso rispetto alla mortalità totale, per cancro o altra causa. La carne rossa è quindi risultata troppo ricca di nutrienti, grassi e sostanze cancerogene. Ecco perché andrebbe consumata con moderazione, a favore di alimenti più leggeri e salutari.
[MEAT INTAKE AND MORTALITY: A PROSPECTIVE STUDY OF OVER HALF A MILLION PEOPLE. Arch Inter Med 2009; 169: 562-571]

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PREDIZIONE DEL RISCHIO DI DIABETE DI TIPO 2: DERIVAZIONE E VALIDAZIONE DEL QDSCORE
Allo scopo di sviluppare e validare un nuovo algoritmo di rischio del diabete (il QDScore) è stata esaminata una popolazione di 2.540.753 pazienti di età compresa tra 25 e 79 anni (16.436.135 anni-persona di osservazione), tra i quali sono stati riscontrati 78.081 casi incidenti di diabete. È stato utilizzato un modello a rischi proporzionali di Cox per identificare le variabili predittive dello sviluppo di diabete: etnia, età, sesso, indice di massa corporea, abitudine al fumo, storia familiare di diabete, Townsend deprivation score (un punteggio basato sullo stato di occupazione e sulle condizioni di vita) ipertensione trattata, malattia cardiovascolare e uso corrente di corticosteroidi. Questo algoritmo ha il vantaggio di non richiedere test di laboratorio e di essere facilmente applicabile nella pratica clinica quotidiana.
[PREDICTING RISK OF TYPE 2 DIABETES IN ENGLAND AND WALES: PROSPECTIVE DERIVATION AND VALIDATION OF QDSCORE. BMJ 2009;338:b880]
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INFLUENZA DELL'ETÀ SULLA RELAZIONE TRA CIRCONFERENZA VITA E MARKER DI RISCHIO CARDIOMETABOLICO
Lo studio ha analizzato una popolazione di 5222 adulti, partecipanti dal 1999 al 2004 al National Health and Nutrition Examination Survey americano. I soggetti sono stati suddivisi in terzili di circonferenza vita e sono stati ricavati alcuni marker di rischio cardiometabolico, tra cui l'insulino-resistenza, alti livelli di proteina C-reattiva, l'ipertensione e concentrazioni elevate di LDL. La regressione logistica, utilizzata per determinare e confrontare le relazioni tra le categorie di circonferenza vita e i suddetti marker in diverse classi di età, ha mostrato un'interazione significativa tra età e circonferenza vita, indicando che la relazione tra quest'ultimo parametro e i marker di rischio è attenuata negli anziani.
[INFLUENCE OF AGE ON THE RELATION BETWEEN WAIST CIRCUMFERENCE AND CARDIOMETABOLIC RISK MARKERS. Nutr Metab Cardiovasc Dis 2009; 19:163e169]
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DETERMINANTI DELL'INCIDENZA DI ASMA NEI BAMBINI
Questo studio si è proposto di valutare gli effetti indipendenti di 47 potenziali determinanti di asma nei primi 10 anni di vita, relativi ai periodi prenatale, perinatale e della prima infanzia. Su una coorte canadese di 26.265 bambini (1990-2002) è stato condotto uno studio caso-controllo; l'aumento del rischio di asma nei bambini era associato alla presenza di almeno uno dei seguenti fattori: patologia broncopolmonare e dermatite atopica nel bambino, somministrazione di ossigeno dopo la nascita, prescrizione di antibiotici nei primi 6 mesi di vita, sesso maschile, asma materna durante la gravidanza, uso di antibiotici, supporto sociale alla madre, asma del padre o dei fratelli. Effetti protettivi sono stati riscontrati in caso di uso di corticosteroidi intranasali durante la gravidanza, utilizzo di camino a legna, presenza in casa di animali domestici prima dello sviluppo di asma, allattamento al seno e assistenza giornaliera del bambino.
[DETERMINANTS OF THE INCIDENCE OF CHILDHOOD ASTHMA: A TWO-STAGE CASE-CONTROL STUDY. Am J Epidemiol 2009; 169:195-205]
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