IPERTENSIONE: NUOVI DATI EPIDEMIOLOGICI



15 MILIONI DI ITALIANI IPERTESI, 'BOOM' NEL NORD EST
Fonte: Adnkronos Salute. 18 maggio 2009



Non è una malattia vera e propria, ma aumenta il rischio di essere colpiti da ictus cerebrale, infarto, insufficienza renale e altre patologie. E' l'ipertensione arteriosa, campanello d'allarme per circa 15 milioni di italiani, con un picco massimo nel nord est della Penisola. Se ne è parlato oggi all'università di Sapienza di Roma, dove si sono riuniti numerosi esperti all'indomani della quinta Giornata mondiale contro la malattia. Nel nostro Paese l'ipertensione arteriosa colpisce indistintamente uomini (33%) e donne (31%), con una condizione di rischio prevalente nei maschi (19%) rispetto al gentil sesso (14%). Il rischio non coinvolge però solo l'Italia, visto che l'ipertensione arteriosa colpisce nel mondo il 30% della popolazione. Gli esperti consigliano dunque la misurazione e il controllo della pressione, ancora oggi miglior strumento possibile per evitare il rischio aggiuntivo di malattie cardiovascolari.Solo nel 5% dei pazienti è possibile individuare una causa specifica dell'ipertensione. Generalmente, invece, gli accertamenti diagnostici più utilizzati non riescono a riconoscere alcuna malattia che possa essere ritenuta responsabile. L'alterazione della pressione può essere causata dall'effetto combinato di vari fattori, quali quelli genetici e ambientali (stress, eccessiva introduzione di sale, obesità). Attualmente sono state infatti identificate alcune forme di ipertensione arteriosa su base genetica, ma la loro prevalenza è molto bassa e non giustifica ancora uno screening genetico esteso. In Italia il record di ipertesi spetta al Nord Est, con il 37% degli uomini e il 29% delle donne colpiti. Seguono poi il Sud e le Isole (33% uomini, 34% donne), il Nord Ovest (33% uomini, 29% donne) e il Centro (31% uomini, 29% donne). Regione per regione, invece, la vetta della graduatoria è della Calabria, con il 45% degli uomini e il 41% delle donne con la pressione alta. Segue il Friuli Venezia Giulia. In fondo alla classifica, troviamo invece l'Abruzzo (24% sia donne che uomini) e le Marche (24% uomini, 23% donne).


IPERTENSIONE DA CAMICE BIANCO: E' VERO ALLARME
Fonte: AGI Salute. 15 giugno 2009

Ipertensione da camice bianco. Non e' un falso allarme, come si crede. E' invece un vero allarme. Una situazione denunciata da 15 italiani su cento non e' da trascurare perche' un terzo di loro, soffre proprio di ipertensione. Inoltre, potrebbe gia' essere presente un danno d'organo. L'ipertensione da 'camice bianco' e' quella che si manifesta in soggetti mentre si fanno misurare la pressione arteriosa nello studio del medico; le stesse persone quando tornano a casa e si misurano da soli scoprono valori normali. L'annuncio al 19° Congresso della Societa' Europea dell'Ipertensione - ESH a Milano, sotto la presidenza del professor Giuseppe Mancia che commenta i risultati emersi in un sottostudio del PAMELA condotto in dieci Centri su duemila persone in tutta la Brianza, sotto il coordinamento del professor Giuseppe Mancia. Ci sono persone che con l'automisurazione in casa, o nell'arco delle 24 ore, rivelano normali valori di pressione arteriosa e quindi stanno tranquilli. Ma questa tranquillita' va in fumo quando le stesse persone si recano nell'ambulatorio del medico e si sottopongono ad un controllo. Sorpresa: i valori sono oltre quelli di tranquillita'. Fino ad ora si e' affermato che l'ipertensione da camice bianco non deve preoccupare. La colpa dei livelli piu' alti e' attribuita all'emozione che il paziente prova quando si trova davanti al medico, teme il responso, si agita. Nessun problema. Il paziente e' tranquillizzato. 'Purtroppo - dice il professore Giuseppe Mancia- non e' cosi'. Lo studio in Brianza ha dimostrato che la pressione da camice bianco non e' da sottovalutare. Tutt'altro. A distanza di dieci anni i pazienti che si emozionano e fanno salire la pressione arteriosa rischiano tre volte piu' di diventare ipertesi rispetto ad un soggetto che e' normoteso. E' un messaggio, quello che viene dal Congresso, rivolto soprattutto al medico di famiglia. Questa condizione e' nota come 'ipertensione da camice bianco', nonostante ne sia stata proposta una definizione piu' descrittiva e meno meccanicistica, quale 'ipertensione clinica isolata'. Tale definizione e' preferibile in quanto l'incremento pressorio rilevato mediante la misurazione ambulatoria non corrisponde all'incremento dei valori di pressione legato alla presenza del medico o dell'infermiera, che rappresenta il vero 'effetto da camice bianco'. Indipendentemente dalla terminologia, gli studi disponibili dimostrano che l'ipertensione clinica isolata si riscontra nel 15 per cento della popolazione generale ed e' responsabile di una percentuale non trascurabile di casi (un terzo o piu') di ipertensione. Esistono, inoltre, evidenze che nella popolazione di pazienti con ipertensione clinica isolata il rischio cardiovascolare e' minore rispetto a cio' che si osserva nei pazienti che presentano un aumento della pressione clinica ed ambulatoria. Tuttavia, diversi studi hanno evidenziato che tale condizione si associa alla presenza di danno d'organo e ad alterazioni metaboliche. Cio' suggerisce che si possa trattare di una condizione non completamente innocente sotto il profilo clinico. I risultati d'altri studi, i cui dati sono stati opportunamente corretti per fattori confondenti quali eta' e sesso, hanno ridimensionato il valore prognostico negativo di questa condizione evidenziando una frequenza d'eventi cardiovascolari intermedia tra quella dei soggetti normotesi e degliipertesi. Anche se puo' essere difficile identificare i pazienti con ipertensione clinica isolata, tuttavia questa condizione e' di comune riscontro nelle donne con ipertensione di grado I (moderata), indipendentemente dall'eta', nei soggetti non fumatori, nei pazienti con una diagnosi recente di ipertensione e nel caso in cui si disponga di poche rilevazioni sfigmomanometriche.