RIASSUNTO
CONTESTO Diverse classi di farmaci antipertensivi possono alterare
il rischio di fibrillazione atriale. Alcuni studi suggeriscono che i farmaci
che interferiscono con il sistema renina-angiotensina possono essere favorevoli
per il loro effetto sul remodeling atriale.
OBIETTIVO Valutare e confrontare il rischio relativo di fibrillazione
atriale incidente tra pazienti ipertesi trattati con farmaci antipertensivi
appartenenti a diverse classi.
DISEGNO Analisi caso-controllo innestata.
SETTING Lo UK General Practice Research Database, un database
di medicina generale ben validato, comprendente le registrazioni di circa
5 milioni di pazienti.
PAZIENTI 4661 pazienti con fibrillazione atriale e 18.642 controlli
appaiati estratti da una popolazione di 682.993 pazienti trattati per
l'ipertensione.
END POINT Confronto del rischio di fibrillazione atriale tra ipertesi
utilizzatori di ACE-inibitori, bloccanti il recettore dell'angiotensina
(ARB o sartani) o beta-bloccanti, con gli utilizzatori di bloccanti dei
canali del calcio come gruppo di riferimento. I pazienti con fattori di
rischio clinici per la fibrillazione atriale sono stati esclusi.
RISULTATI La terapia esclusiva a lungo termine con ACE-inibitori
(odds ratio 0,75; IC al 95% 0,65-0,87), sartani (OR 0,71; 0,57-0,89) o
beta-bloccanti (OR 0,78; 0,67-0,92) era associata a un minor rischio di
fibrillazione atriale rispetto alla terapia corrente con soli bloccanti
dei canali del calcio.
LIMITI Le variazioni pressorie in corso di trattamento non potevano
essere valutate e il rischio di bias da indicazione non può essere
completamente escluso in uno studio osservazionale.
CONCLUSIONE Nei pazienti ipertesi, l'uso a lungo termine di ACE-inibitori,
sartani o beta-bloccanti riduce il rischio di fibrillazione atriale rispetto
all'uso di bloccanti dei canali del calcio.
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