RIASSUNTO
CONTESTO I medici evitano l'uso di beta-bloccanti in pazienti con
pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e patologie cardiovascolari concomitanti
per timori circa gli effetti avversi polmonari. E' stato valutato l'effetto
a lungo termine dei beta-bloccanti sulla sopravvivenza e sulle esacerbazioni
in pazienti con BPCO.
METODI Uno studio di coorte osservazionale che ha usato i dati
dalle cartelle informatizzate di 23 ambulatori di medicina generale in
Olanda. I dati includevano informazioni standardizzate su contatti giornalieri
dei pazienti, diagnosi e farmaci prescritti.
RISULTATI Complessivamente, lo studio includeva 2230 pazienti di
45 anni o più con una diagnosi prevalente o incidente di BPCO
tra il 1996 e il 2006. L'età media (DS) dei pazienti con BPCO
era 64,8 (11,2) anni all'inizio dello studio e il 53% dei soggetti erano
di sesso maschile. Durante un follow-up medio (DS) di 7,2 (2,8) anni,
686 pazienti (30,8%) sono morti e 1055 (47,3%) sono incorsi in almeno
un'esacerbazione di BPCO.
Mediante
analisi di regressione di Cox, sono stati
ottenuti gli hazard ratios di
mortalità crudi o aggiustati
per l'uso di beta-bloccanti (0,70; IC 95%
0,59-0,84 e 0,68; 0,56-0,83, rispettivamente). Gli hazard ratios
per
l'esacerbazione di BPCO
crudi e aggiustati erano 0,73 (0,63-0,83)
e 0,71 (0,60-0,83), rispettivamente. Gli hazard ratios aggiustati
con il metodo del propensity score erano ancora più bassi.
Le analisi di sottogruppo rivelavano che i pazienti con BPCO,
ma senza malattia cardiovascolare manifesta, avevano simili risultati.
CONCLUSIONE Il trattamento con beta-bloccanti può ridurre
il rischio di esacerbazioni e migliorare la sopravvivenza nei pazienti
con BPCO,
probabilmente come risultato delle proprietà protettive
cardiopolmonari.
|