RIASSUNTO
Un recente interesse si è focalizzato sul ruolo che l'infiammazione
può giocare nello sviluppo del tumore alla prostata e sulla possibile
influenza dell'utilizzo di aspirina o di altri farmaci non steroidei (FANS)
su
tale rischio.
In uno studio caso-controllo su base di popolazione, progettato per indagare
la relazione tra questi farmaci e il rischio di cancro alla prostata,
sono stati analizzati i dati dettagliati di 1001 casi di tumore alla prostata
occorsi tra il 1 gennaio 2001 e il 31 dicembre 2005 e di 942 controlli
appaiati per età da King County, Washington.
Una riduzione significativa del 21% del rischio di cancro alla prostata
è stata osservata tra gli utilizzatori correnti di aspirina rispetto
ai non-utilizzatori (IC 95% 0,65-0,96). L'uso a lungo termine del farmaco
(>5 anni: odds ratio [OR] 0,76; 0,61-0,96) e l'utilizzo quotidiano
di basse dosi dello stesso farmaco (OR 0,71; 0,56-0,90) sono stati associati
a una diminuzione del rischio. Non sono emerse evidenze che l'associazione
con l'utilizzo di aspirina variasse con l'aggressività della malattia,
ma vi era una modificazione dell'effetto (p per l'interazione =0,02) con
una variante genetica nella prostglandina-endoperossido-2-sintasi (PTGS2)
(rs12042763).
Il rischio di cancro alla prostata non è correlato con l'uso nè
di FANS né di paracetamolo. Questi risultati contribuiscono ulteriormente
all'evidenza che l'aspirina possa avere una attività chemiopreventiva
contro il tumore alla prostata e sottolineano la necessità di
indagini
più approfondite.
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