PERSISTENZA ALLE STATINE E SVILUPPO DI ARTRITE REUMATOIDE



PERSISTENCE WITH STATINS AND ONSET OF RHEUMATOID ARTHRITIS: A POPULATION-BASED COHORT STUDY
Chodick G, Amital H, Shalem Y, et al.
PLoS Med, pubblicato on line il 7 settembre 2010


I pazienti persistenti nella terapia con statine, presentano una diminuzione del rischio di artrite reumatoide così come quello per eventi cardiovascolari, secondo i risultati di uno studio retrospettivo di oltre 200.000 pazienti in Israele.

RIASSUNTO
CONTESTO Gli effetti benefici delle statine nell'artrite reumatoide (AR) sono già stati ipotizzati, ma non è chiaro se le statine possano prevenirne lo sviluppo. Lo scopo di questo studio di coorte retrospettivo è stato di verificare se l'uso persistente di questa classe di farmaci fosse associato all'insorgenza di AR.
METODI E RISULTATI Il database medico computerizzato di un ampia organizzazione sanitaria in Israele è stato usato per identificare i casi diagnosticati di AR in adulti che si trovavano sotto terapia con statine dal 1998 al 2007. La persistenza con le statine è stata valutata
per ciascun partecipante allo studio, calcolando la proporzione di giorni coperti dal farmaco (proportion of days covered, PDC) al follow-up. Per valutare il possibile effetto del bias da utilizzatore sano (healthy user), è stato esaminato anche il rischio di osteoartite (OA), una patologia degenerativa comune che riguarda le articolazioni e che è improbabile possa essere influenzata dalle statine.
211.627 e 193.770 individui sono stati scelti rispettivamente per l'analisi della coorte di AR e OA. Durante il periodo di follow-up, vi sono stati 2578 casi incidenti di AR (3,07 per 1000 anni-persona) e 17.878 casi incidenti di OA (24,34 per 1000 anni-persona). Il tasso grezzo di incidenza di AR nei pazienti non persistenti (PDC <20%) è stato del 51% più alto (3,89 per 1000 anni-persona) rispetto ai pazienti con persistenza
alta, che sono stati coperti dal farmaco per almeno l'80% nel periodo di follow-up. Dopo aggiustamento per potenziali confondimenti, i pazienti ad alta persistenza hanno avuto una hazard ratio [HR] di 0,58 (IC 95% 0,52-0,65) per AR comparato con i pazienti non persistenti. Ampie differenze sono state osservate nei pazienti più giovani e nei pazienti che avevano iniziato il trattamento con le statine ad alta efficacia. Nell'analisi di coorte per OA, l'alta persistenza con statine è stata associata solo a un modesto decremento del rischio (HR 0,85; 0,81-0,88) rispetto ai pazienti non persistenti.
CONCLUSIONI Il presente studio dimostra un'associazione tra persistenza alla terapia con statine e riduzione del rischio di sviluppo di RA. La relazione tra la continuità nell'uso di statine e l'insorgenza di OA è stata debole e limitata ai pazienti con un breve periodo di follow-up.