RIASSUNTO
CONTESTO Molti farmaci usati per il controllo della pressione arteriosa
sono stati associati al metabolismo osseo. In aggiunta, l'ipertensione
stessa può essere correlata ad una riduzione della densità
minerale ossea. Si è esaminato il rischio relativo di fratture
in soggetti ipertesi che avevano iniziato una monoterapia per il trattamento
antipertensivo.
METODI Si è raccolta un'estesa coorte di pazienti beneficiari
di Medicare con diagnosi di ipertensione che non avevano avuto prescrizioni
di antipertensivi nei 365 giorni precedenti. Tutti hanno successivamente
iniziato il trattamento con un singolo farmaco. I soggetti sono stati
successivamente seguiti, usando i dati di utilizzazione dell'assistenza
sanitaria per determinare il rischio di una tipica frattura osteoporotica.
Sono stati costruiti modelli aggiustati di regressione a rischi proporzionali
di Cox per valutare il rischio relativo di fratture per i diversi farmaci
antipertensivi.
RISULTATI Sono stati identificati 376.061 soggetti idonei. I tassi
di frattura nella coorte totale erano 35,2 per 1000 anni-persona (IC 95%
34,4-36,1). I tassi variavano significativamente a seconda del tipo di
antipertensivo: i tiazidici avevano il tasso più basso (28,5; 25,4-31,9)
mentre i diuretici dell'ansa il tasso più alto (40,0; 46,1-52,1).
In modelli aggiustati per comorbilità rilevanti
e per le co-medicazioni disponibili nei dati di utilizzazione dell'assistenza
sanitaria, il rischio di fratture si riduceva negli utilizzatori di bloccanti
il recettore dell'angiotensina (ARB) (HR 0,76; 0,68-0,86) e di diuretici
tiazidici (HR 0,85; 0,76-0,97) rispetto ai bloccanti dei canali del calcio.
Il rischio aggiustato di frattura non era significativamente differente
per i diuretici dell'ansa, i beta-bloccanti e gli ACE-inibitori.
CONCLUSIONI Il rischio di fratture differisce tra gli utilizzatori
di differenti antiipertensivi.
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