Reuters
Health Information 2002
London (Reuters
Health) Sept 20 - Secondo i risultati preliminari di una nuova ricerca,
il rischio di malattia cardiovascolare nei pazienti con diabete di tipo
II potrebbe essere più alto del 30% rispetto a quanto stimato dal
modello Framingham.
I ricercatori del Poole Diabetes Centre, a Poole, Dorset, e dell'Università
di Southampton, che hanno presentato i risultati del loro studio al 46°
Congresso annuale della Society for Social Medicine tenutosi in settembre
a Liverpool, hanno affermato che le evidenze emerse suggeriscono che alcuni
pazienti ad alto rischio potrebbero non ricevere una terapia adeguata
per ridurre il rischio cardiovascolare.
Lo studio è stato disegnato per verificare se nella determinazione
del rischio basata sull'algoritmo di Framingham venivano identificati
tutti i soggetti a rischio. I ricercatori hanno seguito tutti i pazienti
con una nuova diagnosi di diabete di tipo 2 nell'area di Poole fra il
1996 e il 1998. Nello stesso tempo è stato seguito anche un gruppo
di controllo di soggetti non-diabetici simile per età e sesso.
I risultati hanno evidenziato che il modello di Framingham non è
stato in grado di identificare in media uno su tre eventi cardiovascolari.
Questi dati sono stati osservati sia nei maschi che nelle femmine e in
tutti i gruppi di età.
I ricercatori dello studio affermano che il modello di Framingham, pur
essendo ampiamente riconosciuto a livello scientifico e regolamentativo
ed utilizzato in clinica quale strumento prognostico per valutare il rischio
di sviluppare malattie cardiache, non si è dimostrato, in questo
studio, in grado di fornire una stima attendibile del rischio nei pazienti
diabetici, probabilmente perché il periodo di follow-up è
stato troppo breve e perché la coorte originale di Framingham,
studiata per lo sviluppo dell'algoritmo, comprendeva pochi soggetti diabetici.
In conclusione i risultati preliminari dello studio di Poole suggeriscono
che il diabete di tipo 2 è associato ad un rischio di morte doppio
rispetto ai controlli sani, anche nei primi anni successivi alla diagnosi.
La maggior parte di questo riscontro è giustificato dall'aumentato
rischio rilevato nelle donne diabetiche, che hanno una probabilità
di morire tripla rispetto alle donne non diabetiche.
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