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di Farmacovigilanza
SERVIZIO
DI INFORMAZIONE E DOCUMENTAZIONE
A CURA DEL SERVIZIO DI FARMACIA
CIPROFLOXACINA
EFFETTI
AVVERSI IN PAZIENTI CON CARENZA DI GLUCOSIO-6-FOSFATO DEIDROGENASI INTRODUZIONE
La carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD) a livello dei globuli
rossi rappresenta una delle piu' comuni carenze enzimatiche, su base ereditaria
(*), con una prevalenza variabile a seconda delle aree geografiche: 60-62%
tra i Curdi, 11% tra i Neri Americani, percentuali elevate nell'area mediterranea
(fino al 30% in alcune zone della Sardegna). Il G6PD e' un enzima presente
in tutte le cellule, essenziale per la produzione di NADPH; in particolare
svolge un'importante funzione antiossidante all'interno dei globuli rossi
- mediata dalla produzione di glutatione ridotto - nei confronti degli
agenti ossidanti che si formano durante i normali cicli biologici. Tuttavia,
reazioni ossidative importanti possono essere scatenate da altri fattori,
tra i quali i piu' comuni sono rappresentati dalle infezioni e dall'impiego
di alcuni farmaci con proprieta' ossidanti. Nel globulo rosso normale,
in seguito all'esposizione a eventi ossidativi, la quantita' di glucosio
metabolizzato, e conseguentemente di glutatione ridotto, puo' aumentare
di parecchie volte garantendo una efficace azione protettiva a livello
dei gruppi sulfidrilici dell'emoglobina e della membrana cellulare. Diversamente,
i soggetti con carenza di G6pd non sono in grado di mantenere un livello
adeguato di glutatione ridotto nelle loro emazie; di conseguenza i gruppi
sulfidrilici dell'emoglobina si ossidano e l'emoglobina tende a precipitare
all'inerno della cellula (corpi di Heinz); l'emolisi e' la conseguenza
ultima di questo processo. Attualmente si conoscono oltre 400 varianti
di G6PD, di cui piu' di 100 caratterizzate a livello molecolare, distinte
per caratteristiche biochimiche e funzionali, ed a seconda delle quali
si registrano diverse suscettibilita' agli stimoli ossidativi/emolitici;
inoltre, per alcune di queste forme non sono note manifestazioni cliniche,
per altre invece puo' insorgere crisi emolitica anche in assenza di stimoli
specifici. Tuttavia le forme piu' comuni sono quelle che possono dare
origine a crisi emolitica, di gravita' variabile, in seguito all'esposizione
ad un agente ossidativo. Tra queste, le forme piu' diffuse sono la variante
A- e quella mediterranea. La prima e' piu' frequente nelle popolazioni
di colore mentre la forma mediterranea prevale nei paesi del bacino del
Mediterraneo e quindi anche in Italia. Il quadro clinico della variante
mediterranea e' piu' grave di quello manifestato dalla variante dei neri.
Inoltre, come vedremo successivamente, vi sono dei farmaci che sono dannosi
solamente nel portatore della variante mediterranea e non nei portatori
della variante dei neri. La variante frequente negli asiatici, Mahidol,
si comporta come quella mediterranea.
(*) La carenza di G6PD e' un difetto enzimatico che si trasmette con il
cromosoma X e colpisce nella forma piu' grave i maschi emizigoti e le
femmine omozigoti; le femmine eterozigoti hanno un quadro clinico molto
variabile, per lo piu' di minore gravita' rispetto ai maschi emizigoti.
Tuttavia si possono verificare anche nelle femmine eterozigoti dei quadri
seri.
LA SINTOMATOLOGIA CLINICA
Il difetto di G6PD si associa a due diversi tipi di patologia. Una di
queste, la piu' grave, consiste in una anemia emolitica cronica denominata
anemia emolitica cronica non sferocitica. Quest'ultima e' una condizione
infrequente dovuta a rare varianti che compromettono in modo rilevante
la funzione dell'enzima. Le varianti piu' comuni, la Mediterranea, la
A- dei neri e la Mahidol del Sud Est Asiatico si manifestano con quadri
acuti legati all'intervento di fattori scatenati ma non producono una
emolisi cronica. I quattro clinici fondamentali associati a queste varianti
sono: a. ittero neonatale; b. anemia emolitica acuta da ingestione di
fave; c. anemia emolitica acuta di farmaci; d. anemia emolitica acuta
scatenata da infezioni e nell'acidosi diabetica.
a. ITTERO NEONATALE. Puo' assumere due diversi aspetti clinici. la forma
piu' comune puo' essere considerata come una forma piu' seria dell'ittero
fisiologico ed e' probabilmente legata al difetto enzimatico nel parenchima
epatico. In questa forma l'ittero insorge nella 2a-3a giornata e l'anemia
e' modesta. La seconda variante, molto rara, e' una condizione grave ed
assume l'aspetto di una anemia emolitica. In questi casi vi sono fattori
scatenanti in parte noti (farmaci, infezioni, v. oltre) ed in parte ignoti.
b. ANEMIA EMOLITICA ACUTA DA INGESTIONE DI FAVE. I pazienti carenti di
G6PD possono sviluppare anemia emolitica in seguito all'ingestione di
fave o in seguito all'allattamento al seno di madri che ne avevano ingerite.
Tale patologia, denominata favismo, si presenta con magiore gravita' nei
bambini o quando le fave sono ingerite crude. Particolarmente rischiose
sono le fave piccole e fresche per la loro ricchezza di principi dannosi.
Il favismo si manifesta anche per ingestione di fave ecche e conservate
in altro modo. L'esistenza di un favismo per via inalatoria non e' dimostrato.
PER RAGIONI NON ANCORA BEN CONOSCIUTE LA CRISI PUO' COLPIRE IL SOGGETTO
PREDISPOSTO ANCHE DOPO ANNI DI INGESTIONE DI FAVE SENZA CONSEGUENZE. La
fisiopatologia della crisi, che sembra correlata alla presenza nelle fave
di divicina e isouramile, non e' stata completamente chiarita e probabilmente
vede coinvolti diversi fattori e meccanismi d'azione, talvolta non prevedibili
in quanto legati alle caratteristiche del singolo individuo. A conferma
di cio', si sottolinea che nonostante tutte le persone che soffrono di
favismo presentino una carenza di G6PD, buona parte dei soggetti carenti
di G6PD non e' sensibile all'azione emolitica delle fave. Non esistono
criteri per distinguere questi tipo di carenza di G6PD.
c. ANEMIA EMOLITICA ACUTA DA FARMACI Per anni, i farmaci con proprieta'
ossidanti sono stati considerati la causa principale di crisi emolitiche
in pazienti carenti di G6PD (soprattutto in seguito al verificarsi di
crisi emolitiche dopo la somministrazione di antimalarici, in particolare
primachina). In conseguenza di cio', sono stati definiti degli elenchi
di sostanze controindicate in tali soggetti, ripetutamente integrati e
modificati nel tempo, a volte anche in assenza di una chiara e certa correlazione
causale tra farmaco d emolisi. Pur ammettendo che descrizioni di casi
singoli (es. melfalan, dimercaprolo) sono difficili da interpretare, se
dopo anni non ci sono altre conferme, appare legittimo considerare la
segnalazione iniziale piu' comune un caso co-incidentale che eziologico.
A rendere ancor piu'difficile la definizione di una lista certa di farmaci
da evitare e' il fatto che le potenzialita' emolitiche di molti farmaci
sono state sovrastimate in quanto buona parte di essi risultano impiegati
in condizioni infettive e/o influenzali che, come ampiamente dimostrato,
rappresentano un importante stress ossidativo. A questo proposito si segnala
brevemente il caso del paracetamolo, farmaco largamente impiegato nella
pratica e spesso citato trai farmaci da evitare nei pazienti con carenza
di G6PD. In realta' si tratta di una sostanza che, alle dosi terapeutiche
e nelle forme piu' comuni di carenza di G6PD, non induce emolisi. Per
quanto riguarda l'acido acetilsalicilico, con ogni propabilita' si tratta
di farmaco innocuo nel soggetto G6PD- carente, anche se vengono segnalati
rari casi di associazione tra emolisi e somministrazione del farmaco in
pazienti febbrili. Non e' chiaro se la causa dell'emolisi sia il farmaco
o la febbre. Ne deriva che nei casi di assoluta necessita' l'acido acetilsalicilico
puo' essere usato a dosi abituali con le dovute cautele. Negli altri casi
puo' essere sostituito come analgesico del paracetamolo e come antinfiammatorio
da altri antinfiammatori non steroidei. Attualmente non si dispone di
test in vitro attendibili per misurare la potenziale tossicita' di un
farmaco nella popolazione affetta da carenza di G6PD e quindi nel definire
una lista di farmaci potenzialmente emolitici ci si affida ad alcune delle
fonti piu' accreditate. Come si puo' osservare nell'elenco delle sostanze
riportato alla fine dell'articolo, si tratta di un numero limitato di
principi attivi, di cui solo alcuni antibiotici (i sulfamidici e i chinoloni)
risultano attualmente di largo impiego. Particolare attenzione deve essere
posta al profilo beneficio/rischio nel caso si renda necessario l'impiego
di alcuni antimalarici. Anche altre sostanze non medicamentose possono
indurre anemia emolitica: es., naftalina, blu di toluidina (impiegato
in alcuni test di laboratorio) o trinitrotoluene. In generale, si raccomanda
di eseguire gli opportuni accertamenti, tramite test di laboratorio, prima
di prescrivere uno dei farmaci riportati nell'elenco finale, soprattutto
se il paziente appartiene ad un sottogruppo di popolazione in cui la crenza
di G6PD e' diffusa. Si tratta comunque di test che hanno una buona attendibilita'
nel caso di soggetti maschi o donne omozigoti. Per le donne eterozigoti
il test puo' essere falsamente negativo, esistendo donne eterozigoti he
hanno una percentuale di cellule carenti molto bassa. Queste donne possono
essere ifentificate con l'analisi del DNA.
d. ANEMIA EMOLITICA ACUTA SCATENATA DA INFEZIONI E NELL'ACIDOSI DIABETICA.
Crisi emolitica nei soggetti carenti di G6PD puo' insorgere entro pochi
giorni dall'inizio di un processo febbrile e/o infettivo di natura virale
o batterica; pur in assenza di dati definitivi, si pensa che l'origine
di tale processo sia da attribuirsi alla formazione di agenti ossidanti
nei leucociti durante il processo di fagocitosi. Anche l'acidosi diabetica
puo' rappresentare uno stress ossidativo in grado di indurre crisi emolitica
nei pazienti con carenza di G6PD. SCHEMATICAMENTE, LE FORME DI EMOLISI
ACUTA DA FARMACI, DA INGESTIONE DI FAVE O SECONDARIE AD INFEZIONE SONO
CARATTERIZZATE DA: - FEBBRE, DOLORI LOBARI, ITTERO DELLE MUCOSE E DELLA
CUTE, SPLENOMEGALIA; - URINE IPERCROMICHE; - ANEMIZZAZIONE E PALLORE,
ASTENIA; - DISPNEA, TACHICARDIA. SUCCESSIVAMENTE COMPAIONO I PRIMI SEGNI
DI UNO SHOCK IPOVOLEMICO O DI INSUFFICIENZA CARDIACA; - IRREQUIETEZZA
E PIANTO NEI BAMBINI.
LA TERAPIA
La carenza di G6PD consente una vita normale e non comporta in genere
alcun disturbi, purche' il soggetti no sia esposto ad agenti ossidativi
che possano dare avvio alla reazione emolitica. L'insorgenza di una crisi
emolitica, invece, richiede una pronta ospedalizzazione per una valutazione
completa dello stato del paziente. Se l'abbassamento dei valori di emoglobina
e' tale da mettere in pericolo l'ossigenazione dei tessuti, si deve provedere
ad una congrua idratazione e, se necessario, a un'emotrasfusione; possono
essere necessarie piu' trasfusioni nei primi giorni di icovero. Non e'
stato ancora accertato il posibile ruolo della deferoxamina. Nell'ittero
neonatale si puo' rendere necessaria l'exanguinotrasfusione nei casi in
cui la bilirubina raggiunga valori elevati nei primi giorni di vita (v.
raccomandazioni specifiche per l'iperbilirubinemia neonatale).
CONCLUSIONE
Nelle popolazioni a rischio per il difetto in G6PD, soprattutto in Sardegna,
nell'Italia Meridionale e nell'area del delta padano (province di Rovigo
e Ferrara), prima di somministrare i farmaci sotto elencati occorre accertarsi
attraverso esami appropriati che il soggetto, sia donna che uomo, non
sia G6PD carente. Alcuni farmaci, come di seguito evidenziato, sono pericolosi
nel soggetto con la variante Mediterranea ma non in soggetti con altre
varianti.
BIBLIOGRAFIA
1. Beutler E. G6PD Deficiency, Blood 1994; 11:3613-36.
2. 2. Beutler E. Glucose-6-phosphate dehydrogenase deficiency. N Engl
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evitare? Informazioni sui Farmaci 1999;5:139-40.
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J Med 1991;24:1742-3.
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deidrogenasi (G6PD). British national Formulary 1999; 38.
6. 6. Drugdex, 1974-1999 Micromedex, Inc. Vol. 103
FARMACI
DA EVITARE IN SOGGETTI G6PD CARENTI
(da Luzzato L Glucose-6-phosphate dehydrogenase deficiency and hemolytic
anemia. In Nathan DG and Oskin SH eds. "Nathan and Oskin Hemtaology
of Infancy and Childhood". WB Saunders Company, 1998, modificata;
British National Formulary n. 239, pagg. 417-8, marzo 2000).
Di seguito sono riportati i principi attivi da evitare in soggetti G6PD
carenti, seppur con gradi di pericolosita' diversi (v. Legenda). Per ogni
principio attivo sono riportate le principali specialita' commercializzate
ad eccezione di quelle che, pur regolarmente autorizzate, non risultano
attualmente disponibili sul mercato italiano. Sono state prese in considerazione
le specialita' somministrabili per via orale e parenterale, anche se i
principi attivi citati potrebbero in teoria essere dannosi anche nelle
picole quantita' che raggiungono il circolo sistemico dopo somministrazione
per uso locale (colliri, preparazioni per uso dermatologico, ginecologico,
etc.). Mancano dati precisi in tal senso. Inoltre, non esistono documentazioni
su farmaci con salificazioni diverse o molecole strutturalmente correlate
a quelle riportate; in tal caso e' opportuno un atteggiamento prudenziale.
LEGENDA *: Farmaci da evitare in tutti i casi di difetto di G6PD **: Farmaci
da evitare in soggetti G6PD carenti di origine Mediterranea, Asiatica
e Mediorientale. 1. In caso di necessita' possono essere usate dosi ridotte
sotto sorveglianza (30 mg per settimana per 8 settimane). 2. Puo' essere
usato, se necessario, ma sotto sorveglianza, nella malaria acuta. 3. Se
somministrato in dosi elevate, puo' determinare emolisi anche in individui
normali. 4. Dosi moderate sembrano innocue. 5. Nei casi di assoluta necessita'
l'acido acetilsalicilico puo' essere usato a dosi abituali (1g) con le
dovute cautele. negli altri casi puo' essere sostituito come analgesico
dal paracetamolo e come antinfiammatorio da altri antinfiammatori non
steroidei. 6. 1 mg di menadiolo puo' essere usato nella profilassi della
malattia emorragica del neonato.
ANTIMALARICI Primachina*,1: Nessuna specialita' autorizzata in Italia,
disponibile come generico. Pamachina*: Non in commercio in Italia Clorochina**,2:
Clorochina Bayer, Ecobi, Ifi e altri generici. Chinina*,: Nicoprive, etc.
SOLFONAMIDICI E SOLFONI Sulfanilamide*, Sulfapiridina*, Sulfadimidina*,
Sulfisoxazolo**: Non in commercio in Italia Sulfacetamide*: Nessuna specialita'
o generico per uso sistemico disponibile in Italia. Cotrimossazolo (sulfametossazolo
+ trimetoprim)*: Abacin, Bacterial, Bactrim, Bactrim perfusione, Chemitrim,
Eusaprim, Gantrim, etc. Sulfasalazina*: Salazopyrin EN etc. Dapsone*,3,
Sulfoxone*,4, Glucosulfone sodico*: Non in commercio in Italia.
CHINOLONI Ac. nalidissico*: Betaxina, Nalidixin, Naligram, Nalissina,
Neo Gram, Uralgin, Urogram, etc.; Ac. Nalidissico Duynacren, Ecobi, Ifi,
etc. Ciprofloxacina*: Ciproxin, Flociprin, etc. Enoxacina*: Bactidan,
Enoxen, etc. Levofloxacina*: levoxacin, Tavanic, etc. Lomefloxacina*:
Chimono, Maxaquin, Uniquin, etc. Norfloxacina*: Flossac, Fulgram, Norflox,
Noroxin, Sebercim, Utinor, etc. Ofloxacina*: Flobacin, Oflocin, etc. Pefloxacina*:
Peflacin, Peflox, etc. Rufloxacina*: Monos, Qari, Tebraxin, etc.
ALTRI ANTIBATTERICI Nitrofurantoina*: Cistofuran, Furadantin, Furedan,
Furil, Macrodantin, Neo Furadantin, etc.; disponibilita' anche come generico.
Furazolidone*: Nessuna specialita' o generico per uso sistemico disponibili
in Italia. Nitrofurazone*: Nessuna specialita' o generico per uso sistemico
disponibili in italia. Cloramfenicolo**: Chemicetina, Chloromycetin, etc.;
disponibile anche come generico. Ac. Paraminosalicilico**: Quadrasa, alfpas,
etc.
ANALGESICI Acido acetilsalicilico**,5: Acesal, Algopirina, Alka Seltzer
Euromed, Alka Seltzerm Alsogil, Alupir, Antinevralgico Knapp, Antireumina,
Ascriptin, Aspegic, Aspidol, Aspiglicina, Aspirina, Aspirina C, Aspirina
03, Aspirina 05 Fte, Aspirina 05 Mast., Aspirinetta, Aspirinetta C, Aspro,
Aspro C, Bufferin, Cafiaspirina, Cardioaspirin, Cardirene, Cemirit, Contralgen,
doloflex, Drin, Flectadolm Geyfritz, Kilios, Migpriv, Murri Antidolorifico,
Neo Cibalgina, Neo Coricidin, Neo Nevral, Neo Nisidina, Neo Uniplus C,
Neo Uniplus, neodone, Upsalgina, Variadol, Verdal, Viamal, Vivin C, etc.
Disponibile anche come generico. Fenacetina**,: Non in commercio in Italia.
ANTIELMINTICI Beta-naftolo*, Stibofene*, Niridazolo*: Non in commercio
in Italia. ALTRI Analoghi della vitamina K*,6: Konakion; Vitalipid, etc.
Chinidina*: Chinteina, Longachin, Naticardina, Natisedina, Ritmocor, etc.;
disponibile anche come generico. Naftalene*: Non in commercio in Italia.
Probenecid*: Disponibile come generico Dimercaprolo*: Bal, etc. Metiltioninocloruro*:
Mictasol bleu, etc.; disponibile anche come generico.
Fonte : Ministero della Sanita'
INTERAZIONI
DEL LITIO
Una donna di 51 anni con disturbo bipolare ha sviluppato disordini del
Sistema Nervoso Centrale dopo aver ricevuto Litio in associazione con
Valsartan. La donna aveva ricevuto Litio per os al dosaggio di 750 mg
al giorno per cinque anni. Due settimane dopo aver iniziato l' assunzione
di Valsartan 80 mg al giorno, era stata riospedalizzata per un episodio
di mania. Altri farmaci assunti dalla donna includevano trytophan, lorazepam
glibenclamide, estrogeni coniugati, ciprofloxacina e quietapina.
Tutti i farmaci sono stati ripresi dopo l' ospedalizzazione ad eccezione
del triptofano. Tre giorni dopo l' ospedalizzazione, la concentrazione
di Litio nel siero della donna era di 1,1 mmoli/L e i livelli di urea
si erano elevati fino a 9,1mmoli/L. Ella ha presentato un aggravamento
del delirio, atassia e uno stato confuso durante le settimane successive.
All' undicesimo giorno di ospedale , la concentrazione di Litio nel sangue
era aumentata a 1,4 mmoli/L . Il Litio era stato rifiutato per 1 giorno
e successivamente ripreso ad un dosaggio ridotto di 600 mg al giorno.
Valsartan era stato sostituito con Diltiazem a lento rilascio per il sospetto
di un' interazione tra Litio e Valsartan. Cinque giorni dopo, la concentrazione
di litio era diminuita a 0,7 mmoli/L e il delirio e l' atassia si erano
risolti. Il dosaggio del Litio e' stato aumentato a 750 mg al giorno con
una concentrazione di Litio stabile intorno a 0,8 mmoli/L. Questo regime
e' stato ben tollerato e l' episodio maniacale si e' risolto nelle due
settimane successive. Un altro caso di incremento della concentrazione
del Litio in associazione con l' assunzione di un' antagonista dell'angiotensina
II, si e' avuto con il Losartan. Gli antagonisti dell' Angiotensina II
possono indurre natriuresi che puo' esitare in una maggiore ritenzione
di litio a livello dei nefroni con il rischio di tossicita' . Una ricerca
sulla banca-dati Adis e su Medline non ha rilevato altri casi di interazione
tra il Litio e il Valsartan. Fonte: Reactions 17 Giugno 2000 : 806-10
GINECOMASTIA
E GALATTOREA
Un gran numero di farmaci puo' causare ginecomastia e/o galattorrea. I
meccanismi interessati sono diversi e alcuni sono incerti o ignoti.
GINECOMASTIA - La ginecomastia consiste nell'ingrossamento della
ghiandola mammaria maschile dovuto a un aumento del tessuto ghiandolare
e stromale. Si puo' verificare fisiologicamente durante tre fasi della
vita, cioe' nel periodo neonatale (per gli estrogeni placentari), nella
puberta' (circa due terzi dei maschi adolescenti) e nella vecchiaia. La
ginecomastia puo' essere causata non solo da alcune malattie sistemiche
croniche o da disturbi endocrini o da tumori ma anche da numerosi farmaci
(Tab. 1) come risultato dell'alterato equilibrio tra effetti estrogeni
e androgeni sulla ghiandola mammaria, che possono essre dovuti a un aumento
degli estrogeni circolanti, a un diminuito livello di androgeni o a una
ridotta sensibilita' agli androgeni. Il riconoscimento della ginecomastia
farmaco-indotta e' importante per evitare inutili sofisticate indagini
relative a malattie sistemiche o endocrine latenti. La ginecomastia farmaco-indotta
e' di solito reversibile a seguito della sospensione del farmaco responsabile.
FARMACI CON ATTIVITA' ESTROGENA - L'uso di estrogeni o di preparati con
attivita' simil-estrogena puo' causare nell'uomo grave ginecomastia. L'ingrossamento
delle mammelle e' comune negli uomini trattati per carcinoma prostatico
con l'estrogeno sintetico dietilstilbestrolo (DES). E' stato segnalato
che i contraccettivi orali usati per l'emofilia inducono ginecomastia.
La ginecomastia prepuberale e' stata associata anche all'applicazione
topica di unguenti e creme per capelli contenenti estrogeni. La ginecomastia
si verifica frequentemente dopo la somministrazione di digitale. Mentre
la digitossina ha proprieta' simil-estrogene intrinseche, la digossina
puo' determinare ginecomastia attraverso un meccanismo di "refeeding"
in uomini debilitanti. In pazienti trattati con digossina e' stato osservato
un aumento degli estrogeni serici totali e una riduzione del testosterone
plasmatico. Il clomifene citrato, quando usato come trattamento empirico
dell'oligospermia idiopatica, puo' causare ginecomastia sia durante la
somministrazione che dopo la sospensione del farmaco. Sebbene generalmente
considerato come un antagonista estrogeno non-steroideo, questo farmaco
e' composto dal cis-isomero antiestrogeno e dal TRANS-isomero estrogeno
e puo' pertanto rivelare deboli proprieta' estrogene.
FARMACI CHE STIMOLANO LA SECREZIONE DI ESTROGENI - La gonadotropina corionica
umana (HCG) e l'ormone rilasciante l'ormone luteinizzante (LHRH), usati
per indurre puberta' e fertilita' in pazienti con ipogonadismo ipogonadotropo,
cuasano ginecomastia per stimolazione preferenziale della produzione di
estrogeni dal testicolo. Cio' spiega anche l'incidenza piu' frequente
di ginecomastia nell'insufficienza testicolare primaria, in cui le concentrazioni
di gonadotropina endogena sono aumentate.
FARMACI CHE RIDUCONO LA SINTESI O GLI EFFETTI DEL TESTOSTERONE - La terapia
prolungata con spironolattone porta alla ginecomastia in una percentuale
significativa di pazienti (30-62%). Il principale meccanismo che ne sta
alla base sembra essere l'inibizione del legame del diidrotestosterone
al suo recettore proteico cellulare. Inoltre, lo spironolattone puo' alterare
il rapporto testosterone/estradiolo aumentando la clearance metabolica
del testosterone e il tasso della sua conversione periferica in estradiolo.
Sembra che la cimetidina provochi ginecomastia soprattutto inibendo il
legame del diidrotestosterone ai recettori androgeni. Inoltre , e' stato
dimostrato che essa determina il blocco della sintesi di testosterone,
che provoca una diminuzione del testosterone plasmatico e un aumento delle
concentrazioni plasmatiche di gonadotropina. Piu' recentemente e' stato
notato un aumento nella concentrazione di estradiolo dovuto alla inibizione
della sua 2-idrossilazione da parte della cimetidina. Questo effetto indesiderato
e' molto comune con le alte dosi di cimetidina usate per il trattamento
della sindrome di Zollinger- Ellison, ma e' di solito reversibile alla
sua sostituzione con ranitidina, un altro antagonista H2. Durante il trattamento
con ranitidina e' stata osservata, sebbene meno comunemente, ginecomastia
dolorosa. L'anticonvulsivamente fenitoina puo' indurre ginecomastia. Il
fenomeno si potrebbe spiegare con la riduzione nella concentrazione di
testosterone libero per l'aumentata quantita' di globuline leganti gli
ormoni sessuali e l'incremento nella conversione di testosterone a estradiolo.
I farmaci citotossici, specie gli agenti alchilanti, sono altamente tossici
per l'epitelio spermatogeno e determinano danno testicolare primario con
azoospermia, testicoli piccoli, ginecomastia e alti livelli serici di
FSH e LH. E' stato dimostrato che sia la produzione che i livelli di testosterone
sono notevolmente diminuiti, sebbene ancora entro il normale range, indicando
che la funzione delle cellule di Leydig e' significativamente alterata,
mentre in alcuni casi le concentrazioni di estrogeni sono modestamente
aumentate. Puo' essere che l'insufficienza funzionale compensata delle
cellule di Leydig mantenga una concentrazione normale o quasi normale
di testosterone a spese di alte concentrazioni seriche di LH, le quali
portano a un aumento relativo della produzione di estrogeni e a un alterato
rapporto estrogeni/androgeni. Vincristina, nitrosuree, metotrexato e il
farmaco adrenotossico o,p'-DDD sono stati tutti associati all'induzione
di ginecomastia. La penicillamina, usata in pazienti con artrite reumatoide
e sclerosi sistemica, e' stata segnalata come causa di ginecomastia nei
maschi e di aumento delle mammelle nelle femmine. Sebbene la ginecomastia
di solito regredisca rapidamente dopo la sospensione della penicillamina,
l'aumento del volume mammario nelle femmine puo' essere abbastanza marcato
da richiedere una mastectomia, chirurgia protesica o un trattamento con
danazolo. Sembra che la penicillamina inibisca la sintesi del testosterone
nei maschi e aumenti l'attivita' estrogena nelle femmine, determinando
rispettivamente ginecomastia e gigantismo del seno. Il ketoconazolo, un
farmaco antifungino, e' stato usato ad alte dosi per la terapia medica
della sindrome di Cushing. Attraverso il suo effetto soppressore sulla
sintesi androgena e glicocorticoide, questo farmaco sopprime le concentrazioni
seriche di testosterone in grado maggiore dell'estradiolo serico e determina
un'alterazione nel rapporto estradiolo/testosterone, che causa ginecomastia.
L'incidenza della ginecomastia, tuttavia, e' bassa quando il farmaco viene
somministrato solo una volta al giorno, perche' questo schema permette
ai livelli di testosterone di ritornare nella norma prima di ciascuna
dose successiva. Antiandrogeni, quali il ciproterone acetato e la flutamide,
possono causare ginecomastia interferendo con il legame degli androgeni
al loro recettore proteico. Ginecomastia e' stata segnalata in diversi
pazienti trattati con diazepam. Il diazepam determina concentrazioni elevate
di estradiolo ma concentrazioni normali di testosterone. I meccanismi
ipotizzati comprendono: (1) aumentata conversione del testosterone a estradiolo;
(2) elevazione delle globuline leganti gli ormoni sessuali, e (3) diminuito
metabolismo periferico o di escrezione degli estrogeni.
FARMACI CON MECCANISMI IGNOTI O INCERTI - Sebbene l'iperprolattinemia
non venga considerata una causa diretta di ginecomastia, la prolattina
puo' contribuire alla ginecomastia attraverso i suoi effetti indiretti
sulla funzione godadica, determinando alterazioni nel rapporto degli estrogeni
circolanti con gli androgeni, il che puo' render conto dell'effetto dei
farmaci antiipertensivi che agiscono centralmente quali reserpina, metildopa,
clonidina e guanabenz, dei farmaci psicotropi, fra cui fenotiazine e antidepressivi
triciclici, e dell'antiemetico domperidone. Ginecomastia e' stata segnalata
anche dopo trattamento con i calcioantagonisti verapamil e nifedipina,
e col verapamil sono stati riscontrati valori elevati di prolattina. Il
meccanismo della ginecomastia indotta dall'abuso di droghe quali fumo
di cannabis (marijuana) ed eroina o somministrazione di metadone resta
incerto. Mentre il testosterone plasmatico tende a essere depresso in
chi usa il metadone, esso rimane entro il range normale in chi usa marijuana
e nella dipendenza da eroina. L'iperprolattineamia e' stata associata
sia al cunsumo di marijuana che di eroina. Vi sono analogie strutturali
tra tetraidrocannabinolo (THC) ed estradiolo. D'altra parte, estratti
grezzi di marijuana, ma non il THC purificato, interagiscono con i recettori
estrogeni, aumentando la possibilita' che la ginecomastia associata alla
marijuana posssa riflettere la presenza di estrogeni vegetali nei preparati
grezzi. Come la digossina, i farmaci antitubercolari isoniazide, etionamide
e tiacetazone sono da lungo tempo noti come causa di ginecomastia in pazienti
debilitanti, attraverso un meccanismo di "refeeding" che si
risolve in un aumento dei livelli di estrogeni. La regressione della ginecomastia
farmaco-indotta dopo la sospensione del medicamento e' stata dimostrata
con bumetanide, sulindac, teofillina, amiodarone e omeprazolo, sebbene
non sia chiaro il meccanismo con cui questi farmaci causano ginecomastia,
cosi' come non lo e' anche nel caso di numerosi altri farmaci quali metronidazolo,
auranofina, etretinato, captopril ed enalapril, e anche ciprofloxacina.
GALATTORREA - La prolattina e' un ormone polipeptidico sintetizzato
e secreto dai lattotropi dell'ipofisi anteriore. La sua principale funzione
e' la stimolazione della lattazione subito dopo il parto. La secrezione
su prolattina e' in modo predominante sotto il controllo inibitorio della
dopamina ipotalamica, sebbene il sistema ipotalamico serotoninergico abbia
un ruolo di stimolazione. Un fattore liberante la prolattina, probabilmente
regolato dalla serotonina, e' stato identificato in estratti ipotalamici
ma non e' ancora stato caratterizzato. L'ormone liberante la tirotropina
e' anche un potente stimolatore del liberatore della prolattina, ma il
significato fisiologico non e' chiaro. Elevati livelli di prolattina (iperprolattinemia)
si possono avere nella galattorrea, nell'amenorrea, nell'impotenza e nell'infertilita'.
La galattorrea puo' essere definita come una perdita persistente dai capezzoli
di latte o di secrezioni simili al latte in assenza del parto o ad oltre
sei mesi dal parto in madri non nutrici. A prescindere da cause quali
l'irritazione locale della parete toracica o l'iperprolattinemia da adenoma
ipofisario (tumori secernenti o non-secernenti prolattina), la galattorrea
e' stata associata a un gran numero di sostanze che scatenano la secrezione
di prolattina (Tab. 2). Molti di questi farmaci agiscono sull'ipotalamo
inibendo le secrezioni di dopamina. In alternativa, essi possono bloccare
l'azione della dopamina o potenziare l'effetto della serotonina sull'ipofisi.
Gli antiipersentivi centrali reserpina e metildopa riducono le riserve
di catecolamine e quindi interferiscono con la neurotrasmissione dopaminica,
determinando iperprolattinemia e galattorrea. La metoclopramide e il domperidone,
usati come antiemetici, e la sulpiride, usata per l'ulcera peptica, sono
ortopramidi che apparentemente stimolano la secrezione di prolattina bloccando
i recettori dopaminici. Gli antidepressivi triciclici probabilmente stimolano
la liberazione di prolattina inibendo la ricaptazione della serotonina
o aumentando la sensibilita' dei recettori postsinaptici serotoninici.
Gli anti-MAO possono spostare l'equilibrio tra inibizione dopaminergica
e stimolazione serotoninergica dovuta a liberazione di prolattina. La
fluoxetina, un antidepressivo di seconda generazione ampiamente prescritto
per la depressione e i disturbi ossessivo -compulsivi, e' un inibitore
selettivo della ricaptazione serotononica, che puo' portare a iperprolattinemia
e, raramente, a galattorrea. I livelli di prolattina aumentano anche con
fenfluramina, un farmaco anoressizzante usanto nel trattamento dell'obesita'
e capace di stimolare i recettori serotoninergici rilasciando serotonina
e bloccando la sua ricaptazione. Altri farmaci determinano galattorrea
attraverso effetti sulla liberazione di prolattina meno ben definiti.
Il trattamento con cimetidina e' stato associato ad aumentata secrezione
di prolattina e a galattorrea, facendo ipotizzare che l'istamina cerebrale
possa essere implicata nel controllo della secrezione di prolattina. La
possibilita' di una regolazione da oppiacei viene suggerita dalla iperprolattinemia
indotta dalla morfina e dalla somministrazione di metadone. Gli estrogeni
tendono ad aumentare i valori di prolatina serica e aumentano la responsivita'
agli stimoli prolattino-liberatori. Galattorrea si e' verificata con trattamento
con verapamil, e la sospensione del farmaco e' stata seguita dalla cessazione
della galattorrea e dalla caduta dei livelli prolattinici alla norma.
Il verapamil eleva le concentrazioni basali e la prolattina TRH- stimolata,
probabilmente con un effetto inibitorio sul tono dopaminergico. Vi e'
anche stata la segnalazione di un singolo caso di iperprolattinemia e
galattorrea atenololo-indotte che sono scomparse con la sospensione del
farmaco. Anche la benzodiazepine e l'isoniazide sono state associate a
galattorrea senza concomitante iperprolattinemia. e' stata ipotizzata,
tuttavia, un'azione di stimolo centrale dell'acido gamma-aminobutirrico
(GABA) sulla liberazione di prolattina e cio' puo' spiegare l'effetto
delle benzodiazepine, che possono interagire con i recettori GABA. L'abuso
cronico di cocaina spesso porta all'iperprolattinemia e alla galattorrea,
probabilmente secondarie a un'attenuazione dell'inibizione dopaminergica
della secrezione prolattinica basale. Il trattamento dei fastidiosi disturbi
dovuti ai farmaci che inducono galattorrea richiede la sospensione del
farmaco causale se la situazione clinica lo consente. La galattorrea di
solito si risolve in qualche settimana, e il livello di prolattina ritorna
alla norma. Fra i farmaci che sopprimono la liberazione di prolattina
vi sono la levodopa, gli alcaloidi ergotaminici (bromocriptina, pergolide),
che agiscono come agonisti della dopamina, e la metergolina, antagonista
della serotonina. Essi sono efficaci nell'arrestare la galattorrea e nel
ristabilire l'ovulazione e la fertilita' in pazienti con iperprolattinemia,
sia essa dovuta a prolattinoma o ad altre causa.
TABELLA 1 - SOSTANZE CHE CAUSANO GINECOMASTIA
CON ATTIVITA' ESTROGENA
clomifene citrato, contraccettivi orali, digitossina, estrogeni coniugati
o sintetici, steroidi anabolizzanti.
STIMOLANTI LA SECREZIONE ESTROGENA:
gonadotropina corionica umana (HCG), ormone rilasciante l'ormone luteinizzante
(LHRH).
RIDUCENTI LA SINTESI O L'EFFETTO DEL TESTOSTERONE:
antiandrogeni (ciproterone acetato, flutamide), cimetidina, farmaci citotossici
(busulfan, nitrosuree, o,p'-DDD, vincristina), fenitoina, ketoconazolo,
penicillamina, spironolattone.
MECCANISMI IGNOTI:
amiodarone, antidepressivi triciclici, auranofina, bumetanide, calcioantagonisti,
captopril, ciprofloxacina, clonidina, diazepam, digossina, domperidone,
erionamide, etretinato, fenotiazine, guanabenz, isoniazide, marijuana,
metadone, metildopa, metronidazolo, omeprazolo, reserpina, sulindac, teofillina,
tiacetazone. Steroidi anabolizzanti, quali nandrolone e testosterone ciprionato,
assunti dai culturisti e dagli atleti, portano alla ginecomastia come
conseguenza dell'aromatizzazione periferica in estrogeni.
TABELLA 2
- SOSTANZE CHE CAUSANO GALATTORREA
Alcaloidi della rauwolfia (reserpina); etenololo; benzodiazepine; butirrofenoni;
cimetidina; cocaina; composti triclici (amitriptilina, clomipramina, imipramina);
contraccettivi orali ed estrogeni; dexamfetamina; fenfluramina; fluoxetina;
isoniazide; metildopa; anti-MAO; fenotiazine (clorpromazina, perfenazina,
proclorperazina, trifluoperazina); ortopramidi (domperidone, metoclopramide,
sulpiride); verapamil.
Fonte
: Bollettino di FarmacoVigilanza.
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