Giner
V, Rueda D, Salvador A, Hernàndez J.C, Esteban M.J, Redòn J. Arch
Intern Med 2003; 163:735
CONTESTO
Recentemente è stato pubblicato un articolo in cui 98 farmaci sono risultati
responsabili di un effetto collaterale importante a carico del sangue, quale è
la trombocitopenia. Si parla soprattutto di chinidina, sali d'oro e della combinazione
trimetoprim-sulfametossazolo. In letteratura è presente anche il caso di
un paziente affetto da grave trombocitopenia indotta probabilmente da levodopa. IL
CASO Nell'aprile del 2000, un uomo di 76 anni è stato ricoverato in
ospedale per insufficienza cardiaca. Nell'anamnesi è stato riportato un
episodio, risalente ad alcuni mesi prima del ricovero, di comparsa di numerosi
ematomi spontanei. Sei anni prima gli erano state diagnosticate una fibrillazione
atriale e iperuricemia, trattate rispettivamente con diossina 0,25 mg/die e allopurinolo
300 mg/die. Nell'agosto del 1998 al paziente è stata diagnosticata
la sindrome di Parkinson, in seguito trattata con levodopa e benserazide (200
mg/die più 50 mg/die rispettivamente). Tre mesi dopo l'inizio di questo
trattamento, la conta delle cellule ematiche risultava normale. Un'indagine eziologica
per una possibile trombocitopenia è iniziata in seguito al persistere di
una conta piastrinica bassa. Gli esiti dell'ago aspirato del midollo spinale risultavano
normali, come anche l'ecografia addominale. Negativi erano anche i test sierologici
per HIV-1 e HIV-2, per i virus dell'epatite B e C, per gli autoanticorpi antinucleari,
e per il test di Coombs. Quattro giorni dopo il ricovero ospedaliero è
iniziato il trattamento con prendisone 60 mg/die, mentre tra il quarto e il nono
giorno sono stati trasfusi al paziente 3 sacche di piastrine. Per escludere una
causa farmacologica di trombocitopenia, la terapia combinata di levodopa e benserazide
è stata sostituita con l'associazione levodopa-carbidopa, e tutti gli altri
farmaci, eccezion fatta per digossina e furosemide, sono stati interrotti quattro
giorni dopo l'inizio della somministrazione di prednisone. A causa della persistenza
della trombocitopenia, la terapia combinata levodopa-carbidopa è stata
ulteriormente sostituita con bromocriptina 2,5 mg/12 ore. Alcuni giorni dopo,
la conta piastrinica è progressivamente tornata ai valori normali. Nonostante
la ripresa della somministrazione di allopurinolo, l'aumento nella conta piastrinica
è continuato. Un mese dopo la dimissione dall'ospedale, il recupero della
conta piastrinica continuava anche in presenza di dosi decrescenti di prednisone.
Una settimana dopo l'ultimo conteggio completo delle cellule ematiche, il paziente
moriva improvvisamente senza evidenza di emorragie esterne. CONCLUSIONI
Dopo aver escluso altre possibili cause di trombocitopenia e aver osservato una
correlazione cronologica tra sospensione di levodopa e recupero piastrinico, è
stato ipotizzato che il paziente potesse avere, con una alta probabilità,
una trombocitopenia indotta da levodopa, in accordo con i criteri di evidenza
di George et al. Per ragioni etiche non è ststo effettuato il rechallenge
con il farmaco che avrebbe potuto confermare la correlazione eziologia. Importante
è sottolineare che in letteratura è presente un altro caso di trombocitopenia
grave comparsa in seguito a terapia a lungo termine con levodopa (3 anni). Entrambe
i casi hanno in comune il trattamento a lungo termine con levodopa (3 e 2 anni
rispettivamente), la presenza di anticorpi antipiastrinici, un prelievo di midollo
spinale normale la latenza dell'insorgenza dell'evento, e un progressivo recupero
della conta piastrinica dopo interruzione della terapia. Tali evidenze e la
differente dose utilizzata (4500 mg/die vs 200 mg/die) depongono a favore di un
meccanismo autoimmunitario periferico responsabile della trombocitopenia. Sebbene
sia stato dimostrato nell'altro caso che prednisone consente il mantenimento della
terapia con levodopo, l'attuale disponibilità di alternative farmacologiche
rende la sostituzione di levodopa la migliore opzione terapeutica. |