RISK
OF WORSENING RENAL FUNCTION WITH NESIRITIDE IN PATIENTS WITH ACUTELY DECOMPENSATED
HEART FAILURE
Sackner-Bernstein JD, Skopicki HA, Aaronson KD
Circulation 2005; 111:1487-91
Un'analisi di trials clinici suggerisce che nesiritide potrebbe avere
degli effetti avversi sulla funzionalità renale in pazienti con
insufficienza cardiaca (HF) scompensata. Non si sa ancora se il peggioramento
della funzionalità renale sia la conseguenza di un effetto emodinamico
o di un danno renale causato dal farmaco e raccomandano ulteriori ricerche
tramite un adeguato trial clinico data l'importanza prognostica di questi
meccanismi.
Nesiritide, peptide natriuretico umano di tipo B (BNP), è un potente
vasodilatatore che ha dimostrato di saper ridurre rapidamente la pressione
di riempimento cardiaco e di migliorare la dispnea in pazienti affetti
da HF acuta e scompensata. Tali osservazioni sono state riportate sulla
rivista Circulation di fine marzo 2005.
Numerosi trial controllati, di dimensioni modeste, indicano che questa
molecola è sicura, così come emerge da ampi registri prospettici.
Nondimeno, trials clinici randomizzati non adeguatamente potenti hanno
definito la sicurezza a lungo termine del farmaco.
Al fine di esaminare il rischio di peggioramento della funzionalità
renale è stata messa a punto, per questa molecola, una metanalisi
di trials controllati, randomizzati, in doppio cieco.
Invece di revisionare direttamente i dati degli studi o di pubblicazioni,
i ricercatori hanno utilizzato, in prima istanza, i dati contenuti nelle
reviews della Food and Drug Administration (FDA) ed il documento
riassuntivo sulle caratteristiche del prodotto dello sponsor, entrambi
disponibili sul sito della FDA.
Nei sette trials identificati, gli effetti sulla creatinina non erano
disponibili in due; sono rimasti quindi 5 studi che incorporavano 1269
pazienti valutati in merito alla funzionalità renale.
L'uso della dose di nesiritide approvata dalla FDA (=0.03 µg/kg/min)
aumentava significativamente il rischio di peggiorare la funzionalità
renale -definita come un aumento della creatinina serica superiore a 0.5
mg/dL- rispetto ad un controllo con terapie a base di farmaci senza effetto
inotropo (relativo rischio [RR]=1,52, p=0,003) o con qualsiasi altra terapia,
indipendentemente dallo stato inotropo (RR=1,54; p=0,001). Persino una
bassa dose di nesiritide (=0,015 µg/kg/min) era in grado di aumentare
significativamente il rischio se comparata a questi controlli, comportandosi
come se venisse somministrata ad qualsiasi dosaggio superire a 0,03 µg/kg/min.
Ad ogni modo, il trattamento con nesiritide non sembra influenzare il
rischio di dialisi, nonostante sia stato associato ad un aumento, rispetto
al controllo, di interventi medici non-dializzanti per peggioramenti della
funzionalità renale (11,1% vs 4,2%; RR=2,29, p=0,03).
La forte associazione tra l'innalzamento dei livelli serici di creatinina
e il rischio riportato in numerosi studi, accoppiata al rischio statisticamente
significativo di peggioramento della funzionalità renale e alla
necessità di un intervento medico in corso di terapie con nesiritide,
suggeriscono che questo composto possa essere associato ad un rischio
clinico rilevante.
Nell'editoriale che accompagna la pubblicazione, John Teerlink e Barry
Massie, sottolineano che lo studio presenta numerose limitazioni, già
riconosciute dagli stessi autori, a causa della mancata disponibilità
dei dati originali pubblicati.
Queste limitazioni includono l'uso di una singola ed arbitraria definizione
di peggioramento della funzionalità renale (scelta effettuata da
un medico autore dello studio), l'impossibilità pratica di identificare
ed aggiustare per le differenze basali nei gruppi trattati e le informazioni
limitate sugli eventi o gli interventi messi in atto nei periodi di trattamento.
Diversamente dall'FDA, che ha approvato nesiritide nel 2001, gli
editorialisti segnalano che l'EMEA, prima di procedere alla sua
approvazione, sta aspettando i risultati di due trial su 1900 pazienti.
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