NON-CARDIAC
QTC-PROLONGING DRUGS AND THE RISK OF SUDDEN CARDIAC DEATH
Straus SM, Sturkenboom MC, Bleumink GS, et al.
Eur Heart J. 2005 May 11; [Epub ahead of print]
Secondo uno studio olandese, pubblicato a maggio sull'European Heart
Journal, farmaci non cardiaci che interferiscono con l'attività
elettrica che controlla il battito del cuore sono associati ad un rischio
triplo di morte cardiaca improvvisa.
Esaminando 775 casi di morte cardiaca improvvisa e più di 6.000
controlli, i ricercatori hanno osservato che l'uso di certi antipsicotici
e di farmaci gastrointestinali, riportati nel sito web dell'International
Registry for Drug-induced Arrhythmias, provoca 320 morti cardiache
improvvise all'anno nei Paesi Bassi e, con un'estrapolazione, circa 15.000
in Europa e negli Stati Uniti. I farmaci coinvolti sono quelli che prolungano
l'intervallo QTc nel cuore. [L'intervallo QT misura la
durata del ciclo depolarizzazione-ripolarizzazione del ventricolo e i
limiti della sua durata sono contenuti entro valori che variano appena
in base al sesso e vanno corretti in base alla frequenza. La correzione
sulla base della frequenza dà il QTc].
I farmaci che prolungano il tratto QTc possono interferire con la ripolarizzazione
e causare aritmie minaccianti la vita. Sebbene questi farmaci aumentino
significativamente il rischio di morte improvvisa, è importante
osservare il rischio in prospettiva.
Nel mondo occidentale l'incidenza annuale normale di morte cardiaca improvvisa
è una o due morti per mille abitanti. Questo rischio aumenta a
circa tre all'anno ogni mille per le persone che assumono i farmaci in
questione. Essi sono cisapride e domperidone (farmaci gastrointestinali);
clorpromazina, aloperidolo e pimozide (antipsicotici); eritromicina e
claritromicina (antibiotici). In molti casi sono principi attivi "salvavita",
per cui è importante che i pazienti non smettano di prenderli di
loro iniziativa.
Già precedentemente erano stati implicati nell'insorgenza di aritmie,
ma il presente studio si propone per la prima volta di valutare il legame
tra questi farmaci e la morte cardiaca improvvisa.
Il rischio di morte cardiaca improvvisa era maggiore in coloro che hanno
iniziato da poco (circa 90 giorni) la terapia e aumentava significativamente
tra i consumatori di farmaci gastrointestinali e antipsicotici. L'uso
passato non era associato ad un aumento del rischio. Anche se è
stato ravvisato che gli antibiotici sono collegati con la morte cardiaca
improvvisa, nello studio in questione non è stato evidenziato un
aumento significativo, forse anche per il numero limitato di casi disponibili.
L'incremento più sostenuto del livello di rischio si è verificato
in coloro che assumevano le dosi più elevate di antipsicotici o
farmaci gastrointestinali. Inoltre, il rischio tendeva ad essere maggiore
tra le donne rispetto agli uomini e tra gli anziani rispetto ai giovani,
anche se le differenze non erano significative dal punto di vista statistico.
Lo studio possiede delle potenziali limitazioni, tra cui alcune classificazioni
sbagliate e alcuni decessi trascurati. In più, bisogna considerare
che non tutte le morti improvvise sono dovute a cause cardiache. Comunque,
anche qualora esistessero dei fattori di confondimento, difficilmente
questo sarebbe in grado di spiegare il forte legame evidenziato dallo
studio tra i farmaci e la morte cardiaca improvvisa.
Nonostante il prolungamento dell'intervallo QTc da parte di farmaci non
cardiaci non sia una evidenza rara, le aritmie potenzialmente fatali e
le morti cardiache improvvise sono piuttosto infrequenti. I risultati
ottenuti tramite lo studio sono di notevole importanza per le autorità
regolatorie, in quanto il prolungamento del QTc è utilizzato come
indicatore surrogato per la predizione di effetti avversi seri dovuti
ai farmaci; le autorità devono valutare il significato clinico
di questo segno osservato in sperimentazioni cliniche relativamente piccole
dove non si sono verificati casi di morte cardiaca improvvisa.
|