PHARMACOKINETIC
AND PHARMACODYNAMIC FACTORS THAT CAN AFFECT SENSITIVITY TO NEUROTOXIC
SEQUELAE IN ELDERLY INDIVIDUALS
Ginsberg G, Hattis D, Russ A et al.
Environ Health Perspect 2005; 113:1243-1249
I
fattori che contribuiscono all'insorgenza di uno stato di neurotossicità
nel paziente anziano sono molteplici. Il processo di invecchiamento è
di per sé caratterizzato da una progressiva perdita di funzionalità
da parte dei neuroni, su cui si riflettono con maggior incisività
gli effetti di composti chimici ambientali.
Inoltre, tutti i meccanismi epatico-renali deputati al metabolismo dei
farmaci sono rallentati (es l'attività del citocromo P450 è
più lenta) o diminuiti (es clearance renale), spesso a causa di
patologie d'organo concomitanti che fanno aumentare il rischio di sovradosaggio
o di ADR. Non va inoltre dimenticato che il paziente anziano è
spesso in politerapia e di conseguenza è maggiormente esposto al
rischio di effetti collaterali o reazioni avverse dovute a fenomeni d'interazione
tra farmaci o tra farmaci e composti chimici ambientali.
Non esiste un concetto univoco di "velocità d'invecchiamento"
poiché l'età biologica, difficile da valutare, pesa molto
di più dell'età anagrafica. La diminuita funzionalità
dei vari organi e apparati espone ad una riduzione della protezione dai
radicali liberi e ad un aumento della perossidazione lipidica. Con l'età
cambia anche la distribuzione dei vari distretti corporei: diminuisce
la massa muscolare ed il contenuto di acqua ed aumenta il tessuto adiposo.
Questa situazione causa un aumento del volume di distribuzione e un prolungamento
dell'emivita dei farmaci lipofili (es benzodiazepine), non essendo il
tessuto adiposo implicato nel metabolismo degli xenobiotici, ma fungendo
esclusivamente da deposito.
L'aumento della proteinuria, più che la diminuzione epatica della
sintesi proteica, causa una diminuita capacità di legame da parte
delle proteine plasmatiche, portando ad uno spiazzamento competitivo del
farmaco dalla proteina di legame ad opera di una seconda molecola a più
alta affinità.
In un soggetto anziano, complessivamente, il fegato funziona bene, anche
se è dimensioni inferiori ed è irrorato da un flusso sanguigno
ridotto. L'esame istopatologico rivela la presenza di depositi di lipofuscina
(derivata dall'ossidazione di lipidi e proteine) ed una diminuzione del
contenuto specifico di citocromo P450.
Fino ai 60 anni circa restano invariati tutti i processi farmacocinetici,
poi diminuisce la clearance dei farmaci e ne aumenta di conseguenza l'emivita.
I meccanismi più colpiti sono il metabolismo di fase 1 (processi
ossidativi) e l'escrezione renale; sembrano invece non interessati dall'invecchiamento
i meccanismi di coniugazione di fase 2. Vi sono poi farmaci in grado di
indurre epatotossicità: pensiamo ad esempio alle terapie contro
la tubercolosi e al parallelo innalzamento delle transaminasi seriche.
La sensibilità agli epatotossicanti dipende da numerosi fattori
tra cui la capacità degli epatociti di attivarsi per il processo
di detossificazione. Non è quindi automatico che un individuo sia
sensibile a tali sostanze solo perché anziano.
Anche il rene, nel soggetto anziano, presenta una diminuzione del peso
dell'organo, del numero dei glomeruli e del flusso sanguigno ed è
quindi maggiormente predisposto all'insorgenza di ischemia renale. Si
verificano una diluita filtrazione glomerulare e le concentrazioni plasmatiche
del farmaco aumentano fino a raggiungere livelli tossici. Le patologie
vascolari del rene hanno come fattori eziologici principali l'ipertensione
ed il diabete mellito di tipo 2 e la nefropatia che ne consegue rende
l'anziano più sensibile agli agenti nefrotossici proprio perché
non riesce ad eliminarli.
Da un punto di vista farmacodinamico, con l'invecchiamento diminuiscono
le esterasi plasmatiche e tissutali e, specificamente nel sistema nervoso
centrale, avvengono cambiamenti a livello delle vie colinergiche (diminuisce
il numero di recettori, dei neuroni e la presenza di acetilcolinesterasi).
Si è anche notata una diminuzione del numero di neuroni della sostanza
nigra anche in assenza del morbo di Parkinson, probabilmente a causa dell'aumentata
suscettibilità del sistema dopaminergico alla modulazione chimica.
Il medico, al momento dell'atto prescrittivo, dovrebbe quindi tener conto
di tutte queste impicazioni e procedere ad una prescrizione razionale
dei farmaci che possa, per quanto possibile, tutelare il paziente anziano
dall'insorgenza di reazioni avverse.
|