PATHOLOGICAL
GAMBLING CAUSED BY DRUGS USED TO TREAT PARKINSON DISEASE
Dodd ML, Klos KJ, Bower JH, et al.
Arch Neurol.2005; 62:1377-1381
Il "gioco d'azzardo patologico" è un raro disturbo comportamentale
definito come incapacità a resistere al gioco d'azzardo, nonostante
le possibili gravi conseguenze personali e famigliari, ed è compreso
fra i disordini del controllo degli impulsi, secondo i criteri del Manuale
Diagnostico e Statistico dei Disordini Mentali, 4a edizione rivisitata.
I pazienti affetti da questa sindrome sviluppano una sorta di vera e propria
dipendenza dal gioco. Le cause di questo disturbo non sono chiarite, ma
vi sono evidenze di possibili alterazioni della funzionalità dopaminergica.
Già in passato sono state pubblicate segnalazioni di una relazione
fra assunzione di agenti dopaminergici (levodopa, agonisti diretti) utilizzati
per la terapia della malattia di Parkinson e sviluppo di dipendenza dal
gioco d'azzardo. Ad ogni modo, l'eziologia di questo comportamento è
scarsamente conosciuta.
Lo studio in oggetto si è posto l'obiettivo di esaminare la relazione
fra trattamento antiparkinson e gioco d'azzardo patologico.
Nella pratica di routine dei disordini psicologici presso la Mayo Clinic
(periodo considerato 2002-2004), sono stati riscontrati 11 pazienti con
morbo di Parkinson idiopatico che avevano recentemente sviluppato la passione
incontrollabile per il gioco d'azzardo. È stata valutata la relazione
con la terapia ed stato operato un confronto con casi estrapolati da review
sistematiche della letteratura esistente sull'argomento.
Gli 11 pazienti descritti hanno cominciato a sviluppare la patologia dopo
assunzione di un agonista dopaminergico (8 degli 11 pazienti erano già
in terapia con levodopa, ad una dose compresa fra i 300 e i 1000 mg/die):
pramipexolo in 9 casi e ropinirolo in 2 casi. I disturbi si sono manifestati
a dosi alte dei due farmaci, comprese fra i 4,5 e i 13,5 mg/die per il
pramipexolo e i 15 e 21 mg/die per il ropinirolo. In 7 pazienti il gioco
d'azzardo patologico si è sviluppato dopo 3 mesi dall'inizio della
terapia o dall'aumento progressivo della dose di farmaco; negli altri
4 la latenza è stata più lunga. L'atteggiamento patologico
si è risolto dopo l'interruzione dell'assunzione dell'agonista.
In 6 pazienti, alla compulsione per il gioco si sono associati altri disturbi
comportamentali, quali un aumentato consumo di alcol e di cibo e ipersessualità.
Analogamente a quanto già riportato in letteratura, il gioco d'azzardo
patologico sembra più facilmente svilupparsi in concomitanza della
terapia con agonisti dopaminergici diretti rispetto alla levodopa, ed
in particolare con pramipexolo (10 dei 17 casi riportati; 68% totale),
che mostra un'alta affinità per recettori dopaminergici di tipo
D3, localizzati nell'area limbica cerebrale. La letteratura conferma questa
evidenza: erano in trattamento con pramipexolo diidrocloridrato.
Fra i fattori di rischio, il sesso maschile e le alte dosi di agonisti
dopaminergici sembrano peraltro giocare un ruolo importante in tutte le
casistiche riportate.
|