STUDY
OF ALZHEIMER'S DRUG REVIVES QUESTIONS ON RISK
Fonte: The New York Times, 17 marzo 2006
Un
insolito numero di pazienti deceduti tra i partecipanti di un ampio studio
su Aricept (donepezil), un farmaco molto noto per la cura della malattia
di Alzheimer, ha aumentato le preoccupazioni delle autorità sanitarie
americane e di alcuni esperti della patologia.
Nello studio in questione, su 974 soggetti affetti da demenza correlabile
a malattie cardiache, si sono verificate 11 morti tra i pazienti che assumevano
donepezil, mentre non si è verificato alcun decesso tra coloro
che assumevano il placebo. L'FDA sta esaminando i risultati dello studio
ed ha anche intrapreso una rapida revisione dei dati di studi precedenti
sul farmaco da cui non sono emersi motivi di preoccupazione. Secondo un
portavoce, il farmaco resta una valida opportunità per i pazienti
che lo stanno assumendo e non vengono raccomandati cambiamenti nel foglietto
illustrativo.
D'altro canto, gli esperti sul morbo di Alzheimer affermano che il nuovo
studio non dovrebbe essere sottovalutato perchè potrebbe indicare
che donepezil e farmaci simili aumentano il rischio di malattie cardiache.
Anche prima di queste ultime notizie, molti medici avevano suggerito grande
cautela nei confronti di donepezil, galantamina, rivastigmina e tacrina,
dato il meccanismo d'azione molto simile, nei pazienti con morbo di Alzheimer
perchè ritenevano che questi farmaci non fornissero benefici superiori
ai rischi apportati. Molti studi avevano mostrato che tali farmaci potessero
produrre lievi miglioramenti nei punteggi dei test mentali, ma questi
successi non erano traducibili in progressi effettivamente utili nella
vita quotidiana. Lo scorso anno uno studio inglese aveva scoperto che
la terapia con donepezil non ritardava la comparsa della disabilità
o la necessità di assistenza domiciliare continua. I ricercatori
conclusero che, complessivamente, il farmaco apportava benefici minimi
e non era costo-efficace. Inoltre è noto che donepezil rallenta
il cuore e provoca costrizione delle vie aeree e dai risultati dell'ultimo
studio si dovrebbe ritenerlo simile a galantamina e rivastigmina, principi
attivi molto "rischiosi".
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