UN PRINCIPIO ATTIVO CONTRO LA LEUCEMIA HA EFFETTI CARDIOTOSSICI


Chustecka Z
Nat Med, pubblicato on line 24 luglio 2006


Il farmaco imatinib, impiegato con successo nella terapia della leucemia mielogena cronica (CML), ha effetti cardiotossici. Alcuni ricercatori hanno infatti descritto il caso di 10 pazienti affetti da CML e in terapia con imatinib che hanno sviluppato una grave insufficienza cardiaca congestizia (CHF). Biopsie del tessuto miocardioco effettuate su 2 di questi soggetti e su topi trattati con il farmaco hanno rilevato la presenza di anormalità a carico dei mitocondri e di altri organelli. Ulteriori esperimenti hanno poi dimostrato che imatinib induce cambiamenti nei cardiomiociti che possono portare a morte cellulare.
Il target molecolare del farmaco è la tirosina chinasi Abelson (Abl), necessaria per la funzionalità e la "buona salute" del muscolo cardiaco. Quindi, se da un lato la leucemia viene efficacemente trattata tramite l'inibizione di Abl con imatinib, dall'altro c'è una percentuale di pazienti che può andare incontro ad un disfunzione ventricolare sinistra significativa e ad insufficienza cardiaca.
Accanto a questa spiegazione fisiopatologica dell'evento avverso, tuttavia, andrebbero considerati anche tutti gli altri fattori predisponenti del paziente e andrebbe verficato se questa cardiotossicità è reversibile o meno. I 10 pazienti citati non avevano sintomi premonitori e l'insufficienza cardiaca è comparsa dopo 2-14 mesi di assunzione di imatinib.
Al momento, i ricercatori non sono in grado di stabilire se gli effetti tossici sono dovuti all'azione del farmaco sui target noti o se sono dovuti invece a effetti aspecifici. È importante notare, però, che gli stessi problemi di tossicità potrebbero presentarsi anche con i principi attivi di seconda generazione che inibiscono Abl, nilotinib e dasatinib.
Secondo il vice presidente per lo sviluppo clinico di Novartis (l'azienda produttrice di imatinib), i report contenenti segnalazioni di cardiotossicità da imatinib sono infrequenti, con un'incidenza stimata intorno allo 0,1%-1%. Pertanto, il profilo rischio/beneficio della molecola non deve subire modificazioni, soprattutto per le migliaia di pazienti oncologici per cui il farmaco è stato approvato o è in corso di sperimentazione, in quanto il rischio di cardiotossicità è comunque largamente superato dagli anni di vita guadagnati dal paziente affetto da CML trattato con imatinib. Sarebbe però necessario rivalutare tale profilo in quella popolazione di pazienti che, assumento il farmaco, ha sviluppato una grave insufficienza cardiaca.