DUBBI SULLA SICUREZZA DI PARACETAMOLO ALLE DOSI TERAPEUTICHE


PARACETAMOL: ARE THERAPEUTIC DOSES ENTIRELY SAFE?
Jalan R et al.
Lancet 2006; 368:2195-6



A medici e pazienti viene richiesta una notevole attenzione nell'assunzione di paracetamolo, anche alle dosi raccomandate, in particolare nei casi maggiormente esposti al rischio di epatotossicità da paracetamolo non intenzionale.

Si è sempre ritenuto che paracetamolo sia sicuro alle dosi raccomandate, ossia fino a 4 g/die negli adulti. In molti paesi può essere acquistato come prodotto OTC ed è il medicinale analgesico/antipiretico più usato al mondo. La sua epatotossicità e nefrotossicità si esplica a dosi superiori ai 4 g/die.
Negli ultimi 15 anni questo farmaco è stato il maggior responsabile, specie in Europa e Stati Uniti, di insufficienza epatica acuta, una condizione che spesso non lascia aperta altra soluzione se non il trapianto d'organo. Di particolare preoccupazione è il fatto che, in anni recenti, negli USA le overdose non intenzionali (più che quelle intenzionali) sono state la causa principale di insufficienza epatica acuta da paracetamolo: la dose effettivamente assunta può arrivare fino a 7 g/die.
La sicurezza di paracetamolo è stata messa in discussione, ma una revisione del US FDA Office of Drug Safety ha stabilito che non erano necessari cambiamenti nelle modalità di vendita del farmaco. Tuttavia, un recente studio di Paul Watkins e coll ha riaperto la questione.
Costoro hanno disegnato uno studio in singolo cieco, controllato verso la dieta, in 145 volontari selezionati. Lo scopo era determinare perchè erano stati registrati valori anomali dei testi di funzionalità epatica durante le fasi iniziali dello sviluppo clinico di una nuova combinazione paracetamolo-oppioide (idrocodone).
I partecipanti sono stati assegnati in modo random a placebo, paracetamolo (4 g/die) o una combinazione di questa dose di paracetamolo con uno dei tre oppioidi, per 14 giorni di trattamento. Nonostante le concentrazioni di paracetamolo in ciascun gruppo non superassero i limiti terapeutici, il 31-44% dei partecipanti nei gruppi trattati con questo farmaco mostrava concentrazioni di ALT più di 3 volte il limite superiore di normalità (UNL) (aspetto che suggeriva la presenza di un danno epatico), mentre nessuno dei 39 soggetti trattati con il placebo ha presentato tale problema (p<0,001). Nel 27% dei soggetti che avevano assunto dosi terapeutiche di paracetamolo è stato registrato un aumento delle ALT 8x UNL.
Altri 3 studi sostengono l'ipotesi che le dosi terapeutiche di paracetamolo possano essere associate, in alcuni pazienti, a danno epatico. Per i soggetti con una grave epatite virale acuta, una assunzione recente di dosi terapeutiche del farmaco è stata associata ad innalzamento delle transaminasi seriche e notevole prolungamento del tempo di protrombina rispetto a soggetti che non avevano assunto dosi addizionali di paracetamolo. In uno studio preliminare francese, il 12,52% dei pazienti in terapia antitubercolare e con evidenze cliniche e biochimiche di danno epatico acuto aveva un'anamnesi di recenti assunzioni di paracetamolo.
I medici dovrebbero considerare la possibilità di una epatotossicità da paracetamolo ed intraprendere un trattamento con acetilcisteina nei pazienti con insufficienza epatica acuta, livelli marcatamente elevati di ALT serica e una storia di recenti assunzioni del farmaco.
Anche se i dati provocatori di Watkins e coll necessitano di essere sostenuti da altri studi (svolti in particolare su pazienti in terapia continua e cronica con paracetamolo), essi sollevano molti interrogativi sulla sicurezza delle dosi normalmente raccomandate e in futuro sarebbe appropriata una revisione delle raccomandazioni su come il farmaco deve essere venduto. È importante però che le scoperte di Watkins e coll non siano mai svincolate dal loro contesto, perchè ansie immotivate potrebbero portare i pazienti a rivolgersi ad alternative potenzialmente più pericolose.
Agli operatori sanitari e ai pazienti viene dunque richiesta una notevole attenzione nell'assunzione di paracetamolo, anche alle dosi raccomandate, ed in particolare in quei casi maggiormente esposti al rischio di epatotossicità da paracetamolo non intenzionale (alcolisti, casi di grave malnutrizione, utilizzatori cronici, fumatori, soggetti con patologie epatiche acute o in trattamento con farmaci induttori degli enzimi epatici).