TUMOUR
NECROSIS FACTOR ALPHA INHIBITORS
Fonte: Australian Adverse Drug Reaction Bullettin 2006, Vol 25 n 6
L'uso
degli inibitori del TNF alfa può predisporre i pazienti ad un aumento
del rischio di formazioni maligne o comunque accelerarne lo sviluppo.
Il
Tumour Necrosis Factor alfa (TNF alfa) è una proteina cellulare
prodotta dal sistema immunitario ed è un importante mediatore in
molte malattie, quali ad esempio l'artrite reumatoide e le infiammazioni
intestinali. Attualmente, in Australia (e anche in Italia) sono registrate
3 molecole che bloccano il TNF alfa: infliximab (per il morbo di Crohn,
artrite reumatoide e spondilite anchilosante), etanercept (per artrite
reumatoide, artrite cronica poliarticolare giovanile, artrite psoriasica
e spondilite anchilosante) e adalimumab (per artrite reumatoide). Se da
un lato sono estremamente efficaci, gli inibitori del TNF alfa sono associati
a molte reazioni avverse gravi, tra cui:
- reazioni di ipersensibilità, immediata o ritardata,
- infezioni e sepsi gravi, che espongono a pericolo di morte,
- recrudescenza di tubercolosi o di altre patologie granulomatose,
- riattivazione delle epatite B,
- linfomi,
- reazioni ematologiche come pancitopenia e anemia aplastica,
- fenomeni autoimmuni, ad es. lupus indotto da farmaci,
- reazioni a carico del sistema nervoso centrale (anche demielinizzazione
e convulsioni),
- nuova comparsa di insufficienza cardiaca o peggioramento di uno stato
avanzato.
A partire dal 2000 l'agenzia australiana ADRAC ha ricevuto 319 segnalazioni
che coinvolgono inibitori del TNF alfa. Le più gravi sono state:
melanomi maligni (3), linfomi (5), tubercolosi (4), infezioni polmonari
o del basso tratto respiratorio (23), sepsi (10), lupus o sindrome lupus-like
(22), anafilassi (9).
Secondo le statistiche di Medicare Australia, 57.846 prescrizioni dei
3 inibitori del TNF alfa combinati erano dirette, a partire dal 2000,
al trattamento dell'artrite reumatoide.
Considerato il loro meccanismo di azione, è possibile che l'uso
degli inibitori del TNF alfa possa predisporre i pazienti ad un aumento
del rischio di formazioni maligne o comunque possa accelerarne lo sviluppo.
Una metanalisi recente di trials randomizzati con infliximab o adalimumab
nella cura dell'artrite reumatoide ha svelato che le neoplasie maligne
si erano sviluppate in 29 pazienti su 3192 (0,9%) trattati con infliximab
o adalimumab rispetto ai 3 casi su 1428 (0,2%) soggetti trattati con placebo.
Il rischio di formazioni maligne non era differente se si confrontavano
il placebo e gli inibitori del TNF alfa a basse dosi, ma era 4 volte superiore
ai dosaggi alti di infliximab o adalimumab. Un aumento del rischio di
tumori maligni è stato riportato anche con etanercept.
L'Australian Product Information per questi prodotti ha reso noto
ai medici che devono essere prese opportune precauzioni se si intende
intraprendere una terapia con inibitori del TNF alfa in pazienti con storia
di neoplasie maligne o qualora si intenda proseguirlo pur essendo comparso
un cancro.
Le metanalisi recenti hanno mostrato anche un aumento di 2 volte del rischio
di gravi infezioni con questi farmaci, a prescindere dalla dose. I pazienti
in terapia con un inibitore del TNF alfa non dovrebbero sottoporsi a vaccinazioni
con vaccini vivi e si dovrebbe riflettere su come esaminare i soggetti
riguardo alle infezioni pre-esistenti alla terapia, in particolare l'epatite
B e la tubercolosi.
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