ASSOCIATION
BETWEEN EXTENT OF THIAZOLIDINEDIONE EXPOSURE AND RISK OF ACUTE MYOCARDIAL
INFARCTION
Dore DD, Trivedi AN, Mor V, Lapane KL
Pharmacotherapy 2009; 29;775-783
RIASSUNTO
OBIETTIVI Determinare l'eventuale esistenza di un'associazione
tra l'esposizione a tiazolidinedioni (rosiglitazone o pioglitazone) e
infarto miocardico acuto (IMA) e se la sequenza temporale tra l'inizio
della terapia e la manifestazione dell'evento ne influenzi la frequenza.
DISEGNO Studio caso-controllo innestato.
FONTI DEI DATI Record sanitari da California, Florida, New York,
Ohio e Illinois dal Medicaid Analytic Extract database per gli anni solari
2001-2002.
PAZIENTI Tra i pazienti trattati con metformina più una
solfonilurea durante un periodo di arruolamento prestabilito sono stati
identificati 2316 casi, che avevano una diagnosi principale alla dimissione
di infarto miocardico acuto, e 9700 controlli, definiti con un campionamento
per insiemi di rischio (risk-set sampling).
MISURE E PRINCIPALI RISULTATI Sono state riviste le caratteristiche
demografiche e cliniche di casi e controlli e l'inizio documentato della
terapia con tiazolidinedioni. È stato registrato l'inizio del trattamento
entro 180 giorni dalla data indice (data dell'IMA per i casi e stessa
data per i controlli) e valutata qualunque associazione tra l'inizio della
terapia con tiazolidinedioni e un IMA, relativamente all'uso di metformina
più una solfonilurea. Sono state condotte analisi secondarie usando
diversi intervalli di tempo tra l'inizio del trattamento e l'occorrenza
dell'evento (0-90 e 91-180 giorni prima della data indice). Applicando
una regressione logistica condizionata sono stati ricavati gli odds ratio
aggiustati (OR) e gli intervalli di confidenza (IC al 95%). Dopo correzione
per i fattori confondenti, l'inizio del trattamento con rosiglitazone
(OR 1,00; IC al 95% 0,72-1,39) o pioglitazone (OR 1,04; 0,74-1,45) entro
180 giorni dalla data indice non era associato a IMA. Le stime per rosiglitazone
(OR 1,29; 0,85-1,94), e in minor misura per pioglitazone (OR 1,15; 0,73-1,81),
nei 90 giorni precedenti la data indice suggeriscono un piccolo aumento
del tasso di IMA subito dopo l'inizio del trattamento; tuttavia gli intervalli
di confidenza erano molto ampi.
CONCLUSIONE L'inizio della terapia con tiazolidinedioni non era
associata a infarto miocardico acuto. Tuttavia, questi dati non escludono
la possibilità di un rischio più elevato nei giorni immediatamente
successivi all'inizio dell'assunzione. I medici dovrebbero essere cauti
nel prescrivere questi farmaci, specie rosiglitazone, a pazienti ad alto
rischio di IMA.
FRACTURES WITH GLITAZONES: A CRITICAL REVIEW OF THE EVIDENCE TO DATE
Bodmer M, Meier C, Kraenzlin ME, Meier CR
Drug Safety 2009; 32: 539-47
RIASSUNTO
I tiazolidinedioni sensibilizzanti dell'insulina (comunemente conosciuti
come glitazoni) rappresentano un'importante classe di agenti antidiabetici
ampiamente prescritta. I glitazoni esercitano la loro azione attraverso
l'attivazione dal fattore di trascrizione nucleare del recettore gamma,
attivato dal proliferatore (PPAR-[gamma]) e sono farmaci efficaci per
il controllo glicemico nei pazienti con diabete mellito di tipo 2. L'evidenza
attuale in rapida crescita indica che l'uso di glitazone è associato
a una demineralizzazione veloce delle ossa e quindi a un rischio aumentato
di frattura. Questa review si propone di valutare la conoscenza attuale
degli effetti avversi della terapia con glitazone sull'apparato scheletrico.
Sono stati inclusi articoli inglesi, spagnoli, tedeschi e francesi pubblicati
fino ad Aprile 2009. I risultati dagli studi pre-clinici hanno dimostrato
che l'attivazione dei PPAR-[gamma] inibisce la formazione delle ossa inducendo
le cellule staminali mesenchimali a differenziarsi in adipociti piuttosto
che in osteoblasti e che i glitazoni possono aumentare il riassorbimento
osseo attraverso la stimolazione dell'attività osteoclastica. Numerosi
studi umani hanno dimostrato una diminuzione del turnover osseo, una demineralizzazione
ossea veloce e una densità minerale ossea compromessa sia nei pazienti
volontari sia in quelli con diabete di tipo 2. Inoltre, i risultati di
ampi trial recenti, randomizzati e controllati e da studi osservazionali
hanno fornito un'evidenza di un rischio aumentato di fratture negli utilizzatori
di glitazone, soprattutto nelle donne.
In conseguenza a queste osservazioni i medici dovrebbero valutare attentamente
il rischio di frattura nei pazienti diabetici prima di iniziare una terapia
con un glitazone.
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