RIASSUNTO
Le eruzioni da
farmaci foto-indotte sono eventi avversi
cutanei dovuti all'esposizione a un farmaco e contemporaneamente a radiazioni
ultraviolette o visibili. L'esatta incidenza di questo fenomeno è
sconosciuta, sia in generale che per i singoli farmaci; tuttavia è
chiaro che la sua entità clinica è rilevante.
Sulla base della loro patogenesi, queste manifestazioni possono essere
classificate come eruzioni fototossiche o fotoallergiche su base iatrogena,
sebbene in molti casi non sia possibile determinare se il meccanismo coinvolto
sia di tipo fototossico o fotoallergico.
In questa review vengono discusse la diagnosi, la prevenzione e la gestione
della fotosensibilità da farmaco.
La diagnosi è principalmente basata sulla anamnesi farmacologica
e sulla presenza del segno clinico dell'eruzione che dovrebbe interessare
le aree cutanee esposte al sole. I foto-test e i foto-patch possono contribuire
utilmente alla formulazione della diagnosi, così come il rechallenge
clinico.
Il punto chiave della gestione è rappresentato dalla prevenzione,
tra cui l'informazione ai pazienti riguardo una possibile aumentata sensibilità
al sole e l'uso di misure di protezione dalla luce solare. Tuttavia, una
volta insorta l'eruzione, si dovrà interrompere l'assunzione del
farmaco sospetto e trattare la manifestazione cutanea con un corticosteroide
potente a uso topico, qualora la fotosensibilità non scompaia spontaneamente.
La terapia cortisonica sarà tanto più efficace quanto più
tempestiva. Non sarà sempre possibile interrompere il farmaco,
per cui bisognerà adottare strategie quali ad es. assumere il farmaco
di sera, evitare l'esposizione al sole, usare abiti protettivi e crema
con filtri solari ad ampio spettro.
I farmaci più comunemente coinvolti in questo tipo di reazione
avversa sono: tetracicline, doxiciclina, acido nalidissico, voriconazolo,
amiodarone, idroclorotiazide, naprossene, piroxicam, clorpromazina e tioridazina.
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