INIBITORI DELLA POMPA PROTONICA E RISCHIO DI FRATTURE OSSEE



PROTON PUMP INHIBITORS AND RISK OF FRACTURE: A SYSTEMATIC REVIEW AND META-ANALYSIS OF OBSERVATIONAL STUDIES
Ngamruengphong S, Leontiadis GI, Radhi S, et al.
Am J Gastroenterol 2011; 106:1209-1218


Sono state effettuate una revisione sistematica della letteratura e una metanalisi di studi osservazionali con l'obiettivo di confermare o smentire l'ipotesi di una associazione tra assunzione di PPI e rischio di fratture. Effettivamente esiste una associazione statistica per le fratture vertebrali e all'anca, indipendente dal dosaggio dei PPI, ma solo per le terapie a breve termine.

RIASSUNTO
OBIETTIVO Gli inibitori della pompa protonica (PPI) sono ampiamente utilizzati in diversi disturbi gastrointestinali acido-correlati. Studi in vivo hanno suggerito che la soppressione gastrica prodotta dai PPI potrebbe portare a una riduzione dell'assorbimento intestinale del calcio. Di conseguenza, sono state espresse perplessità in merito all'associazione tra uso cronico di un PPI e rischio aumentato di fratture ossee. Tuttavia i risultati degli studi clinici sono contrastanti.
METODI Sono state effettuate una revisione sistematica e una metanalisi di studi osservazionali controllati per valutare i rischi dell'uso di PPI sull'endpoint frattura. Sono stati presi in esame tutti gli studi osservazionali controllati che hanno messo a confronto l'endpoint frattura inun gruppo di pazienti trattati con PPI e in un gruppo controllo. Sono stati calcolati gli odds ratio (OR) usando un modello a effetti random.
RISULTATI Dei 1.668 studi
identificati, 10 (4 coorte e 6 caso-controllo), con 223.210 casi di frattura, sono stati inclusi nell'analisi. Negli utilizzatori di PPI, confrontati con i non/passati utilizzatori, l'OR per fratture dell'anca (n=9) era 1,25 (IC al 95% 1,14-1,37), per fratture vertebrali (n=4) 1,50 (1,32-1,72) e per fratture al polso/avambraccio (n=3) 1,09 (0,95-1,24). In una sottoanalisi relativa alla frattura dell'anca, l'associazione è stata osservata in entrambe le esposizioni di PPI, sia ad alte che a basse dosi. Quando è stata stratificata per la durata dell'esposizione, la breve durata d'uso dei PPI era associata ad aumentato rischio di sviluppo di frattura dell'anca (OR 1,24; 1,19-1,28), mentre non vi era alcun aumento significativo del rischio di frattura all'anca negli utilizzatori di PPI a lungo termine (OR 1,30; 0,98-1,70). C'era eterogeneità statistica e clinica significativa tra gli studi per l'analisi principale e la maggior parte delle sottoanalisi.
CONCLUSIONI Questi risultati dovrebbero essere interpretati con cautela. È stata rilevata una modesta associazione tra uso di PPI e aumento del rischio di fratture vertebrali e all'anca, ma non è emersa alcuna evidenza della durata dell'effetto nelle sottoanalisi. Tuttavia, gli studi osservazionali non possono chiarire se l'associazione epidemiologica osservata è un effetto causale o un risultato di confondenti non misurati/residui. Pertanto, sono necessari studi randomizzati e controllati per confermare o smentire questi risultati.